Il centro per l'autismo di Nuoro è pronto, ma resta chiuso. Tempi burocratici
Una grande amica degli autistici e sarda doc, Elena Piras, della benemerita associazione onlus Petra & Piras, ci segnala la paradossale situazione che stanno vivendo molte famiglie con ragazzi autistici della zona di Nuoro. Dopo tanto aspettare l’agognato centro diurno specializzato in autistici (il primo e unico in Sardegna) è pronto per entrare in funzione. Un gioiello, un centro pilota nato per rendere meno angosciosa la vita di tanti ragazzi autistici ormai fuori dalla scuola e quindi fuori dal mondo. E nello stesso tempo anche centro di terapia e riabilitazione per i bambini autistici in età scolare. Davvero un faro nella notte, sorto ai piedi del Monte Ortobene, definito “un paradiso di 16 ettari immerso nella verde campagna della vallata di Marreri” in grado di ospitare da subito fino a un massimo di 50 ragazzi autistici. Un sogno che si avvera dopo anni di rinvii, intoppi burocratici ecc. “È tutto pronto – fanno sapere Tonino Ladu e Lorenzo Marratzu, presidente e vice presidente della Fondazione Marreri onlus che insieme all’Associazione nazionale genitori soggetti autistici, alla Provincia di Nuoro e all’Istituto tecnico agrario con la collaborazione della Fondazione Sacra famiglia di Milano ha contribuito alla realizzazione del progetto – Noi potremo iniziare anche domani mattina, ma dobbiamo aspettare i tempi burocratici della Regione per l’autorizzazione e l’accreditamento”. E non è un dettaglio da poco. Perché la convenzione con il sistema sanitario pubblico alleggerirà del 70 per cento la spesa a carico delle famiglie. “Chiediamo alla Regione di accorciare i tempi perché i nostri ragazzi hanno bisogno del centro”. Ribadiscono Tonino Ladu e Lorenzo Marratzu .
Sabato scorso il centro è stato presentato alla città. La struttura, costata un milione di euro alla Regione e 370 mila alla Provincia, è di oltre mille metri quadri, arredata e completa di cucina attrezzata e sala mensa, che punta all’integrazione sociale grazie anche all’attiva partecipazione degli studenti dell’Istituto agrario, che attualmente usano la struttura per le lezioni sul campo. Le giornate saranno scandite da tantissime attività personalizzate, sia all’aperto che negli spazi interni, dove verranno allestiti i laboratori creativi e un’area dedicata alle attività sportive.
“Si è pensato di destinare le mattinate ai ragazzi dai 18 anni in su, che hanno concluso il percorso scolastico, e che a causa della mancanza dei servizi assistenziali essenziali si ritrovano costretti a casa senza far niente – racconta Pina Rubanu, presidente associazione del genitori –. Dal pomeriggio invece le porte si spalancheranno a tutti gli altri, comprese le famiglie che verranno coinvolte a pieno titolo nel progetto educativo. Attualmente contiamo 25 famiglie iscritte più una trentina di soci sostenitori“. Sembra che a intralciare l’iter dell’accreditamento ci sia la competenza (non si sa se sanitaria o sociale). “Ma adesso siamo stanchi – dicono quelli della Fondazione – e se non si sblocca passeremo alla protesta”.