Nella scuola di Legnano si prova a voltare pagina
Le terze classi della scuola media di Legnano oggi non sono partite per la prevista gita a Mauthausen. Così non è rimasta a casa solo la studentessa autistica che i compagni non volevano partecipasse, l’istituto ha deciso di sospendere il viaggio per tutti. Nel frattempo è già iniziato il lavoro degli ispettori per accertare fino in fondo cosa sia accaduto, mentre si sono aggiunti nuovi protagonisti nella vicenda, a partire dalla Ministra Stefania Giannini che si è interessata in prima persona della vicenda, invitando i genitori per un incontro a Roma e la Fondazione Museo della Shoah che si è offerta per accompagnare la ragazza a Mathausen e parlare con il resto della scolaresca. In mezzo la famiglia che cerca di ritrovare la serenità per la propria figlia e la preside, appena nominata che ha accettato di illustrarci il percorso che intende affrontare per riportare la calma per tutti gli studenti della sua nuova scuola.
Non cala l’attenzione sul caso della studentessa autistica della scuola media di Legnano che i compagni di classe non volevano in gita.
Dopo gli appelli dei genitori per non far passare sotto silenzio l’odioso attacco subito dalla propria figlia, è intervenuta direttamente la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini che ha telefonato alla madre della tredicenne, promettendo immediata chiarezza e invitando la famiglia a Roma per un incontro. Si è mossa anche la Fondazione museo della Shoah per sensibilizzare gli studenti contro le discriminazioni.
” Intanto questa mattina non è partito nessuno, tutti in classe, tranne la ragazza che è rimasta a casa. La gita è sospesa e a scuola ci sono gli ispettori per effettuare le loro analisi, sentire i docenti e il dirigente scolastico.”
“Sono preside di questo istituto da venerdì alle 15. Ho visto la famiglia della ragazza questa mattina per la prima volta. Il primo gesto che mi è venuto naturale fare è passare nelle tre classi che non sono partite per la gita e spiegare bene le motivazioni per impedire che la situazione potesse peggiorare.”
Dirigente solo da un anno nel plesso vicino, da tre giorni nella scuola incriminata, la professoressa Elena Osnaghi ha preparato un percorso per riuscire a riprendere le fila della questione senza abbandonare nessun dettaglio al clamore del momento. Obiettivo principale far tornare a scuola la studentessa autistica in un clima sereno. “Per questo ho spiegato ai ragazzi che la gita al momento è stata annullata per capire cosa si può fare per permettere a tutti di partecipare. Devo ammettere che mi sono sembrati molto attenti e mi hanno ringraziato per aver voluto parlare con loro. Mercoledì vedrò invece la famiglia insieme a chi si occupa della sensibilizzazione sul tema dell’autismo per studiare insieme il modo per reinserire la loro figlia nella maniera migliore all’interno del consesso scolastico.”
La preside non ha paura di ammettere che è la prima volta che si confronta con una situazione del genere e che ha bisogno di aiuto esterno per risolvere la questione. “Venerdì penso di incontrare invece tutti i docenti coinvolti, oggi ho visto anche gli altri genitori che non mi sono apparsi oppositivi. Dobbiamo studiare insieme dei momenti di riflessione per spiegare ai ragazzi cosa è successo.”
Rispetto alle dichiarazioni della Fondazione museo della Shoah, la dirigente appare più perplessa. “L’ispettore sta facendo il suo lavoro, voglio capire se ci siano realmente prerogative razziali o solo superficialità, non comprensione del problema e leggerezza: non vorrei caricare l’accaduto di un peso ancora maggiore. Voglio ascoltare e sono pronta ad intervenire nelle forme e con gli strumenti più appropriati”.
Una disponibilità diversa rispetto a quella ricevuta finora dalla famiglia.
“Un mese fa con mio marito abbiamo inviato una lettera ai genitori. Chiedevamo il motivo di tale crudeltà. Abbiamo proposto un incontro che non c’è stato. Non ci ha risposto nessuno – ha dichiarato la mamma della ragazza in un’intervista al Corriere – Dagli altri genitori non sono mancate telefonate di solidarietà. Ma sovente di «nascosto», quasi per non offendere il gruppo, coeso. La vicepreside ci ha detto che non si tratta di bullismo ma, anzi, di assunzione di responsabilità, i compagni non si sentono pronti a “gestire” mia figlia… Noi conosciamo i limiti: l’anno passato, alla settimana bianca con la scuola, non l’avevamo mandata. Non siamo sprovveduti, non pretendiamo di stare al centro del mondo.”
Si prepara, si spera, una nuova fase per la scuola media di Legnano, per i suoi alunni e soprattutto, ci si augura, per una studentessa in particolare che ha bisogno di tornare felice in classe.