Il Manifesto (quotidiano comunista) riprende la vicenda del Senatore Corradino Mineo e gli autistici con un articolo che ritorna sulla questione (vedi pdf) dal titolo “L’autismo e l’ ipocrisia”, a firma di Sarantis Thanopulos. Il pezzo è un’ indegna arrampicata sugli specchi per giustificare come banale e lecita maniera d’esprimersi l’ uso del termine autistico, utilizzato per definire i limiti di un avversario: “Dire di un adulto che si comporta come se fosse un bambino autistico non comporta di per sé un giudizio discriminatorio nei confronti dei bambini che non comunicano con il loro ambiente, come dire che uno ha un rapporto geometrico con i propri sentimenti non implica un disprezzo verso Euclide.”
E’ più o meno la conclusione che ha fatto Giuliano Ferrara nel suo giornale (di antitetico segno politico, si noti) e che io ho contestato. Ancor di più l’ autore dell’articolo specifica: “In entrambi i casi le critiche hanno valore metaforico e tendono a mettere in evidenza un funzionamento psichico ingiustificato oltre che improprio. A voler essere precisi, è Renzi che, involontariamente, offende i bambini autistici spostando su di loro un giudizio sprezzante rivolto a lui.”
Per me sinceramente questa questione era chiusa, ma non mi sento di lasciare passare un concetto del genere, soprattutto perché espresso da uno psicanalista come Sarantis Thanopulos che nella sua biografia scrive: “Membro ordinario con funzioni di Training della Società Psicoanalitica Italiana (SPI). I suoi principali interessi di ricerca riguardano la dimensione tragica della soggettività, la sessualità e le sue forme espressive, le modalità di configurazione dell’interpretazione psicoanalitica, la psicopatologia delle psicosi e la dimensione transgenerazionale del disagio psichico.”
Ma come? Uno specialista del disagio psichico? Una persona che potrebbe essere chiamato da una famiglia (ingenua) a rispondere sul disagio del figlio autistico, che poi scrive a proposito dei bambini autistici: “La loro definizione diagnostica come soggetti autistici non è, apparentemente, discriminatoria ma la fredda obiettività con cui osservandoli dall’esterno li chiudiamo in un recinto (che ignora la loro prospettiva) intensifica il loro isolamento.” Non ha seguito il professor Tanopulos l’ ignobile gazzarra di risate e battimani che è seguita al paragonare Renzi a un autistico?
Questo proprio mi costringe a ritornare sull’argomento, possibile che l'”autistico” impropriamente usato per dileggiare un avversario non indigni nemmeno la coscienza di uno psicanalista? Al punto tale di sorvolare sulla vergognosa e ignorante discriminazione che quest’uso comporta? Sempre e comunque per dare forza a chi sposta il problema su una diatriba Mineo-Renzi e giudica esagerata ogni reazione da parte di chi gli autistici ce li ha per casa, quindi sa bene che universo di difficoltà comporti conquistare ogni istante un briciolo di dignità sociale a esseri umani che non hanno nemmeno il beneficio di un riconoscimento lessicale.
Chiunque si fa mille cautele prima di pronunciare impropriamente qualsiasi altra categoria discriminata, per genere, per scelta sessuale, per etnia, per religione, per cultura, per patologia…Ma gli autistici può usarli chiunque a suo piacimento in qualsiasi contesto, riderci, sghignazzarci, con il beneplacito di ogni bel pensatore, qualunque sia lo schieramento ideologico che sia costretto a difendere. Tutti arricciano il naso come per dire: “ma cosa vogliono questi genitori di autistici? Il problema è Renzi mica le loro sciocche sensibilità!”
E noi autistici dovremo anche stare zitti? Io ogni volta che vedrò un ignorante citare un autistico qui lo segnalerò come esempio di una vergogna nazionale.