Halloween per noi autistici è già arrivato
Ieri Facebook mi ha ricordato quello che avevo pubblicato lo stesso giorno due anni prima. Era una foto di Tommy incazzatissimo tra zucche e teschi con la didascalia: “Nessuna mediazione fu possibile…Nel mio abitacolo Halloween inizia oggi!!!!”. Diavolo!-mi sono detto-il tempo ciclico anticipato dell’ autistico non mi mollava nemmeno due anni fa…
Come accade da sempre, dagli ultimi giorni di settembre Tommy ha iniziato a chiedere con insistenza il rituale allestimento del mio studio in antro degli orrori…Halloween per la gente neurotipica è tra un mese, ma per noi autistici tra un mese sarà già ora di fare l’ albero di Natale.
I genitori di autistici ormai non ci fanno più caso, ma vale la pena di ricordarci qualche volta che il nostro tempo non ha e non avrà mai più la scansione che ha per il resto del mondo, eppure così accade per noi che galleggiamo immersi nella perenne ansia di un autistico, un essere in simbiosi con noi che vive come premonizione di una catastrofe cosmica non vedere zucche e teschi sparsi per casa quando il suo balzano orologio biologico lo avverte che dopo l’ inizio della scuola perchè il mondo non scompaia sia necessario celebrare Halloween. Riporto la riflessione che su Halloween anticipato feci su “Alla fine qualcosa ci inventeremo”
«Ci siamo tolti la maschera per non essere riconosciuti nella follia che affolla il nostro muto pensare.»
È una frase, questa, che non ha molto senso all’apparenza: lo assume se spiego che era la didascalia di una foto di me e Tommy con delle maschere bianche sul volto. Era il nostro ennesimo Halloween anticipato: già dai primi di ottobre Tommy comincia a far richieste di «mostri». Non è colpa sua; è che, da autistico, lui ha un suo calendario interiore basato sulle ricorrenze emotive più importanti del suo anno sensoriale.
Una di queste corrisponde alla liturgia di Halloween, che per lui inizia i primi giorni d’ottobre, quando i negozi dei cinesi cominciano a esporre le prime zucche arancioni e le maschere di gomma da mostro. Da allora, inizia un martellante stillicidio perché si ripeta il rituale allestimento nel mio studio del set infernale di un party di Halloween. Possiedo oramai tutto il materiale: teste mozzate che appendo alla trave dell’altalena domestica di Tommy, zucche che s’illuminano ovunque a terra, vampiri, diavoli e streghe che occhieggiano dagli angoli. Illuminazione da film horror, braccia divelte, mani amputate, vassoi di finta coratella un po’ ovunque. Sottofondo di lamentazioni, strida di uccellacci e urla di torturati.
Questo lo tranquillizza, e per interi pomeriggi tutto riprende a scorrere tranquillamente nel mio studio come se nulla fosse. Disegni, merende, stravaccamenti sui cuscinoni con l’iPad in mano. L’importante è che Tommy si senta rassicurato per tempo che Halloween arriverà anche per lui. L’unico problema è che quando poi finalmente la festa arriva anche per il resto del mondo, lui si è assuefatto… Inizia la lamentela per l’albero di Natale che, a suo volere, già a metà novembre dovrebbe essere bell’e pronto. È così, avere un figlio autistico significa pure dover assecondare e condividere una sua diversa misurazione del tempo. Chiaramente ci si sforza il più possibile di non restare imprigionati nelle sue ossessioni; giorno dopo giorno si lavora duro per addolcire gli spigoli della sua planimetria mentale.