Il Times contro Apple e Amazon. Vendono il film su autismo e i vaccini
Quanto si può guadagnare sulla bugia, sconfessata dalla comunità scientifica internazionale, del legame tra vaccini e autismo? Alle schiere di anti vaccinisti, santoni e fattucchiere che negli anni hanno fatto fortuna predicando il fantomatico nesso, si uniscono, secondo il Times, anche Apple e Amazon che vendono online il documentario dell’ex medico Andrew Wakefield. Nel Regno Unito si è sollevata la reazione indignata, condivisa, di medici ed associazioni che si occupano di autismo: “non si può lucrare diffondendo falsi allarmi fra i cittadini!” Intanto in Italia, Vaxxed e numerose altre fonti di disinformazione sul tema rimangono libere e gratuite, suscitando poche reazioni nell’opinione pubblica.
Il Times pubblica il tariffario per comprare il documentario di Andrew Wakefield attraverso Apple e Amazon. Poche, ma sempre troppe sterline, richieste per diffondere le teorie, di comprovata falsità, che potrebbero comunque continuare a mietere dubbi sui presunti collegamenti tra vaccini e autismo. Amazon Instant Video lo offre a meno di una sterlina, Apple iTunes a 6,99 sterline e On Vimeo a 3,17. La comunità scientifica britannica insorge, assieme ad attivisti di associazioni che si occupano di autismo.
Edzard Ernst, docente emerito di medicina alla Exeter University, ha dichiarato allo stesso Times:
“quel documentario presenta dati sbagliati e non va diffuso. Chiunque, persona o azienda, cerchi di far soldi allarmando la gente e mettendo in pericolo la salute pubblica non e’ solo immorale è anche irresponsabile e spregevole”.
Fu proprio un giornalista del Times, Brian Deer a smascherare la truffa dell’ex medico Wakefield, scoprendo come dietro la sbandierata ricerca della verità ci fosse in realtà sola una questione di soldi.
Come ben riportato dal professor Roberto Burioni.
Da due anni era su libro paga di uno studio legale che gli aveva versato 435.643 sterline come consulenze sperando di fare soldi con le cause contro lo stato e poco prima della pubblicazione del lavoro falso aveva depositato un brevetto (vedi foto) per un nuovo vaccino contro il morbillo (che avrebbe dovuto sostituire quello in uso se la sua truffa fosse riuscita) e fondato una azienda, la Immunospecifics Biotechnologies Ltd, che avrebbe dovuto produrre e vendere il nuovo vaccino. Indovinate chi era il direttore di questa azienda? Il padre di uno dei dodici bambini dello studio. Per non farsi mancare niente addirittura sperimentò su questo bambino il suo nuovo vaccino senza autorizzazione e senza neanche dirlo al pediatra che lo seguiva.
Un bravissimo giornalista del Times (il Times di Londra, non informareperresistere o cose del genere), Brian Deer, smascherò la truffa. Wakefield lo denunciò per intimidirlo, ma perse la causa talmente male da essere condannato a pagare una valanga di spese legali. Non contento, provò a denunciarlo negli USA, ma anche lì perse la causa e rimediò dal tribunale una sonora bastonata.
Non sappiamo come risponderanno i colossi del web alla denuncia del Times e alle reazioni della comunità scientifica e delle associazioni. La difesa della scienza che è tutela di chi ad essa si affida per avere risposte e cure è una battaglia che dovrebbe superare i confini reali e anche virtuali. Considerando che online si possono somministrare cure senza lauree e illudere chi è più debole con teorie false e pericolose, ben venga la denuncia della stampa inglese a risvegliare le coscienze pure di noi italiani, che lasciamo che tutto circoli gratis.
Roberto Burioni ha dichiarato: “la scienza non è democratica”, vicini alla sua convinzione, non possiamo rassegnarci a quella che invece sembra la “democrazia delle bufale”.