Il manifesto della disordinazione artistica dei #teppautistici
Dal #teppautismo sta nascendo una nuova avanguardia artistica. I nostri figli sono opere d’ arte, lo diciamo da un anno e ora possiamo ribadirlo senza che sembri la solita smielata mammaluccata per scarrafoni. Ogni #TeppArtAutistico può sentirsi rappresentato dal seguente manifesto. Solo una generazione fa noi autistici eravamo roba da nascondere in casa o affidare a persone caritatevoli. Oggi siamo oggetti d’arte da esibire con orgoglio.
La formazione del #TeppArtAutistico e My point of view il Manifesto del movimento performativo-concettuale della @#TArt
Continuiamo a raccontare le esaltanti avventure dei #teppautistici fotografi, proprio quelli di “Autobiografie Fotografiche”, l’ esperienza laboratoriale nella quale si sono impegnati per apprendere modi e tecniche della fotografia, sotto la guida di un artista ivoriano. Le loro epiche gesta sono spesso narrate in questo sito ma non avremmo mai immaginato di ritrovarli reporter alla 56 Biennale d’Arte di Venezia. L’ esposizione l’hanno visitata con i compagni di Liceo con i quali hanno condiviso in classe un’ intensa e laboriosa preparazione al viaggio.
E’ dallo scorso anno che i nostri #teppautistici stanno prendendo dimestichezza con i linguaggi della fotografia e dell’arte contemporanea e, di certo, ricorderete tutti il loro avventuroso ritorno al MACRO oppure l’ intervento collettivo all’OutDoor Festival di Roma . Ebbene, in classe, i #teppautistici fotografi hanno avuto modo di affinare ulteriormente il loro sguardo sulle arti ed espandere la propria già portentosa memoria visiva, imparando a familiarizzare con l’Arte povera, con la Transavanguardia o con i linguaggi espressivi manifestatisi dopo il 2000, attraverso la proposta di immagini e la visione di docuvideo.
Nel corso delle proiezioni, i ragazzi prendevano i loro personalissimi appunti con segni grafici e campiture cromatiche, rielaboravano le immagini/icone dei movimenti artistici esprimendo con il disegno le proprie interessanti interpretazioni delle opere, spesso riportate nei propri vissuti personali con riletture delle stesse ritenute ben più consone rispetto alla propria contemporaneità. Esemplare in tal senso, la risignificazione attuata da Tommaso de “La venere degli stracci” . Insomma, sempre più i #teppautistici andavano affinando quei loro sguardi che avevano già avuto modo di sensibilizzare nel corso delle loro esperienza con il medium della fotografia e che avevano già imparato ad attivare per catturare, attraverso i display delle camere digitali, quelle parti di mondo a loro affini per soggetto, oggetto, forma e colore.
Torniamo alla formazione artistica dei nostri autistici. Durante le lezioni di storia dell’arte, con i compagni ed in collaborazione con l’equipe degli psicologi che seguono i ragazzi, tra i quali la dottoressa Sigrun Bergonzini, dell’Istituto Leonarda Vaccari, abbiamo lavorato alla stesura del programma di viaggio personalizzato, con itinerari di visita in città ed un intrigante percorso ad hoc tra i Padiglioni Internazionali nei Giardini di Castello e negli spazi dell’Arsenale e delle Corderie. Al nostro fianco anche i loro genitori che, molto coraggiosamente, non hanno esitato a farsi coinvolgere quali accompagnatori dei propri figli al seguito di una scolaresca di adolescenti in questa mission impossible, peraltro, egregiamente portata a termine e perfino documentata, in alcuni momenti topici, dagli scatti fotografici e dalle riprese video del filmaker Federico Triulzi, fedelissimo compagno di scorribande dei nostri e documentarista di AMM – Archivio delle Memorie Migranti.
Con l’aiuto dei compagni, i ragazzi hanno imparato a familiarizzare con le opere d’arte della Biennale cercandole in rete, per poi salvarle e caricarle su pen drive per riutilizzarle a piacimento. Hanno così avuto modo di conoscere i luoghi e gli spazi dove si sarebbe svolta la Biennale seppur già si predisponessero a godere dell’inatteso e dello stupore che sempre l’arte porta con sè.
Finalmente, siamo partiti con i 22 studenti della nostra 3F ed altre due classi del Liceo al seguito, affiliando al nostro gruppo anche Roberto, detto Bobone, #teppautistico fotografo d.o.c. ed intrepido esploratore degli sconfinati territori dell’arte che nella nostra scuola è di casa per la sua oramai storica partecipazione al Laboratorio “Autobiografie Fotografiche”.
La riuscita del viaggio alla Biennale è andata ben oltre le nostre aspettative, tanto che abbiamo assistito, con grande soddisfazione di tutti i partecipanti, all’esplosione di una originale forma d’arte concettuale denominata “#TArt”, la @#Teppautistic Art, ovvero il ripetersi di quegli interventi di disordinazione che sono scaturiti dalle già sperimentate derive psicogeografiche dei nostri adolescenti autistici che, nei confronti dell’opera d’arte, hanno deciso di attivare un processo di contestazione e sospensione dell’autorialità per dar vita ad un rinnovato circuito comunicativo, negando quello che, da sempre, identifica l’artista quale Emittente del Messaggio/Opera ed inchioda il Destinatario al ruolo di passivo fruitore.
In quella che è stata definita la “Kosmo-mania #teppautistica”, si evidenzia come sia proprio lo stesso #teppautistico a dar seguito alla propria metamorfosi in piena disordinazione, opponendosi alla passività imposta dal processo della comunicazione artistica ad ogni spettatore. Egli, infatti, decide di sovvertire il proprio ruolo mutandosi nel #TeppArtAutistico, proclamandosia pieno titolo Opera d’Arte, come volevasi dimostrare il 2 aprile scorso, al MAXXI, quando l’autistico performer, nonchè cartografo sociale, penetrò nell’installazione site specific “Il labirinto di Icaro involato”, nell’ambito dell’iniziativa “I nostri figli sono opere d’arte”, in occasione della Giornata Mondiale di consapevolezza dell’autismo.
Il processo artistico messo in atto dai nostri #teppArtAutistici è solo in apparenza astruso ma, in realtà, mostra tutta la sua forza dirompente nel rendere evidente socialmente e politicamente, come l’arte sia partecipata e partecipativa. Altresì, i nostri #teppArtAutistici ci mostrano come l’arte accenda desideri, fino ad assolvere con urgenza necessità interiori, attivi multisensorialità e costringa davvero tutti – autistici compresi – ad un obbligo interpretativo nei confronti degli oggetti a reazione poetica che produce o ai processi cui da vita. Processi che si attivano attraverso la collaborazione con persone comuni per attuare quel trasferimento altrove dell’autorialità, caratterizzante la nostra contemporaneità e ben compreso dai nostri #teppArtAutistici, per allargare così, in un intrigante gioco delle parti, sconfinamenti ed esplorazione di territori altri.
E’ proprio in questa dimensione ludico-combinatoria che i nostri #TeppArtAutistici si sono riconosciuti dando vita al movimento concettuale della @#TArt di cui si fregiano di firmare il Manifesto che in esclusiva pubblichiamo, mentre a tutti noi, spenti, impassibili e troppo composti spettatori, regalano una lectio magistralis su come ci si debba porre al cospetto dell’opera d’arte. La deriva psicogeografica situazionista alla quale il TeppArtAutistico da vita è fatta di singolari ed imprevedibili performance, ispirate dalla stessa natura dell’opera, verso la quale è spinto da irrefrenabili istinti. Trattasi, per lo più, di azioni, o meglio disordinazioni, in grado di trasformare il già mutevole significato originario dell’opera, quasi ad evidenziarne da un lato, la complessità semantica e dall’altro, riducendendo a grado zero la dialetttica tra significato e significante.
I performer #teppArtAutistici fondatori della @#TArt, prediligono la videoarte, le videoinstallazioni e gli ambienti sensibili, liquidi e multisensoriali che attivano ben altre modalità di fruizione tanto che, proprio sulla scorta delle neuroscienze cognitive, possiamo considerare un nuovo modello di percezione in cui azione, percezione e cognizione, mostrano di essere strettamente integrate e modellate sull’esperienza corporea che ognuno di noi fa del mondo e, nel nostro caso specifico, anche delle arti, con particolare riferimento alla @#TArt e ad ogni sua forma comunicativa. Tale integrazione multimodale ci fornisce le nozioni su come, solo attraverso il corpo, il nostro cervello sia in grado di mappare questo nostro esistere.
Ebbene, sembrerebbe proprio che l’arte attivi con i linguaggi che le sono propri, questa somatosensorialità: ogni mappa è relativa ad un particolare aspetto della nostra relazione con il mondo fenomenico, fatto di immagini, suoni e odori, come le nostre azioni e le nostre sensazioni. Il movimento artistico concettuale-performativo della @#TArt, ancor più, ci rende consapevoli di quanto affermano le neuroscienze cognitive. Tommaso, uno dei fondatori della @#TArt, arrivando alla Biennale nel bacino delle Gaggiandre, ha visitato gli spazi di Codice Italia, non prima di essere stato rapito da The Phoenix, i due profetici uccelli Feng e Huang, dell’artista cinese Xu Bing, dolenti ed impotenti testimoni dell’infrangersi della civiltà dei consumi di massa.
Il nostro #TeppArtAutistico è stato letteralmente catturato dalla videoinstallazione di Peter Greenaway, tanto da vivere un’esperienza multimediale, interattiva ed immersiva. Rapito dall’ipnotico susseguirsi delle immagini immateriali, come un novello Gagarin, è stato propulsivamente lanciato nel continum spazio temporale della quarta dimensione, incarnatasi nel tempo-memoria immortale dei capolavori d’arte italiana che scorrevano creando stratificazioni di rimandi. Di fronte a quegli schermi empatici, Tommaso non ha davvero potuto fare a meno di esclamare, non senza stupore e sospiro sonante: “Questo si che mi piace!”, per poi subito inquadrare eccitato, con la camera digitale e catturare, quante più immagini potesse, a futura autobiografica memoria.
Anna Maria Piemonte
My point of view
Manifesto del movimento performativo-concettuale della @#TArt
NOI #teppArtAutistici in derive psico-geografiche nei Giardini di Castello e all’Arsenale, ispirati da “All the world’s futures” della 56 Biennnale d’arte di Venezia, PROCLAMIAMO 10 AZIONI #TArt che contestano l’autorialità attivando la disordinazione e che perseguono processualità e situazionismi performativi, in una dimensione tattile e multisensoriale.
NOI #teppArtAutistici disseminiamo i nostri scatti viral-fotografici per rivelare le aggregazioni di immagini della coscienza collettiva.
NOI #teppArtAutistici:
- contestiamo il potere demiurgico dell’artista
- rivendichiamo l’autorialità collettiva situazionista
- aboliamo la distanza fisica tra noi e l’opera mediante l’antica pratica coreana del chukijibeop
- pratichiamo il bihaengsul (o la levitazione) viaggiando nel tempo e nello spazio
- perseguiamo derive psicogeografiche
- spariamo la disordinazione
- attiviamo pratiche di smontaggio e rimontaggio delle installazioni
- rompiamo luoghi comuni
- coltiviamo l’opera d’arte perseguendo azioni progettate come:
9.1 annaffiare alberi
9.2 sradicare alberi
9.3 colorare la terra
- connettiamo (e sconnettiamo) memorie visive in nomadismo psichico
@#TeppArtAutistici
(Venezia, 12 Novembre 2015)
Scarica il Pdf del: Manifesto @#TArt