La professoressa che ha paura che la scuola moderna diventi una clinica per malattie mentali
Ci hanno segnalato che circola un’ opinione in antitesi alle dichiarazioni allarmate degli psichiatri della SIMPIA, per cui esisterebbe una preoccupante reticenza nelle famiglie italiane a considerare degni di attenzione terapeutica i sintomi di disturbo psichico dei loro figli. Questo comporta che le patologie vengono trascurate e nel tempo creano sempre più problemi. Noi abbiamo pubblicato la notizia con il titolo: “Perché in Italia i genitori hanno paura di portare i figli dallo psichiatra? “ perchè ci sembrava una corretta riflessione, anche per noi autistici, il fatto che In Italia ancora il disagio psichico sia una vergogna da tenere nascosta in famiglia, almeno se la SIMPIA stima che appena 600.000 minori sono stati sottoposti alle cure di specialisti, a fronte di una popolazione complessiva sofferente di circa 3,6 milioni unità.
Per allargare il dibattito anche a voci non in accordo con quanto pensiamo riporto qui per esteso la lettera scritta a TEMPI dalla prof Margherita Pellegrino, che sostiene, al contrario, che nella scuola Italiana in particolare, ma nella nostra cultura scolastica in generale, una perniciosa tendenza a considerare una patologia quei disturbi specifici dell’apprendimento classificati come DSA (dislessia, disgrafia ecc) e quindi favorire quegli studenti a cui sono diagnosticati con strumenti didattici specifici. Ora la profezia dell’ “esperto” che cita la prof “Se l’attuale tendenza continua, presto ci sarà poca differenza tra una scuola e una clinica per malattie mentali…” ci sembra contenga un pericoloso germe di discriminazione verso coloro che quei problemi li hanno davvero, proprio perchè oltre che diagnosticati oggettivamente presenti e visibili. Non piace a noi autistici che partendo da disturbi, sicuramente meno invalidanti rispetto alle nostri, come la dislessia si cominci a fare i conti di quanto possa costare l’ intervento terapeutico, come se fosse un costo inutile, perchè la colpa è dei ragazzi che non studiano e sono svogliati magari… Proprio segnalando quanto costasse un disabile alla società la Germania nazista dette il via allo sterminio dei bambini nati difettosi.
E’ bruttissimo e velleitario che una professoressa di scuola dica che quelli per accertare DSA siano test inutili, dato che rispondono a protocolli internazionali e quindi scientificamente validati, ma che ne sa lei?
Prendiamo qui le parti di quelle generazioni di ragazzi trattati da somari, svogliati, inadatti allo studio (che vadano a zappare!!!) solo per delle neurodiversità che l’ ignoranza generale tendeva a non voler nemmeno prendere in considerazione. Non vorremo mai che l’ escalation di questo pensiero fosse considerare anche i nostri ragazzi soggetti “da raddrizzare”, concetto che spesso è stato all’origine dei peggiori soprusi da parte di insegnanti nei confronti di studenti con problemi cognitivi e relazionali. Scrive la prof Margherita: “Tuttavia, se la finiamo di giocare a fare il dottore ed il paziente e aiutiamo invece i bambini a sviluppare la loro forza attraverso l’insegnamento creativo, allora i piccoli inizieranno a tener testa alle situazioni…”
Già a testa alta…Facciamo un bell’esercito di soldatini tutti intelligenti grazie all’ “Insegnamento creativo”, lasciamo da parte l’ idea che gli insegnanti debbano piuttosto studiare quelle che sono le cause dei comportamenti irregolari e le maniere migliori per trattarli perchè quei ragazzi siano, nonostante la loro diversità inclusi a tutti gli effetti. E parlo di diversità non a caso, dato che accanto alla lettera della professoressa c’è un illuminante articolo su “I cinque comandamenti dell’ ideologia del gender” che me la dice lunga sulla vocazione scientifica della testata.
Riceviamo dalla professoressa Margherita Pellegrino, insegnante a Segrate (Mi), e pubblichiamo
Egregio Direttore, sono rimasta sbigottita: «Oltre 90 mila alunni con DSA tra gli anni scolastici 2010/2011 e 2011/2012 , 24.811 certificazioni in più (+37 per cento). L’incremento più significativo alle superiori, il numero più alto di studenti alle medie» (Ministero dell’Università, dell’Istruzione e della Ricerca). Un trend in salita come si evince anche dall’allarme che è stato lanciato a Pisa: «La dislessia rischia di diventare un’emergenza sociale. Nel 2013 all’ ASL 5 sono arrivate 530 richieste di valutazione per DSA che hanno confermato 343 diagnosi. In pratica, si è registrata una richiesta di diagnosi ogni circa 641 persone e un caso di Dsa ogni 990 abitanti» (OrizzonteScuola.it) Da quando è stata approvata la legge 170/2010 sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento, i DSA sono entrati ufficialmente nella scuola segnando una svolta nella didattica, e questi ne sono i risultati. Sono aumentati i corsi di aggiornamento ai docenti per indottrinarli sull’esistenza e individuazione di questi disturbi, così la soluzione agli errori commessi dagli alunni in fase di apprendimento, non è individuarne la causa, correggerli e far fare esercizio, come facevano i nostri insegnanti, ma indirizzare il genitore dell’alunno dal neuropsichiatra per una valutazione di DSA sul figlio e questo alla fine della seconda elementare, quando non viene fatto già nei primi anni della scuola dell’infanzia. Attribuire gli errori dell’alunno ad un “disturbo” dovuto ad ipotetici “difetti di migrazione cellulare” secondo gli esperti, ma poi fare diagnosi attraverso test di lettura, scrittura che ben poco hanno di scientifico, dire ad un bambino che il suo cervello non è come quello di tutti gli altri sulla base della lettura di una lista di parole, lista di non parole , di un dettato, di risposte alle tabelline, calcolandone i tempi di esecuzione, non sono cose da poco. Dire che di questi disturbi non si guarisce, che non sarà mai in grado di leggere e/o scrivere e fare i calcoli correttamente significa inculcargli l’idea di incapacità, significa negargli la vera istruzione: non insegnargli a leggere, scrivere e far di conto, che è la funzione primaria della scuola elementare. Basta che un’insegnante non sappia insegnare per creare un alunno DSA. Non si va ad indagare sui metodi didattici utilizzati dall’insegnante. Una delle cause di così tanti errori e difficoltà degli alunni è stata individuata, ad esempio, nel Metodo Globale, ora utilizzato da molti maestri nella scuola elementare; le classi pollaio vanno bene: è l’alunno che è affetto da “disturbi”.Nel Manuale Statistico e Diagnostico, il testo utilizzato per le diagnosi delle malattie mentali, dove tra l’altro sono riportati anche i DSA, tutte le malattie sono indicate come disturbi, quindi di che cosa stiamo parlando? Nel solo 2011 sono stati erogati ben 705.308,81 euro da Enti Pubblici (istituti scolastici, ASL) all’Associazione Italiana Dislessia per attività formativa (Bilancio AID 2011). «Presso strutture private alcuni genitori hanno speso anche 1000 euro per una diagnosi DSA» (AID, comumicato stampa, marzo 2012). Una seduta dallo psicologo o logopedista costa circa 80 euro, in alcune regioni viene anche riconosciuta agli alunni DSA un’indennità di frequenza, un disborso mensile di 238,00 euro più 10 euro per ogni corso riabilitativo frequentato, oltre all’aumento degli assegni familiari. Che cosa sta venendo finanziato? In che cosa sta investendo la scuola? In 90 mila alunni certificati DSA esclusi dalle prove INVALSI, perché la loro partecipazione avrebbe abbassato la media nazionale dei risultati delle prove?Il problema è didattico e la soluzione è nella didattica. Se 20, 30, 40 anni fa qualcuno avesse acceso i fari sui nostri errori e comportamenti, a quanti di noi e dei nostri compagni sarebbero stati diagnosticati DSA o ADHD? Eppure ce l’abbiamo fatta, le nostre carriere non sono state stroncate, i nostri sogni non sono stati buttati nella spazzatura. Quella che è stata fatta è una Riforma strisciante della Didattica, studiata astutamente, e supportata da un accurato piano di marketing. Come è stato apertamente dichiarato dagli stessi artefici di campagne mediatiche che hanno portato all’approvazione di questa legge in uno dei tanti convegni sul soggetto: «In realtà siamo indietro con la comprensione di quelli che sono i disturbi specifici dell’apprendimento… la teoria che aiuta a capire è ancora tutta da costruire tuttavia la legge ci ha dato questa opportunità cioè di cambiare la cultura… ci sono sicuramente poche scuole che giudicano bene il cambiamento della didattica ma sono convinto… che con il contributo di tutti questo percorso di cambiamento culturale sarà rapido e non ci vorranno troppe generazioni» (2° convegno nazionale scuola e DSA: riflessioni e proposte). Bisogna fare un passo indietro su questa legge se non vogliamo creare un generazione di incapaci, insicuri, ignoranti e facilmente manovrabili, come ha scritto Frank Furedi, Professore di Sociologia: «Se l’attuale tendenza continua, presto ci sarà poca differenza tra una scuola e una clinica per malattie mentali… se consideriamo le sfide della vita come un’esperienza cui i bambini non possono far fronte, i ragazzi raccoglieranno il messaggio e le considereranno con terrore. Tuttavia, se la finiamo di giocare a fare il dottore ed il paziente e aiutiamo invece i bambini a sviluppare la loro forza attraverso l’insegnamento creativo, allora i piccoli inizieranno a tener testa alle situazioni… proteggere i bambini dalla pressione e dalle nuove esperienze rappresenta una mancanza di fiducia nel loro potenziale di sviluppo attraverso nuove sfide». (F. Furedi, The Express, 20 maggio 2004).
Prof.ssa Margherita Pellegrino
Leggi di Più: Scuola e Dsa. I nostri figli sono tutti dislessici? | Tempi.it