L'odissea scolastica del teppautistico Matteo. Se lo merita il diploma?
Patrizia ha un figlio #teppautistico che, come lei, a scuola ne ha viste di tutti i colori: insegnanti di sostegno che oggi ci sono domani no, assistenti che cambiano da un giorno all’altro, ritardi, assenze e tutto quello che può servire a rendere la scuola più complicata e meno inclusiva che mai. Qualche giorno fa ha scritto una lettera al sindaco della sua città, Giorgio Gori. Sì, perché Patrizia vive a Bergamo e, quando si tratta di includere a scuola un #teppautistico, i problemi sono gli stessi, tanto a Nord quanto a Sud. E ora che a Matteo, dopo tanto penare, dopo tanto sottrarre, vogliono negare perfino il diploma, ora Patrizia è davvero indignata. E lo scrive chiaro e tondo nella lettera che pubblichiamo interamente: il resoconto dettagliato di una vera e propria Odissea scolastica, alla ricerca di un’inclusione sempre promessa e sbandierata ma mai veramente assaporata.
Sig. Sindaco Giorgio Gori,
Io e mio marito vorremmo invitarLa alla grande festa che organizzeremo per la consegna del diploma di terza media di nostro figlio Matteo. Solo che a Matteo il diploma non glielo vogliono dare. Matteo è un ragazzino di 14 anni. È affetto da un disturbo dello spettro autistico, da un disturbo ossessivo compulsivo e da ritardo mentale lieve. Vorremmo raccontarLe il suo iter scolastico.
Capitolo 1. Le Elementari
Matteo ha cominciato la prima elementare a 7 anni, avendo frequentato la scuola materna per 4 anni. In prima elementare era affiancato da un’assistente educatrice per 10 ore la settimana. Il primo anno di scuola si fermava a mangiare in mensa e usciva tutti i pomeriggi alle 16. Il secondo anno è avvenuto il primo peggioramento e abbiamo pensato di toglierlo dalla mensa per ridurgli lo stress. Io sono stata costretta a lasciare il lavoro. Quell’estate Matteo ha avuto un altro, molto più grave peggioramento. Aveva pensieri e comportamenti bizzarri, a seguito dei quali non riusciva più ad uscire di casa.
Il terzo anno è riuscito a frequentare solo la mattina, dalle 8.30 alle 12.30 ed è stata introdotta la figura dell’insegnante di sostegno e avviata una programmazione personalizza. Matteo ha smesso di andare alle gite, di partecipare a momenti di condivisione all’ interno della scuola. La nuova insegnante di sostegno, oltre ad essere assente spesso, non era riuscita ad instaurare un buon rapporto con Matteo e aveva invece rovinato il rapporto creato con la sua assistente educatrice. Durante un intervallo ha subito bullismo da parte di due compagni di classe. Fatta segnalazione, la scuola è intervenuta convocando d’urgenza i genitori dei due compagni.
Il quarto anno Matteo, a seguito di un ulteriore peggioramento, è stato ricoverato 8 giorni presso La nostra famiglia di Bosisio Parini. La diagnosi alla dimissione era di psicosi attiva. Matteo sentiva una voce che gli parlava. È stata cambiata la terapia farmacologica. La voce che sentiva aveva, ovviamente, peggiorato il suo andamento scolastico, essendo presente anche in classe. Il quinto anno Matteo non è mai riuscito ad entrare nella sua classe, essendo terrorizzato dal contatto con altre persone. Nel frattempo i rapporti con l’insegnante di sostegno e l’assistente educatrice si erano deteriorati.
Capitolo 2. La scuola Media
Attualmente Matteo sta frequentando la terza media. I suoi primi giorni di prima media non aveva né insegnante di sostegno né assistente educatrice. Sono stata in classe insieme a lui. Dopo una settimana sono arrivate un’assistente educatrice nuova e un’insegnante di sostegno nuova. Quest’ultima, essendo ‘avente diritto’, dopo una decina di giorni cambiava idea ed accettava una supplenza annuale.
Nuova insegnante di sostegno, naturalmente non specializzata, ma anche lei ‘avente diritto’. Non ha esperienza e non riesce a gestire Matteo, arriva a chiedermi di tenerlo a casa da scuola perché lei non ce la fa. Nel frattempo l’assistente educatrice, una ragazza di 20 anni, tutti i sabato mattina è assente e Matteo, in 4 settimane, deve conoscere 4 assistenti educatrici nuove che la sostituiscono. Al quinto sabato consecutivo di assenza, sostituiamo l’assistente educatrice con una nuova figura. Si rivela un’ottima persona per Matteo, che ormai riesce a frequentare solo per 3 giorni la settimana per 3 ore e sempre esclusivamente fuori dalla sua classe. A febbraio le crisi sono continue, Matteo vive in un continuo stato di angoscia e non riesce più ad andare a scuola.
Il secondo anno ci viene assegnata un’insegnante di sostegno di ruolo che, l’anno prima, aveva rifiutato di lavorare con Matteo. Il rapporto che instaura con Matteo è pessimo. Lei lo costringe a stare in classe anche per 5 ore consecutive, nonostante le diverse indicazioni della neuropsichiatra, perché dice di dover verificare lei stessa come stanno le cose. Dopo pochi giorni Matteo ha continue crisi e si rifiuta di andare a scuola. Decidiamo per un cambio di scuola. Matteo ha una nuova assistente educatrice, nonostante quella dell’anno precedente avesse instaurato un ottimo rapporto con lui. Ci opponiamo ma niente.
Con questa nuova assistente educatrice Matteo non riesce a stare. Lei, durante una riunione, definisce Matteo “pazzo” e che, spesso ” gli monta la carogna e dà di matto” (il tutto è documentato ). Il 1 dicembre arriva l’insegnante di sostegno, non specializzata, ma che riesce ad instaurare un ottimo rapporto con Matteo.
Termina l’anno scolastico solo con l’insegnante di sostegno. Quest,anno l ‘insegnante di sostegno dell’anno scorso non è più disponibile e non si hanno notizie di una nuova insegnante di sostegno, perché la scuola ci dice che è tutto un caos sul fronte sostegno. Nel frattempo è rispuntata l’assistente educatrice con cui Matteo va d’accordo: sta frequentando 9 ore la settimana con la sola figura dell’ assistente educatrice.Oggi la scuola ci informa del fatto che sarebbe intenzionata a non dare il diploma a Matteo , ma solo un certificato di competenza perché, senza insegnante di sostegno, non ci sarà una preparazione adeguata e poi Matteo, a causa della sua patologia, non riuscirà mai a sostenere l’esame finale. Inoltre, sostengono, ha frequentato solo 9 ore la settimana. Insomma non se lo merita il diploma. Noi ci opponiamo. Ma, secondo lei, Matteo se lo merita il diploma?
La mamma e il papà di Matteo