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Bulli a scuola contro un disabile: i genitori contestano la nota dell'insegnante

bulli Due ragazzini di 11 anni spintonano e tentano di togliere i pantaloni ad un compagno disabile. Una professoressa se ne accorge e mette loro una nota sul registro informatico. Un comportamento sbagliato ed una giusta decisione per correggerlo. Peccato che i genitori non riprendano i propri figli ma l’insegnante, rea di non aver capito quello che era solo, un seppur stupido, gioco e di rischiare di macchiare la reputazione dei propri “simpatici” ragazzi. Risultato: la professoressa viene isolata anche dal preside che, chiamato in causa, interviene, annullando la gita di inizio anno per l’eccessiva esuberanza durante gli intervalli, senza menzionare il caso che rimane un’occasione persa per la scuola, per gli studenti e per i genitori di capire i limiti di un atteggiamento corretto e rispettoso verso i ragazzi disabili.

Ci sono genitori che pubblicano lettere contro i professori per i troppi compiti assegnati ai propri figli, lodando la volontà materna e paterna a non farli fare; ci sono quelli che esortano a infrangere le minime regole scolastiche, invitando a vivere invece di perdere tempo sui libri e, da qualche settimana, ci sono anche quelli che giustificano atti di bullismo delle proprie creature ai danni di compagni disabili e si arrabbiano contro gli insegnanti che sbagliano a reprimerli.

Lontani dalla volontà di fare prediche sul recupero dei ruoli, preme però sottolineare che ci sono situazioni nei quali l’eccessiva protezione verso i propri figli rischia di creare danni agli stessi e agli altri. Il riferimento è alle madri e ai padri di due ragazzini di 11 anni di una scuola media di Torino, per loro spintonare e tentare di spogliare un coetaneo che non ha la forza di decidere e capire, è un gioco, un simpatico scherzo che non merita una nota, semmai un’alzata di spalle amichevole.

Quella a cui non si è limitata la professoressa che ha assistito alla scena tutt’altro che divertente. Dopo aver visto i suoi alunni deridere e spingere il compagno che evidentemente non dava cenno di partecipare, ma di subire, ha cercato di capire anche da lui se si trattasse di quello che a prima visto certo non sembrava un gioco condiviso. E poi ha fatto ciò che ogni insegnante consapevole del proprio ruolo dovrebbe fare: ha punito i due ragazzini, mettendo una nota sul registro elettronico che faceva riferimento ad un atto di bullismo. Mai si sarebbe aspettata che invece di ricevere le scuse delle famiglie e l’impegno a condividere un percorso necessario di confronto con i propri figli, le arrivassero critiche e rimproveri degli stessi, convinti, non solo dell’innocenza della prole, ma anche dell’errore della professoressa nell’interpretare in maniera eccessiva uno scherzo.

“La ringraziamo per l’informazione, ma visto che si trattava di un gioco, per quanto discutibile e da non ripetere, la invitiamo a non registrare la nota, vessatoria, sul registro di classe. Altrimenti saremo costretti a rivolgerci al dirigente”

genitori-iperprotettiviAncora più netta la ripresa dell’altra madre, insegnante nella stessa scuola ed anche responsabile dell’inclusione deglistudenti disabili nella scuola: “Si tolga subito la nota o ne va della reputazione dei nostri figli”

Alla professoressa non resta che rivolgersi al preside, non per evitare che lo facciano prima i genitori, ma per trovare insieme una soluzione per ristabilire i giusti comportamenti in classe e fuori.

La risposta in questo quadro di Escher nel quale sembra che tutto vada al contrario è purtroppo debole : “ si annulla la gita di inizio anno perchè vi comportate male durante l’intervallo.” Questo comunica il preside a tutti gli alunni della scuola, convocati in palestra, senza menzionare nemmeno il caso del compagno disabile deriso e spintonato, senza alcun invito ad avere maggiore attenzione, cura e rispetto degli altri.

All’insegnante delusa e amareggiata non rimane che uno sfogo consegnato a La Stampa:

«Se ho deciso di raccontare questa storia è per sottolineare come, in queste condizioni, sia diventato impossibile tutelare la professione dell’insegnante e la deontologia professionale. Quel che più fa male, dopo anni dedicati a questo mestiere che è anche una missione, è vedere come certi genitori vogliano proteggere i proprio figli anche quando sbagliano. Lasciandoli disarmati e non educandoli ad assumersi le loro responsabilità».    

Noi però le diciamo GRAZIE PROF e speriamo che la sua attenzione e determinazione non rimanga un caso isolato, oppure qualsiasi campagna contro il bullismo, anche la più efficace, rimarrebbe un esercizio di stile rispetto ad una qutodianità che vede ragazzi da proteggere abbandonati ( sarà un caso che gli unici a non intervenire in questa storia siano i genitori dello studente disabile) e ragazzi da correggere, difesi non solo dalle famiglie, ma anche dalla scuola.

A questo punto sarebbe impossibile distinguere chi sono veramente i bulli.

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