Ikea licenzia una lavoratrice, mamma di un bimbo disabile con la 104. Non poteva attaccare lavoro alle 7 del mattino
Scoppia il caso di Ikea che licenzia una lavoratrice, madre separata con due figli di cui uno disabile, perché non può cominciare a lavorare alle 7 del mattino. La donna che lavora nell’azienda svedese da 17 anni in azienda aveva accettato uno spostamento di ufficio ma i nuovi orari di lavoro non erano compatibili con le sue necessità: due figli, il più piccolo è disabile. In solidarietà con la donna, Marica Ricutti, 39 anni, i colleghi di Corsico hanno scioperato oggi per due ore e al termine di un’assemblea hanno deciso per il 5 dicembre un presidio davanti al luogo di lavoro. La vicenda si svolge nel punto vendita alle porte di Milano. La donna aveva chiesto all gruppo svedese di andarle incontro per gli orari. All’inizio Ikea avrebbe dato l’assenso ma poi l’atteggiamento sarebbe cambiato. A Marica è stato contestato l’orario che faceva prima (con inizio alle 9 di mattina) e che aveva adottato nel nuovo reparto. La settimana scorsa è arrivato il licenziamento in tronco essendo venuto meno il rapporto di fiducia con la lavoratrice (che ha invocato l’articolo 18) in due occasioni nella quali la donna si è presentata al lavoro in orari diversi da quello previsto.
«All’inizio mi hanno detto di sì e che non ci sarebbero stati problemi. Poi le cose sono cambiate» svela in un’intervista a La Repubblica. Gli orari a cui la donna era abituata si sono presto trasformati in turni, anche a partire dalle 7 del mattino. Una nuova organizzazione di vita lavorativa e privata che per Ricutti era complicato rispettare: proprio lei che usufruiva già della legge 104 che tutela l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate. Dopo la richiesta di maggiore flessibilità, racconta ora, «Ho deciso di fare gli orari che facevo nel vecchio posto». Il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova in un post su Twitter ha chiesto all’azienda di mobili svedese di ripensarci. Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati del Partito democratico, ha fatto sapere di aver depositato una interrogazione parlamentare “per chiarire le motivazioni che hanno spinto Ikea a licenziare” la donna.