Giornalisti che trattate di autismo evitate la fantastampa o il romanzetto
Nei giornali o in tv negli ultimi tempi si parla molto di più autismo. Merito della determinazione di famiglie stanche di stare nell’ombra, di medici competenti consapevoli della necessità di una giusta informazione sul tema e di qualche professionista della comunicazione serio e attento. Se però si fa una stima delle pagine e dei servizi realmente utili e affidabili, pubblicati e trasmessi, dalla stampa non specializzata, il quadro di speranza si riduce davanti al moltiplicarsi di storie fantasiose di ragazzi autistici plurilaureati, eroici genitori che hanno guarito la prole con i fiori di bach e i semi di lino, oppure di fronte alle teorie di sedicenti medici e biologi sulle origini immaginifiche del morbo. Solo quando non si può proprio farne a meno, nei casi drammatici nei quali si scopre la realtà immodificabile di violenze contro ragazzi autistici o la disperazione di una famiglia che porta ad atti estremi, si concedono mezze pagine, mezze, di cronaca realistica.
La stampa cosiddetta tradizionale è sempre più schiacciata dall’offerta online e quindi ha necessità di titoli sensazionali e storie accattivanti. Ieri è accaduto nelle colonne del Quotidiano del Sud che non è proprio un giornalino scolastico di un paesino dell’Aspromonte ( con il massimo rispetto di tutti i giornalini scolastici ivi pubblicati), vanta il nome di Pantaleone Sergi come primo direttore, che forse ha pensato di risollevare le sorti di profonda crisi in cui versa, dedicando un’intera pagina ai gravi rischi del sesso in gravidanza, affidandosi a chi deve essere sembrato esperto della materia.
Davanti alla chiusura dei giornali e ai licenziamenti di intere redazioni c’è spazio per l’angoscia che però non può cancellare i principi minimi della deontologia di chi autorizza certe pubblicazioni. Si auspicherebbe la verifica delle fonti: nel caso citato sarebbe bastato visionare il profilo Facebook pubblico dell’autore della teoria sessuofoba per capire che chi posta solo foto di ragazze che sorridono aggiungendo didascalie ammiccanti, non è proprio un illuminato esperto di autismo.
Forse al variopinto mondo dell’online si può concedere a volte la gara della surrealtà, ma chi si rivolge alle categorie intellettuali più indifese che non hanno strumenti alternativi per verificare e si fidano da anni del proprio giornale, è più difficile da assolvere.
Se non fosse stato per la lettura attenta di chi ha segnalato con preoccupazione l’articolo proprio sui social, questa ennesima folle teoria sarebbe passata indenne e qualcuno ci avrebbe pure potuto credere, magari c’è chi, senza accesso a Facebook, ci sta ragionando e guarda come depravati innocui genitori di ragazzi autistici. Mancasse un’altra colpa su chi già, anche dalla stampa, viene ricoperto di stereotipi. Perché oltre la fantastampa c’è il romanzetto, quello della bolla per capirsi, la narrazione farcita da facili definizioni e deduzioni che vogliono gli autistici rinchiusi in un angolo inaccessibile dove bisogna sforzarsi di raggiungerli e non di tirarli fuori. Le pagine che raccontano dell’innocuo ragazzo che conta gli stecchini caduti a terra o della pittrice che annusa il vento, così facili da divulgare nella loro semplicità senza complicazioni.
Il dubbio che sale è : realmente si considera l’opinione pubblica così arresa, senza stimoli alla conoscenza e alla sensibilizzazione?
Perché poi c’è chi ci osa come Presa Diretta su Rai Tre con l’illuminante trasmissione che sfatava le responsabilità dei vaccini, richiamando dati e storie reali, con esperti senza stage magici nel curriculum, e ha raggiunto ascolti alti proprio nel momento in cui si non faceva nulla di più che informazione.
Allora, cari direttori e colleghi, senza aspettare il 2 aprile in cui in tanti si ricorderanno di accendere la luce blu dell’attenzione sull’autismo, una prece: arrivate prima e raccontate ciò che vivono, nel bene e nel male, quotidianamente le famiglie di ragazzi autistici. Sostenete campagne serie, progetti realistici, teorie provate. Insomma per un po’ provate a ricordare le regole del giornalismo, andando oltre: all’etica aggiungete la passione che non si limita al titolo ma porta al centro delle storie. Chissà che non arrivino anche così lettori, spettatori e accessi inaspettati.
VALERIA SCAFETTA
Giornalista e saggista. Ha realizzato reportage per le Nouvel Observateur e inchieste per riviste specializzate in psicologia. Ha curato l’ufficio stampa per eventi culturali e politici. E’ madre di due bambini non autistici ma è sinceramente appassionata di #teppautismo.