Cosa fare

Quella scuola che non protegge il figlio Asperger di Alessia…

bulliAlessia è la mamma di un undicenne Asperger, altissimo  funzionamento. Ha letto, giorni fa, l’articolo pubblicato qui da Natalia Poggi: una cronaca-riflesiso0ne sui primi giorni di scuola, sulle difficoltà e le acrobazie da circense che sono richieste a chi ha un figlio #teppautistico. Perché il sostegno manca sempre, o quasi. L’assistenza pure. E, quando ci sono, difficilmente funzionano a dovere. Così arrivano gli orari ridotti, le “cortesie “ chieste ai genitori, che sempre devono “pazientare”, “comprendere”, “venire incontro”. In attesa che qualcuno comprenda loro e venga loro incontro.

equilibrista

Alessia aveva commentato quell’articolo, accennando appena le difficoltà che pure lei stava incontrando, con il suo undicenne Asperger. Le poche parole che ci ha scritto ci hanno incuriosito, così l’abbiamo contattata, chiedendole di dirci qualcosa di più. E’ stato come togliere il coperchio a una pentola piena di brodo bollente: quel brodo, in cui lei e tante famiglie sono ormai abituate – ma non rassegnate – a navigare, ce lo racconta così.

Mio figlio è un undicenne Asperger ad altissimo funzionamento, ha però grandi difficoltà nel gruppo, ed è molto più ingenuo della media dei suoi coetanei. Alle elementari veniva puntualmente fatto fuori da qualsiasi attività extra-scolastica (compleanni, uscite, pomeriggi al parco e giochi durante l’intervallo…). I compagni si rapportavano a lui come con un “pazzo/stupido”. E lo chiamavano proprio così . Fatica a mantenere l’attenzione per lunghi periodi, un po’ per le difficoltà sensoriali, un po’ perché reggere 8 ore in un ambiente che percepisci come ostile, non deve essere semplice. Inoltre, ha difficoltà nella gestione operativa del lavoro (prendere il quaderno giusto, scrivere tutti i compiti che gli vengono assegnati e via dicendo).

stupidoIo non sono quel tipo di genitore che definisce il proprio figlio “speciale” in quanto neurodiverso. Anzi, devo dire che digerisco a fatica questo tipo di appellativo, sono cosciente del fatto che se il gruppo stenta ad accogliere mio figlio,  dipende ANCHE dalla sua (involontaria) incapacità di relazionarsi in modo corretto.  Ma allo stesso tempo, mi dico che almeno tra adulti e soprattutto nei luoghi deputati alla formazione, bisognerebbe tenerne conto, e magari aiutare questi ragazzi  ad entrare in relazione con il gruppo e anche a discernere lo sfottò dallo scherzo bonario. Cosa che lui, per il momento, fatica a comprendere in maniera autonoma. Ma ci stiamo lavorando.

Insomma, le elementari non sono state una passeggiata, per il figlio di Alessia, spesso preso di mira dai suoi compagni

A volte erano “solo” offese verbali, a volte offese fisiche, tanto che in quarta presa-in-giroelementare, quando ormai stava diventando normale mettergli le mani addosso, sono intervenuta in maniera molto pesante, abbassandomi al livello di dover scuotere fisicamente un genitore per fargli comprendere che ero davvero esasperata dalle continue prese in giro e dai lividi che il suo pargoletto procurava abitualmente al mio (in quell’occasione era uscito da scuola con dei graffi profondi sul collo che sanguinavano e le maestre insistevano con il dire che non era accaduto niente)… E non ne sono fiera, anzi, me ne vergogno parecchio, ma non avevo alternative! Di base c’erano due gruppi: da una parte lui soltanto, dall’altra tanti, tantissimi suoi compagni, facevano fatica perfino a rispondere al suo saluto.

facia-nel-piattoUn giorno,  a mensa, un compagno  gli chiese “dai, fammi ridere, metti la faccia dentro al piatto”… Mio figlio, incapace di intuire la malizia di questa richiesta ed entusiasta dall’improvvisa quanto e insperata attenzione di uno dei “leader” della classe, ha eseguito alla lettera la scherzosa richiesta… Ovviamente è stato punito dalla maestre (che solo dopo hanno avuto la brillante idea di chiedergli perché lo avesse fatto), ed è stato oggetto di risatine e gomitate da parte dei bambini in mensa… Questo è solo uno dei tanti episodi, e nemmeno il più grave, ma in cinque anni di elementari nessuno del corpo docenti, né tantomeno il Dirigente Scolastico usavano la parola “bullismo”. Anzi, guai a pronunciarla! Nel loro istituto queste cose non accadono: certamente eravamo noi genitori ad essere iperprotettivi e troppo ansiosi…

Ma perché tanta inimicizia?

ragazzo-soloMio figlio non piace perché si interessa ad argomenti “strani”: a lui piacciono Dante, Boccaccio, passa ore infinite a disegnare le sue storie fantastiche con personaggi di fantasia inventati da lui. Non piace perché è ingenuo e se tu sei gentile con lui, lui ti vuole bene e basta. Non piace perché si perde ad osservare un dettaglio che per gli altri non ha senso, non piace perché non ama il calcio e l’unico giocatore che conosce è probabilmente Francesco Totti… E’ diverso dalla massa. E alla massa ciò che esce dalla “norma”, ciò che non ricorda precisi schemi, non piace… E’complicato e allora perché perderci tempo? Si fa prima a chiuderlo dentro ad una bolla e poi magari il due aprile si fa finta di preoccuparcene..

Ora le elementari sono finite, sono iniziate le medie. E la mamma ha provato a correre ai ripari…

Durante il glh operativo ho richiesto la presenza di tutte le figure preposte all’inserimento di mio figlio nella nuova scuola (le vecchie maestre, il vecchio sostegno, il referente del sostegno della nuova scuola e la responsabile dello sportello psicologico). Due ore di incontro, in cui addirittura le maestre (finalmente) segnalavano che era sconsigliatissimo inserirlo con i vecchi compagni, sopratutto con alcuni ragazzini. A scanso di equivoci e per preservare la serenità del ragazzo, ho chiesto a chiare lettere di garantirmi che ciò non sarebbe avvenuto, altrimenti avrei potuto tranquillamente cambiare Istituto ed evitare grattacapi a tutti. Ci mi assicurarono che sarei stata accontentata e raccomandarono di lasciare mio figlio in quel plesso, come  garanzia di “continuità didattica”. Per sicurezza, nella domanda di iscrizione ho rinnovato la mia richiesta, indicando chiaramente soltanto il nome del “leader” che più si era accanito contro di lui. Qualche giorno prima dell’inizio di scuola, escono le liste delle classi: mi accorgo che uno dei ragazzi segnalati durante il glh è presente nella lista , ma mi dico “ok, non posso pretendere che facciano la classe a mio esclusivo piacimento”, quindi decido di soprassedere e chiedo solo conferma che quella lista sia definitiva. Mi dicono di si.

primo-giorno-scuola

Arriva il primo giorno di scuola: solo in quel momento apprendiamo che sono stati fatti dei rimescolamenti: a questo punto i compagni indesiderati diventano tre. Cerco di parlare con il nuovo Dirigente (che anche quest’anno è solo reggente, il che significa che l’anno prossimo ne arriverà uno nuovo e tutto questo fin quando il ministero non si deciderà ad aprire il nuovo concorso per i Dirigenti) e rispondono che non hanno idea di quando potranno ricevermi. Mi ripresento il giorno seguente e riesco a parlare con la responsabile della didattica, la quale ascolta le mie ragioni e mi dice che farà il possibile per verificare la situazione e trovare una soluzione. Chiedo che venga tirato fuori il verbale del glh operativo, e solo in quell’istante scopro che nessuno si è premurato di segnalare i nomi dei ragazzi con i quali non avrebbe dovuto condividere il nuovo percorso scolastico. E si parla poco di questo aspetto, che per me invece era fondamentale.

Ma i problemi non finiscono qui

Pur avendo inoltrato regolare richiesta di sostegno e dell’assistente alla comunicazione (dato che sapevo in anticipo che le ore di sostegno sarebbero state ulteriormente dimezzate), la situazione è ancora in alto mare. Mio figlio non ha né l’uno né l’altro. In questo momento sono abbastanza serena, perché sembra che i nuovi compagni lo abbiano accolto bene e lui è più interessato alle materie . Ma rimane il fatto che, ad oggi non sappiamo quando arriverà l’Aec e per il momento ha una prof di sostegno “in prestito”, che gli viene affiancata quando possibile… Questa cosa mi indigna non tanto per la situazione di mio figlio, che è effettivamente meno delicata di tante altre, ma perché so con certezza che riguarda la maggior parte dei ragazzi che necessitano di sostegno. Addirittura ci sono genitori costretti a tenere a casa i propri figli per l’impossibilità di lasciarli senza una figura di riferimento che se ne faccia carico. La scuola per questi ragazzi non rappresenta solo un’occasione di formazione didattica: è sopratutto l’unico luogo in cui la maggior parte di loro ha la possibilità di frequentare altri coetanei. Perché finito l’orario di certo non verranno invitati a studiare o uscire con qualcuno dei compagni. Trovo veramente crudele quello a cui stiamo assistendo in questi giorni.

La conclusione non può che essere amara…

Avevo chiesto poche cose ma chiare: “una classe nuova in cui poter ricominciare da zero”. Avevo fornito tutti i documenti necessari, insieme all’aggiornamento della diagnosi, in cui è presente una relazione dettagliata sui punti di forza e sugli aspetti su cui lavorare o le aree di maggior difficoltà. Ho l’impressione che resteranno carte inutili, perché per il momento non vedo alcuna promessa mantenuta e nessuna garanzia. Cerco di restare ottimista e mi dico che non devo mettere limiti “alla provvidenza”. Ma mi sembra davvero assurdo che dobbiamo ancora affidarci a questa, quando esistono leggi e tutele precise per i nostri figli.

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