La leggenda nera dell'autistico pistolero nasce su Facebook
Ricorre spesso nelle cronache di omicidi e stragi l’ odioso nesso con il presunto o reale autismo del killer. Ne scrisse Gianluca Nicoletti su LA STAMPA nel 2012 quando i giornali italiani titolarono tutti che Adam Lanza, il killer di Newtown fosse autistico. Lo scrittore Andrew Solomon, che spesso si è occupato nei suoi libri di salute mentale, ha scritto un editoriale sul New York Times dove analizza e smonta alcuni sintomi della paura collettiva per gli “autistici pistoleri” soprattutto attraverso gruppi su Facebook che sono stati creati spesso su pregiudizi o false diagnosi, lette in rete o dedotte leggendo, sempre in rete, dichiarazioni dei genitori degli assassini. Solomon in questo suo articolo fa invece una lucida analisi dei casi più noti di killer a cui è stata attribuita neurodiversità, dimostrando che ancora una volta il sensazionalismo passa sopra una seria e accurata analisi su elementi di notizia così pericolosamente discriminatori per noi autistici.
La violenza inspiegabile è la cosa più difficile da accettare. Il desiderio umano di trovare una logica anche dove non c’è, ci porta a pensare a una violenza psichica che arma chi commette crimini. Questo è accaduto l’altra settimana dopo la sparatoria alla Umpqua Community College in Oregon, quando è stato reso noto che Christopher Harper-Mercer, che ha ucciso nove persone e ferite molte altre, sarebbe stato un autistico. Sebbene non è stato mai stabilito alcun legame tra autismo e omicidio per qualcuno l’autismo è diventato facilmente la causa e il capro espiatorio di quei delitti efferati.
La “diagnosi” del killer si è basata principalmente su alcuni post apparsi su Yahoo fatti da sua madre Laurel Harper più di dieci anni fa nei quali lei descriveva se stessa e il figlio come affetti dalla sindrome di Asperger — una categoria a cui appartengono soggetti autistici con alte capacità verbali. Il signor Harper-Mercer, infatti, frequentò una scuola che veniva incontro alle esigenze dei bambini con problemi speciali, incluso l’autismo. Sebbene la signora Harper non sia medico, le descrizioni sull’infanzia del figlio combaciano con la sindrome Asperger.
Subito è apparsa una pagina Facebook chiamata “Famiglie contro i pistoleri autistici” che enfatizzava “gli occhi morti senz’anima dei bambini autistici” e li descriveva come “fredde e calcolatrici macchine di omicidi, senza rispetto per la vita umana” Il suo autore ha pure annunciato “Cosa hanno in comune gli assassini armati degli ultimi cinque anni? La mancanza di empatia e compassione dovuta all’autismo”.
Se si fosse saputo che il signor Harper Mercer era afflitto da diabete o da una forma di calvizie maschile nessuna spiegazione del genere sarebbe venuta a galla. Ma nonostante un notevole incremento dell’attenzione sull’autismo tra il pubblico, in queste situazioni spesso riemergono certe forme ataviche di denigrazione verso la diversità.
Questo è evidente sia dalla pagina di Facebook che dall’atteggiamento dei manager di Facebook che a dispetto della polizia anti-bullismo nella rete, in un primo tempo rifiutarono di rimuovere il sito con la scusa che non c’erano riferimenti a persone in particolare. “Famiglie contro gli autistici pistoleri” è rimasto accessibile fino a due lunedì fa, in questo tempo ha fatto crescere su di sé l’attenzione dei media con una petizione su Change.org di circa 5000 firme che ha creato un certo imbarazzo agli amministratori del social.
Per il periodo che è stata visibile, la pagina ha stigmatizzato una popolazione che è molto più possibile venga attaccata piuttosto che attacchi, pochissimo possibile che riceva giustizia quando viene ferita, e molto più possibile che sia incompresa. Questa svalutazione della vita degli autistici risulta dunque più profonda di qualsiasi svalutazione che un autistico potrebbe fare sulla vita dei neurotipici.
Certi pregiudizi crescono in parte dalla confusione sull’autismo che si manifesta in una molteplicità di sintomi creando generalizzazioni. Alcuni autistici non possono facilmente intuire ciò che l’altra gente sta pensando, le loro azioni spesso non sono socialmente appropriate. La loro perplessità è spesso fraintesa, con mancanza di empatia d’emozioni o addirittura sgarberia. Gli autistici sono come tutti noi: alcuni più gentili di altri. Alcuni trovano l’interazione sociale estremamente faticosa, altri esprimono fiducia verso amici e parenti. Tra le varie costellazioni dei sintomi dell’autismo, non c’è l’associazione con la brutalità, La difficoltà di intuire certi aspetti delle esperienze interiori della gente non equivale al disprezzo per la vita umana.
Il desiderio di fare del male ad altri non si lega all’autismo ma alla psicopatologia, che si manifesta in un scarso o totalmente assente senso di empatia e rimorso. Alcuni autistici non possono capire la pericolosità di una loro azione; agli psicopatici, invece,non interessa causare un pericolo. Gli autistici possono vedere il mondo da una singolare e personale prospettiva; gli psicopatici sono spesso astuti manipolatori agiscono per conseguire vantaggi personali senza curarsi se creano distruzioni.
La psicopatologia sembra avere legami con l’autismo nei casi di Harper-Mercer a Umpqua e Adam Lanza a Newtown nel Connecticut. La psicopatologia apparentemente coincide con la depressione nei casi di Eric Harris e Dylan Klebold a Columbine e Elliot O. Rodger at Isla Vista in California. Mentre sicuramente coincide con la schizofrenia nei casi di James Holmes ad Aurora in Colorado e Jared Loughner a Tucson.
Si possono classificare alcune persone come portatori di una comune pazzia soltanto se l’essere pazzi equivale al loro stesso comportamento. Dire che sei diventato pazzo da sparare in una scuola non è lo stesso che dire la gente pazza è prediposta a uccidere. Meno del 5% di omicidi con pistola sono commessi da malati mentali; Meno del 5 % di malati mentali commette crimini violenti
Tradotto da The New York Times
The Myth of the ‘Autistic Shooter’ by Andrew Solomon (12/10/2015)