Il diritto di essere autistici senza una mano sulla spalla
Ripubblichiamo un’importante riflessione sul persistere della pratica della Comunicazione Facilitata, che anche se sotto altri nomi e variamente mascherata continua a essere la più diffusa forma di truffa ai danni delle famiglie di autistici. La pratica illude i genitori che il loro vero figliolo sia imprigionato all’interno di un involucro che gli impedisce di esprimersi. Il facilitatore riuscirebbe a forzare questo guscio fornendo al prigioniero un canale per comunicare i propri pensieri. E’ doloroso dover ammettere che ciò sia illusorio, ma è il primo passo per accettare il proprio figlio nella sua reale dimensione dell’ esistere.
Un’altra dolorosa vicenda dovuta all’inganno della Comunicazione FacilitataPubblico, qui di seguito, la vicenda di una professoressa ,che vuol restare anonima ,per tutelare la famiglia del suo ex alunno. Descrive la sua brutta esperienza con la CF, che continua ad essere venduta ed anche colpevolmente usata nelle scuole con il nome di W.O.C.E. INVENTA “Inventa un sistema impossibile con 2 semplici disequazioni”. Tanti anni fa, all’inizio della mia carriera lavorativa, presi servizio in un liceo, assistendo un ragazzo autistico non verbale che usava la CF per la comunicazione e lo studio. Mi era stato presentato da genitori ed insegnanti come un ragazzo con buone potenzialità e capacità confermate dall’ottimo profitto scolastico conseguito negli anni precedenti. La sua educatrice di riferimento era in maternità ed io l’avrei sostituita per l’intero anno. Non avevo mai avuto la possibilità di usare la CF ma la conoscevo sul piano teorico e sapevo della diatriba tra esperti riguardo la sua attendibilità. Ogni mio dubbio svanì dopo appena pochi giorni dall’avvio delle lezioni, quando il ragazzo cominciò a scrivere al PC con il supporto del mio indice destro sulla sua spalla (così come mi spiegò ed avviò il padre nei primi giorni di scuola). Fu un’escalation molto rapida che iniziò con risposte tipo “SI’-NO”, successivamente adottò un linguaggio olofrastico, per arrivare, nel giro di pochi giorni, alla scrittura di frasi complete ed elaborate. Rimasi a dir poco sbalordita ed affascinata da ciò a cui assistevo quotidianamente. Tuttavia, mi resi ben presto conto di una strana “coincidenza”: il ragazzo dimostrava di possedere buone capacità nelle discipline in cui mi sentivo più preparata, mentre palesava difficoltà in quelle in cui io stessa ero consapevole di avere lacune.
Esposi questo inspiegabile fenomeno alla referente dell’equipe scolastica (sostenitrice del metodo) che mi rassicurò riconducendo la questione ad un problema di insicurezza che trasmettevo inconsciamente al ragazzo inibendo la sua prestazione scolastica. Dovevo padroneggiare meglio i contenuti disciplinari per acquisire sicurezza e permettere al ragazzo di esprimere al meglio le sue conoscenze. Alla mia obiezione sul fatto che avrei dovuto mettere in conto un investimento enorme di tempo lavorativo non riconosciuto, mi consigliò di accordarmi con gli insegnanti per farmi dare in anticipo le verifiche e prepararmi in modo mirato e meno dispersivo. Gli insegnanti non sollevarono perplessità, anche perché le verifiche si svolgevano in classe ed avevano modo di valutare costantemente il mio operato. Nelle settimane successive, il rendimento del ragazzo migliorò considerevolmente in tutte le materie di studio. Tutto proseguì bene sino a quella verifica di matematica e a quella consegna iniziale: “INVENTA…”. Il giorno prima, per dare sicurezza al ragazzo, inventai e memorizzai il mio sistema di disequazioni impossibile e, il giorno dopo, appoggiando l’indice sulla sua spalla, il mio ragazzo lo scrisse identico, raggelandomi il sangue nelle vene! Non riuscirò mai a descrivere ciò che provai, fu devastante. Andai a casa con l’assurda convinzione che il ragazzo riuscisse a leggermi il pensiero, trascorsi la notte pensando a quanto accaduto e decisi di provare a capire cosa fosse successo, rimanendo però ben salda alla ragione….anche se non vi trovavo alcun appiglio! Uscire dallo stato di obnubilamento mentale in cui versavo non fu per nulla semplice, anzi, impiegai parecchi giorni per comprendere l’arcano meccanismo. Il primo traguardo fu accorgermi, per caso, che distogliere lo sguardo dalla tastiera comportava la digitazione casuale di lettere e numeri da parte del ragazzo. Non me n’ero mai resa conto prima! Il secondo, aiutata da una insegnante, fu acquisire consapevolezza circa le pressioni che, inconsapevolmente, esercitavo con il dito sulla sua spalla (o gamba) e che sembravano avere una sorta di corrispondenza con i miei movimenti oculari. Era davvero impressionante come, con precisione millimetrica, riuscissi a fargli digitare lettere e numeri con un semplice tocco: il suo dito sembrava il prolungamento del mio. Mi resi conto del lungo ed inutile “addestramento” che stava alla base della sensibilità a questi prompt motori da parte del mio ragazzo, mentre, per quanto mi riguardava, non si trattava solo ed esclusivamente di un meccanismo di tipo ideomotorio, ma erano scattati meccanismi psico-emotivi simili alle cosiddette “profezie che si auto-avverano”, ai transfert e alle dissonanze cognitive, che venivano però giustificate o attribuendo al facilitato abilità quali ironia, sarcasmo, arguzia o sulla base di una falsa costruzione della personalità del ragazzo eretta su informazioni e dati alterati alla fonte (come i racconti dei genitori, i documenti salvati nel suo PC e scritti con la CF negli anni precedenti, o ancora le impressioni degli insegnanti, dell’educatrice che mi ha preceduta, degli specialisti del metodo…). Ogniqualvolta ripenso a questa vicenda e a quanto fosse pericoloso questo perverso meccanismo, rabbrividisco…avrei potuto far scrivere inconsciamente al ragazzo qualsiasi cosa, anche sulla base – ad esempio – di mie interpretazioni errate del suo comportamento! Insomma, anche se non è così semplice comprendere tutti i complessi meccanismi che portano il facilitatore a cadere in questa sorta di “trance”, è decisamente fuori discussione che, purtroppo, per i facilitati altro non si tratti che di una strumentalizzazione senza beneficio o vantaggio alcuno e, per giunta, PERICOLOSA! Per chi voglia capire meglio la pericolosa illusione generata dalla CF può leggere anche : il cavallo intelligente (di David Vagni) Piccola nota finale ; ci chiediamo come mai il Ministero della Pubblica Istruzione permetta ancora l’uso della CF a scuola, quando l’Istituto Superiore della Sanità , nelle Linee Guida per l’autismo, la sconsiglia fortemente? Grazie ancora a questa professoressa per averci donato questo racconto, fatene buon uso. Mi sembra giusto aggiungere questo documento dell’ International Society for Augmentative and Alternative Communication (ISAAC) Presa di posizione dell’ISAAC contro la CF |