Buco Nero

Ricordiamoci anche di Kelli, autistico di 3 anni scappato di casa a luglio e annegato

Un mese prima della  scomparsa di Iushra Gazi , era già accaduto che un bambino autistico di tre anni fosse “sparito” e purtroppo in quel caso la certezza dell’esito tragico della fuga è stato quasi immediata.  Una nostra lettrice ci ha segnalato un articolo del Corriere del Veneto del 7 luglio dove si racconta della scomparsa del piccolo Kelli Kouyate, figlio di una coppia di immigrati della Costa D’Avorio che si era stabilita a Bassano del Grappa. Kelli è scomparso all’improvviso da casa una mattina uscendo scalzo, è stato ritrovato affogato in un canale del Brenta.

Le cronache spesso, quando parlano di bambini che scompaiono non si soffermano sul particolare di una possibile neurodiversità, ma alla luce del nostro progetto di un localizzatore specifico per autistici è importante cercare, anche a ritroso nel tempo, tutte le informazioni che potrebbero essere utili a chi sta compilando un’analisi dettagliata della situazione nel nostro paese.
Come abbiamo già scritto non esiste in Italia  una letteratura scientifica specifica sul rapporto tra la condizione autistica e la possibilità di una scomparsa, al momento ci basiamo su studi fatti alle estero.

ANCORA DATI SUGLI AUTISTICI CHE SCAPPANO

Ci sarebbe molto utile se chi ci legge potesse aiutarci a “ricordare” anche altri casi di autistici fuggiti o scomparsi, anche quelli che sono poi stati felicemente ritrovati. Sarebbe ancora più importante che ci descriviate esperienze dirette di scomparse di persone autistiche che avete vissuto in famiglia. Al momento chi volesse collaborare  scriverci alla nostra mail, presto metteremo in campo degli strumenti più specifici per raccogliere informazioni sulle scomparse di autistici. 

                                                              redazione@pernoiautistici.com



Bimbo annegato nel canale, la procura indaga la madre

Il dolore dei genitori: «In un attimo è sparito. Vogliamo vedere nostro figlio»

BASSANO «È stata come una magia. La mamma è andata a prendere le sue scarpe. Io mi sono girato per prendergli dell’acqua. Come ci siamo girati lui non c’era più». Le scarpine rosse sono ancora appoggiate sopra il tavolo della cucina. Kelli è uscito di casa scalzo giovedì mattina quando è stato inghiottito dai flutti del canale che lambisce il cortile della casa di via Prosdocimo a Bassano dove la famiglia viveva da appena nove giorni.

Il padre

Namory Kouyate, il papà del piccolo, è seduto sui gradini fuori dall’uscio di casa. Indossa una t-shirt con un leone disegnato. Non piange ma nel suo italiano ancora incerto non ha difficoltà a farsi capire, a spiegare di non essere ancora in grado di credere che suo figlio sia morto. Che Kelli non ci sia più. «Non posso credere che sia morto. Me lo hanno detto i poliziotti ma non è possibile, forse qualcuno lo ha portato con sé. Ora voglio vederlo». Qualche passo più in là anche la moglie di Namory, e mamma di Kelli, ventun’ anni, ascolta in silenzio. Tiene in braccio il fratellino più piccolo, di appena un anno e mezzo. Lo culla amorevolmente. Ancora non sa che la procura di Vicenza l’ha iscritta nel registro degli indagati. Un atto dovuto, un carico giudiziario che serve a fare piena luce su quello che è successo in quei minuti in cui il piccolo si è allontanato da mamma e papà. Gli accertamenti sono delegati ai carabinieri, che ascolteranno anche la mamma.

Un incubo

«All’esterno dell’abitazione – riprende Namory – c’erano tre persone, avevano già visto in passato mio figlio. Appena ci siamo accorti che era scomparso abbiamo chiesto a loro. Lo avete visto? Avete visto dove sia andato? Nessuno però è stato in grado di aiutarci. Subito abbiamo chiamato la polizia che è arrivata e tutti si sono messi a cercarlo. Io sono stato accompagnato al commissariato. Mi hanno fatto delle domande e quando sono stato accompagnato a casa i poliziotti mi hanno detto che Kelli era morto». Un lutto che il papà non riesce a concepire, prima ancora che a elaborare: «Il poliziotto mi ha detto di averlo visto. Di aver visto mio figlio morto. Mi chiedo perché non mi sia stato ancora permesso di vederlo. Se è morto ed è nelle braccia di dio io devo vederlo, noi siamo i suoi genitori».

L’indagine

Nel frattempo la magistratura, con il pubblico ministero di turno Hans Roderich Blattner, ha ordinato l’autopsia sul corpicino. Accertamenti che finiranno all’interno del fascicolo aperto ieri mattina in procura a Vicenza con l’ipotesi di abbandono di minore. Il piccolo presentava diverse escoriazioni al momento del ritrovamento, del resto il corpo esanime ha percorso quasi dieci chilometri tra i canali di derivazione gestiti dal consorzio di bonifica del Brenta. «Kelli non era uno che si allontanava, in questi giorni non lo aveva mai fatto. Non si era mai avvicinato all’acqua. Tutti dicono che lui fosse malato ma io sono convinto che prima o poi anche lui avrebbe parlato in fretta. In Africa è pieno di bambini che all’inizio sono più lenti a parlare».

I problemi di salute

Kelli era affetto da un disturbo dello spettro autistico. Nulla che agli occhi di un genitore possa rendere il proprio figlio meno speciale. «Da un anno e mezzo avevamo ottenuto il permesso di soggiorno. Eravamo felici». Una serenità trascinata nel canale assieme a Kelli e alla speranza che si faceva strada dopo un viaggio interminabile dalla Costa d’Avorio, fino all’Italia. Proprio durante quel viaggio era nato Kelli, sulle coste dell’Algeria. Superate le acque del Mediterraneo ad essergli state fatali sono state quelle più placide e rassicuranti di un canale di derivazione del fiume Brenta.

.

Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio