Il 2 aprile Rai con gli autistici del mondo capovolto che emettono lucine
“Autismo. Conoscere vuol dire comprendere”: è questo lo slogan e il titolo scelto anche quest’anno dalla Rai e dalla Fia per il video che celebrerà il prossimo 2 aprile. Come lo scorso anno, la realizzazione dello sponsor è stata affidata alla Lighcut film.
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La regia è di Daniel Marini, già noto per i successi ottenuti al Promax Europe Awards 2017, con progetti come lo spot per la 73° Mostra di Arte Cinematografica di Venezia. L’Art Direction è di Andrea Tubili, che ha seguito e supervisionato tutte le fasi della realizzazione dello spot, dall’Animatic al Compositing, dalla ricerca di stile alla finalizzazione del prodotto.
Il supervisore all’Animazione è Marco Sebastiani ed ha lavorato a stretto contatto con un team di animatori: Rocco Venanzi, Ruben Pirito, Linda Kelvink.
Il montaggio è di Umberto Pomo ed il Mix e Sound Design di Lightcut Film.
La Lighcut film, per chi non lo ricordasse, è la stessa società che firmò lo spot della “bolla”, che ebbe un gran successo, aggiudicandosi anche un premio prestigioso, ma suscitò non poche perplessità. Quest’anno la bolla è scoppiata, o comunque non c’è più: il bambino autistico è comunque in un pianeta lontano, peraltro a testa in giù, solo e non troppo allegro. Finché una fanciulla non prende il volo e lo raggiunge. E inizia a lanciare insieme a lui piccole stelle luminose.
IL COMMENTO: ANCORA IL BAMBINO CHE VIVE SU UN ALTRO PIANETAQuest’anno lo spot della Rai per celebrare il 2 aprile si intitola “Conoscere per comprendere”. A una visione superficiale viene da chiedersi se l’oggetto della conoscenza non siano in realtà i meandri della mente di chi ha ideato questo filmato. In pratica, conoscere che razza di ragionamento ha fatto per comprendere dove vuole andare a parare. C’è un bambino che vive su un altro pianeta, per di più capovolto, non parla ma lancia in maniera metaforica delle stelle che arrivano un po’ dove capita. Che bello! Deve trattarsi di una trasposizione poetica di quella volta che mia figlia, in preda a un attacco di rabbia, lanciò dal finestrino della macchina in corsa il suo paio di sandali. Mi piace poi questa visione così aulica che vede il piccolo, separato da tutti gli altri, con questo sguardo fiero, consapevole del messaggio insito nel lanciare le stelle che è di rassicurare la platea e soprattutto i genitori che da poco tempo si trovano ad affrontare l’autismo del figlio. Niente di preoccupante! L’autismo è uno stato di beata incoscienza, confinato all’infanzia, dove il cielo è blu, i prati sono verdi e c’è sempre il sole. Al 18esimo anno, il bambino che lancia le stelle prende un’altra orbita e scompare per sempre mentre in sottofondo si sentono le note di “Space Oddity” Gabriella La Rovere (Madre di Benedetta, Medico, Scrittrice, Autrice e interprete teatrale) |