Teppautistici, rompiamo le bolle!
E’ scoppiata la rivolta: il videospot sull’autismo, quello che la Rai aveva prodotto e diffuso, con Angsa e Fia, per il 2 aprile dello scorso anno, ha fatto arrabbiare non soltanto noi ma anche molti altri. Quella “bolla”, che abbiamo evidenziato e criticato senza riserve qui, qui e qui, è balzata poi agli occhi di tanti – famiglie, associazioni, gruppi più o meno formali – che, ciascuno a modo proprio, stanno dando vita a una vera e propria “rivolta delle bolle”.
Perché #lautismononèunabolla: ed è subito hashtag. Su Facebook, su Twitter, in tutta la rete lo slogan della rivolta è ormai questo. Lo ripete come un mantra Alberto Fagni, di “Autismomicanoccioline”, che pubblica un intero pezzo con un unico concetto, ripetuto mille volte perché non sfugga e non si dimentichi.
“#Lautismononèunabolla”, sottoscrive e rilancia, sotto forma di hashtag, Spazio Asperger”, che così titola un suo pezzo. “Se c’è una bolla è una bolla creata dalla società e dagli stereotipi, come quello della bolla, che si ostinano a non morire. Non c’è nessuna chiave magica, nessun cuoricino da disegnare. L’affetto aiuta qualsiasi bambino, calore familiare e un’educazione buona ovviamente migliora i comportamenti autistici come migliora qualsiasi bambino, ma non è il sistema per contattare il bambino nella bolla. Non c’è nessuna bolla e se ci fosse, bisognerebbe tendere una mano per aiutare il bambino ad uscirne, non scomparirci dentro insieme a lui. Smettiamo di diffondere stereotipi, i bambini autistici sono in primo luogo bambini e dobbiamo ricordarcelo. Promuovere stereotipi vecchi mezzo secolo non aiuta loro e non aiuta le loro famiglie”. E Spazio Asperger ci mette letteralmente una croce, sopra lo spot-plagio che ora rischia pure di essere premiato.
L’hashtag si diffonde, il malumore corre sul filo della rete
Tra gli attivisti di questa levata di scudi c’è il gruppo Aspironìa, che istiga all’azione: “Rompiamo le bolle!”, propone e incita. E s’inventa un altro hashtag: #rompiamolebolle, appunto. “Bolle, bolle dappertutto. Cammino e vedo bolle con bambini dentro e ho come la tentazione di prendere un pennarello rosso e disegnarci un cuore su – ironizzano gli ironici dell’Asperger – Perché è logico, se vedi uno rinchiuso tutto solo dentro una bolla, non lo tiri fuori, ma disegni un cuore ed entri nella bolla con lui/lei a guardare le stelle.
Dentro una bolla c’è silenzio, ma c’è aria viziata, quindi io non li candiderei agli oscar della grafica dei tizi che si divertono a chiudere bambini e le loro mamme dentro ad una bolla. Anzi mi sono proprio rotta le bolle, delle bolle, perché ci vengono confinate dentro un po’ troppe persone. E chi sono questi ‘imbollati’? Sono i diversi, sono tutti quelli che in un modo o nell’altro non riescono a stare al passo col mondo pazzesco nel quale viviamo.
E allora si auto confinano dentro ad una bolla, per stare al sicuro. Ma non c’è sicurezza nel non fare niente, nel non vedere nessuno. Non c’è niente di poetico. Quindi basta bolle, rompiamole queste bolle e diciamolo forte a tutti quelli che ci vorrebbero chiusi li dentro: ‘noi ci siamo rotti le bolle!’ Seguendo lo spirito che ci contraddistingue, quindi vi invitiamo a rompere le bolle assieme a noi. Rompiamo le bolle e tiriamo fuori tutti quelli che vorrebbero vedere confinati li dentro.#rompiamolebolle tutti insieme!”