Mi è stato segnalato da un “collega”, è il blog di un Professore dell’università di Roma, tra i sui tanti titoli e competenze scrive che si occupa d’ “interazioni sociali”, deduco che quindi sappia con certezza chi sia un autistico. Chissà perché però sente la necessità di definirsi “Economista non autistico” anche nel suo status su Twitter. Immagino sia una battuta, ma in questo caso a noi genitori d’ autistici non fa ridere.
Perché una persona di così ampia ed eclettica cultura si riduce a fare ironia proprio sul termine autistico, prendendo le distanze come se fosse uno status detestabile con cui lui precisa di non avere nulla a che fare. Mi domando se mai avrebbe scritto in un blog su “Il Fatto Quotidiano” la qualifica “Economista non down” oppure, uscendo dal campo delle disabilità ed entrando in quello delle categorie di umanità più discriminata, ma che sono riuscite a imporre giustamente anche il rispetto lessicale, “Economista non gay” . Per non parlare delle possibili alternative se entriamo nel campo minato delle appartenenze a etnie, religioni, ecc
Sicuramente non l’ avrebbe mai scritto perché sarebbe apparso, oltre che scorretto, anche molto ottuso. Nessun giornale gli avrebbe permesso di aprire un blog con questa specifica gratuita e poco rispettosa. Invece con gli autistici si può…Il giornale non ne immagina nemmeno il carattere offensivo per chi autistico lo è davvero, il Professore lo interpreta come una lecita espressione per definire magari la sua attitudine all’ iper-comunicazione, la sua apertura all’incontro e al dibattito. Sicuramente fa riferimento a una diatriba “tecnica” in seno alla comunità degli economista riguardo al rigore nell’interpretazione dei dati ( il prof. lo scrive in un suo articolo) Anche in questo caso il paragone all’autismo è da ignoranti, per favore usi altri termini, la nostra lingua è ricchissima di sinonimi per definire persone eccessivamente rigide nelle loro convinzioni. Mi dispiace dover fare ancora una volta la parte del puntiglioso. A rischio di apparire pedante pretenderò sempre il rispetto per la categoria “debole” degli autistici a cui appartiene mio figlio e almeno un altro mezzo milione di persone nel nostro ignorante paese.
Nessuno dovrebbe usare il termine “autistico” con accezione dispregiativa, anche se dovesse sembrare una maniera innocente di attribuire atteggiamenti asociali a se stessi o a qualunque altra persona. L’ autismo in Italia è un macigno così pesante e così difficile ad essere rimosso proprio per una mancanza totale di cultura. Io farò di tutto perché questa situazione possa cambiare, anche continuando a denunciare ogni volta che il termine autistico è usato in maniera secondo me inappropriata.
I PRECEDENTI USI IMPROPRI DEL TERMINE “AUTISTICO”
1) Lo psicanalista che scrive su IL MANIFESTO
2) Giuliano Ferrara Direttore de IL FOGLIO
3) Corradino Mineo Senatore della Repubblica Italiana
AGGIORNAMENTO DEL 4luglio delle 00.03
E comunque, sulla battaglia di cultura ha perfettamente ragione. Condivido il commento di Francesco, ma anche la sua risposta. Usare termini che si riferiscono a una patologia per definire dispregiativamente (perché in fondo è quella la sostanza) una corrente di pensiero avversa è una scorrettezza clamorosa, che non fa che stigmatizzare i portatori della patologia. Grazie ancora di aver richiamato l’attenzione. È inutile dire che, se mi avesse contattato in privato anziché mettermi pubblicamente alla gogna, le avrei dato comunque tutto il mio appoggio. Ma tant’è. Ancora cordiali saluti a tutti.
PS
La risposta del Professor Sabatini è più che civile e gliene sono infinitamente grato. Sarò ancora più grato se girerà ai suoi colleghi quanto ho scritto. Io non ho mai voluto mettere nessuno alla gogna, ho solo fatto presente un’ incongruenza che a me pesa particolarmente. Uno studioso come lui non può che essere consapevole del fatto che nelle battaglie di civiltà anche le parole hanno il loro peso, soprattutto in Italia dove manca una cultura seria e informata sull’autismo. L’ esempio di persone come lui è per noi prezioso per aiutarci a diffonderla. Grazie davvero (mi spiace per le persone incivili su Facebook, di solito controllo sempre ma sono rientyrato solo ora, controllo e metto fuori chi ha usato linguaggio non adeguato, di questo mi scuso anche se è il lato oscuro di un social network sempre aperto al confronto) GN
PPS
Sono pedante lo so…Ma alla voce che il professore mi suggerisce leggo:
In addition, the term “autistic” is a medical description of a developmental condition, and thus its use to characterize mainstream economics is considered by many to be highly insensitive and indicative of a lack of empathy and understanding on the part of self-described post-autistic economists for actual autistics. In March, 2008, the post-autistic economics review changed its name to the real-world economics review.
Insomma gli economisti in questione hanno riflettuto dal 2008 che chiamarsi “Autistici” non era corretto e da allora hanno cambiato nome…
PPPS del 9 luglio ore 16
Caro Nicoletti,
solo per avvisarla che ho modificato anche l’articolo che lei cita nel testo, su Pagina 99, dove ho cambiato titolo, figura e alcuni passaggi (). Quindi i lettori che dovessero arrivarvi passando per il link che lei ha inserito potrebbero non capire il suo riferimento. Mi dispiace, ma ho valutato che fosse comunque più importante correggere l’aspetto offensivo di quell’articolo.
Aggiungo solo che quanto lei scrive sulla (ex) PAE Review è vero, ma il movimento non ha cambiato nome, e comunque l’uso del termine autistico è sempre molto usato in economia: significa che tanto lavoro ancora c’è da fare (non solo in economia, ovviamente).
In risposta a Francesco, che ringrazio per i commenti: alla fine il commento più inappropriato è stato quello di Giovanni Maria Bellu, direttore di Left, che mi ha definito “cretino” a beneficio dei suoi tanti follower (alcuni dei quali hanno quindi pensato che fosse opportuno rincarare la dose). Non ne faccio una questione legale, ma di civiltà, specie in considerazione del fatto che tali “scambi” avvengono tra persone davvero per bene.
Tra le altre cose mi occupo proprio di hate speech, e di questo modo tranchant e offensivo di commentare sui social (ne ho scritto qui: oltre che nei miei articoli scientifici).
Un caro saluto e buon lavoro a tutti,
Fabio Sabatini
Caro Nicoletti e cari tutti, sono onorato della vostra attenzione. L’economia post-autistica è un movimento critico dell’economia mainstream, di matrice neoclassica e fondamentalmente liberista, che raccoglie varie correnti di pensiero. Tra cui la behavioral economics, di cui mi occupo io. Potete trovare ragguagli su Wikipedia (), o sul sito del movimento (), o sui giornali, o sui blog di economisti e scienziati sociali, per dire. Non c’è, ovviamente, alcun desiderio di fare dello spirito, o di insultare, dietro questo movimento scientifico internazionale, che si batte, tra le altre cose, per un’economia più giusta e solidale, sia nel dibattito scientifico sia in quello politico (specie di politica economica), e a cui afferiscono scienziati di primissimo piano di tutto il mondo. I fondatori hanno definito “post-autistica” o “non-autistica” l’economia alternativa perché, diversamente dall’economia mainstream, non fa cieco affidamento sui modelli matematici come metodo per interpretare ogni problema economico e sociale. Nondimeno, non avevo mai riflettuto sul fatto che l’aggettivo che questa corrente scientifica si è data per definirsi potesse essere offensivo. E avete fatto bene a richiamare l’attenzione sul problema. Nel mio piccolo, certamente contribuirò a sollevare l’intrinseca scorrettezza di questa denominazione, e ovviamente cambierò la mia presentazione sul blog de Il Fatto Quotidiano. E su questo concordo pienamente con alcuni commenti che leggo sotto questo suo post. Nel frattempo non posso che rammaricarmi per gli insulti gratuiti che mi sono stati indirizzati sul thread che ha aperto su Facebook, e altrove. Un caro saluto a tutti.