Operatori prendono a calci il teppautistico per correggerlo
Non va oltre le cronache locali, la notizia del ragazzo #teppautistico di Treviso: eppure c’è la violenza dei calci e dei pugni. E c’è l’assurdità di chi li sferra: gli operatori della cooperative sociale. E c’è la drammaticità del luogo in cui questa barbarie è avvenuta: il pulmino del centro di riabilitazione. Ma cosa serve perché una notizia del genere finisca non solo nelle pagine di cronaca del Corriere del Veneto, o del Giornale di Vicenza, o del Gazzettino? Proviamo almeno qui a dare al triste caso la dignità di notizia nazionale, raccontando i pochi fatti noti fino a questo momento.
Da una parte ci sono due operatori di una cooperativa di Castello di Godego, dall’altra c’è un ragazzo di 21 anni #teppautistico: forse un po’ agitato, quel giorno, mentre il pulmino accompagnava lui e altri ragazzi disabili al centro di riabilitazione. Ha avuto, pare, una delle sue crisi, quelle a cui dovrebbe essere abituato e preparato chiunque si occupi di autismo. E così gli operatori l’hanno fatto scendere dal pulmino e, sotto gli occhi di tutti gli altri, lo hanno preso a calci e pugni, colpendolo al torace e anche in testa, con una bottiglia d’acqua. Sono pochi i dettagli, ma bastano a far venire la pelle d’oca. IE fa venire la pelle d’oca anche il capo d’accusa in base a cui ora i due sono indagati: “abuso di mezzi di correzione”. Sì, perché a quanto pare quelle botte servivano per scongiurare una crisi autolesionista, che evidentemente gli operatori paventavano. Il #teppautistico, insomma, va “corretto”, in un modo o nell’altro. Attenti, però, a non abusare…