I 4 autistici soli e la torre sbilenca
Mi è arrivata una foto delle vacanze di Tommy, che è assieme a Bobone, Alberto e Jose, i suoi amici di sempre. Nella foto i quattro sembrano aver espugnato un’antica torre sbilenca, o forse è il rudere che sembra guardare loro e sorridere, riconoscendoli suoi fratelli nell’asse eccentrico. Ognuno dei quattro ragazzi ha gli occhi rivolti verso un punto differente dell’orizzonte, fa parte della loro natura non avere punti di vista omologabili. Ciò che attira gli sguardi autistici è invisibile alle nostre pupille annebbiate, corrotte per il continuo sforzo a mantenersi accordate all’unisono visionario.
Potrei immaginare i quattro in un isola perduta, al culmine di una cima a picco sul mare, sulla duna più superba di un deserto sterminato. Qualunque luogo pensassi sono certo che in quel posto stanno bene, anche se desolatamente soli. Nella foto almeno è chiaro e visibile il vuoto che hanno attorno per tutta la vita. E’ come se in questa immagine qualcuno avesse nascosto i livelli che compongono il quadro più consueto del loro esistere, invece che tra quella sterpaglia salmastra potrebbero stare seduti in silenzio tra i banchi di scuola, a passeggio per le strade della loro città, stesi sul divano di casa, nella camerata del centro caritatevole che li accoglierà quando noi non esisteremo più. Nulla cambierebbe, sarebbero comunque soli come in questa foto.
Il resto del mondo è sempre fuori, proprio come in questa foto, anche se continua a esistere. E’ il mondo fatto di gente che parla, si abbraccia, si cerca, si sfugge, si spia, si invidia, si seduce, si insulta, si confida, si conforta, si tradisce, ma sempre su un velo trasparente dove gorgoglia il bulicame che a loro non appartiene. Noi lo vediamo e noi ne siamo coinvolti, loro lo attraversano come se fosse una scossa elettrica che pizzica sulla pelle. Della presenza leggera di quattro ragazzi balzani si è sicuramente accorta l’antica torre, forse perché è nata per essere sentinella. Magari non si ricorda più che il suo compito è avvistare i saraceni devastatori, c’è da capirla, da secoli può guardare solo le devastazioni che avvengono alle sue spalle.