Pensare Ribelle

Ricordiamoci di scongelare la mamma frigorifero

mamma frigorifero


Da sempre il ruolo materno è stato oggetto di studio. Nel caso dell’autismo si è parlato per trent’anni dell’influenza nefasta delle cosiddette madri frigorifero sullo sviluppo cognitivo-comportamentale dei propri figli.

Nonostante la teoria di Bettelheim sia stata definitivamente ricusata nel 1997, ancora è possibile sentirne i deboli influssi sull’opinione comune. È indubbio che la madre sia, in generale, il primo modello al quale fare riferimento, la figura che il neonato percepisce per prima attraverso i sensi, è colei a cui è demandato il compito di nutrire per la vita.

Nell’autismo è l’immagine speculare e spesso alcuni comportamenti-problema sono il risultato di stanchezza e frustrazione materna. Noi mamme lo sappiamo bene e questo è un altro di quei sensi di colpa che ci accompagnano da sempre.

Uno studio dell’Università di Tel Aviv[1] sostiene la teoria che il benessere della madre si traduca non solo in benessere del figlio ma in miglioramento delle abilità che vanno dal semplice lavare i denti e vestirsi a quelle più complesse del portare a termine compiti precisi e più articolati.

Una madre soddisfatta, con la giusta autostima, è in grado di affrontare al meglio le difficoltà relazionali del proprio figlio trovando nella gratificazione professionale il pensiero felice che la consola.

Non so se lo studio di questi ricercatori verrà mai considerato come il punto dal quale partire. A tutt’oggi la donna è costretta a lasciare il lavoro, a dedicarsi 24 ore su 24 al proprio figlio, a dimenticare la sua identità e sposare la malattia, a vivere un giorno dopo l’altro senza più la percezione del tempo, diventando essa stessa autistica.

Quando una madre, per una legge naturale, passerà a miglior vita, cosa capiterà al proprio figlio? Qual è il minimo sindacale di trattamento, empatia, dedizione di cui questi ragazzi hanno bisogno? Qual è il livello minimo di assistenza? Chi vigila o vigilerà sull’effettivo benessere, sulla qualità di vita che l’articolo 3 della Costituzione prevede?

L’ordinamento legislativo contempla tutto, tranne un controllo sulla qualità dell’assistenza che verrà prestata. Che garanzie abbiamo, noi genitori, che i nostri figli non faranno la fine di quelli di Grottaferrata? Attendiamo risposte, ma che abbiano un senso.

[1] https://www.sciencedaily.com/releases/2016/02/160216180254.htm


 

gabriellaGABRIELLA LA ROVERE

Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

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