Buco Nero

Il sindaco dei teppautistici non può essere uno di loro

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Sulla vicenda della ragazza autistica romana proposta per la seconda volta come “immagine” per la politica ho espresso il mio parere in un editoriale su LA STAMPA: “Un autistico non può fare il sindaco” e in  interviste che mi sono state fatte (vedi Repubblica 160216). Valeria Scafetta che conosce più di me la politica capitolina ha voluto aggiungere una sua riflessione. Naturalmente qui potranno essere ospitati pareri anche di segno diverso. Chi volesse aggiungersi al dibattito può scriverci a redazione@pernoiautistici.com, troverà spazio per i suo pensieri.  (G.N.)


Nel paese che ha bisogno di simboli per affrontare i problemi nasce il sospetto che si voglia lavorare più sulle apparenze che sulla sostanza. Per essere più diretti: spazio alla finzione per nascondere la realtà! Così a Roma per risolvere i numerosi disagi quotidiani dei concittadini teppautistici e delle loro famiglie, c’è la soluzione del candidato sindaco, “malata” di autismo. Questa la definizione, già sbagliata in partenza (l’autismo non è una malattia che si contrae e da cui si guarisce), con la quale i giornali presentano Chiara Ferraro, 25 anni, portabandiera degli inguaribili alle primarie del PD.

Per accedere alla competizione e dimostrare sin da subito che chi è autistico ha le possibilità come tutti gli altri di gareggiare, hanno fatto una deroga al regolamento, consentendole di partecipare nonostante non avesse tutte le firme necessarie. Nulla contro Chiara, né contro la sua famiglia, in particolare suo padre, che probabilmente con tutte le cicatrici nel corpo e nell’anima di anni di disattenzioni istituzionali, voleva dare un segnale, una scossa ai vertici dell’amministrazione con una provocazione: “se voi non vi occupate di noi, facciamo da soli!”. Sembra però sfuggita di mano la situazione o peggio c’è il sospetto che sia stato capito l’intento e furbescamente disinnescato.

Anche nel 2013 Chiara si era candidata raccogliendo 487 voti nella lista di Marino, e anche in quel caso c’erano state polemiche sulla strumentalizzazione della sua sindrome. Perché Chiara, è evidente anche al padre, che infatti non aveva l’intenzione originale di candidare la figlia quanto di lanciare l’ennesima richiesta di attenzione consegnando le firme, non potrà mai fare il sindaco, nelle sue condizioni non potrà neanche condurre una campagna elettorale. Non ha la capacità di illustrare in pubblico il suo programma, sicuramente dedicato al miglioramento delle condizioni di vita dei suoi compagni di vita teppautistici; non sarà in grado di rispondere alle domande dei cittadini.

Se fosse eletta non riuscirà a portare avanti con un pesante impegno quotidiano le istanze richieste. Non è una visione pessimista e sfiduciata, ma sano realismo. E’ il padre stesso ad ammettere, spiazzando le aspettative dei più fantasiosi sostenitori, che Chiara potrà avere delle crisi in aula consiliare, tali da dover fermare i lavori. “E tutto questo può essere di aiuto anche alla politica stessa.” I nostri rappresentanti, cosiddetti sani, avrebbero quindi bisogno di assistere in diretta ad una crisi epilettica di uno di loro ( se Chiara fosse eletta sarebbe una collega) per capire che c’è un problema da affrontare. E’ l’ammissione, in qualche modo anche del partito che ha accolto a braccia aperte Chiara, dell’inutilità in tutti questi anni delle sacrosante richieste e proposte, arrivate dalle famiglie che quotidianamente e non soltanto sotto elezioni, vivono le crisi dei propri figli, chiusi nelle proprie case. In silenzio e qualche volta rassegnati, non per scelta, ma perché provati dalla mancanza di un’assistenza degna per i propri ragazzi e di altrettante adeguate prospettive per il loro futuro.

I candidati sindaco non dovrebbero usare la falsa partecipazione di Chiara per ricordarsi che molte scuole della capitale non sanno come gestire i ragazzi autistici; che gli stessi, una volta maggiorenni, perdono tutte quelle garanzie minime di assistenza e diventano fantasmi, in molti casi ospiti di centri (accreditati o meno dalle amministrazioni locali) dove trascinano le proprie esistenze senza troppe speranze, e qualche volte le prendono pure. Serve veramente Chiara, aspirante sindaco autistico, per aprire gli occhi sulla realtà di migliaia di famiglie che ogni giorno portano solo sulle proprie spalle il peso della responsabilità dell’amato figlio o fratello autistico.

Ci confermiamo il paese della “moina”, nel quale ci si accorge che c’è chi soffre di una malattia neurodegenerativa quando un eccezionale maestro va a suonare a Sanremo ed emoziona non solo per le sue note, ma per le sue parole. Solo che Ezio Bosso ha fregato tutti con l’ironia con la quale ha risposto a chi lo aveva reso uguale, prendendolo in giro. “Un disabile che si pettina da solo, si pettina da coglione” ha scritto in un tweet. E poi ha fatto di più: dal palco di quella manifestazione plastica delle ipocrisie nazionali, ha lanciato il suo appello “La musica come la vita si fa solo insieme!”. C’è chi lo voleva candidare subito. Perché quando la politica non riesce a prendere decisioni, approvare leggi, elaborare strategie, si fa prima a puntare sul simbolo, lasciandolo poi solo invece che lavorare insieme per cercare soluzioni concrete.

Chiara studia in un istituto agrario ed è tra le fondatrici di una cooperativa agricola. La sfida sua e della sua famiglia è riuscire a continuare questo percorso che le garantisca un’autonomia minima e permetta ai genitori una maggiore serenità sul suo futuro. Solo così aiuterà con il suo esempio concreto gli altri teppautistici. E solo creando le condizioni perché ciò avvenga chi la candida dimostrerà di voler fare realmente qualcosa per i teppautistici.

VALERIA SCAFETTA

  Giorvaleria scafettanalista e saggista. Ha realizzato reportage per le Nouvel Observateur e inchieste per riviste specializzate in psicologia. Ha curato l’ufficio stampa per eventi culturali e politici. E’ madre di due bambini non autistici ma è sinceramente  appassionata di #teppautismo.  

Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

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