Pensare Ribelle

Biagio il “rimorchione” da spiaggia. Ecco l’autismo che non ti aspetti

Biagio con la mamma Simona

Gli adolescenti di Praia a Mare (non tutti ovviamente perché alcuni lo sanno già) non si rendono conto del privilegio che hanno ad  incontrare sul viale dello struscio, all’ora della passeggiata, Biagio, un bel ragazzone di 16 anni con i riccioloni castani e gli occhi verdi,  che li ferma semplicemente per salutarli, sciorinando i loro nomi e cognomi, a volte quelli dei loro fratelli o sorelle, la scuola di appartenenza e perfino la classe e la sezione dove studiano.

Biagio ha una memoria di ferro e quasi mai sbaglia: scruta all’orizzonte il gruppetto che s’avvicina e improvvisamente mette in azione la sua agenda personale in un cassetto recondito del cervello, et voilà ecco la schede di uno, due, tre e anche quattro compagni di scuola, amici di catechismo, vicini di casa, di ombrellone, nipoti di terza generazione degli amici di famiglia ecc. ecc. Chi lo conosce ricambia i saluti con simpatia e s’intrattiene qualche minuto a parlare del più e del meno. Chi non se lo ricorda proprio e non si aspetta un abbordaggio simile magari si allarma ma poi si fa subito conquistare dall’innocenza di questo ragazzo  così entusiasta di averlo incontrato.

Chi osserva la scena resta rapito da tanta bellezza e semplicità. Biagio è come un libro aperto: cerca la compagnia dei suoi coetanei, magari gli piacerebbe passeggiare insieme a loro ma soprattutto è fiero della sua capacità di relazionarsi perché li riconosce come individui,  uno diverso dall’altro, li chiama per nome e sa anche dove vivono e cosa fanno a scuola. La sua “conoscenza” enciclopedica non si esaurisce in un tempo breve e la storia di una persona si arricchisce sempre di nuovi elementi e dettagli incastonati in un mosaico di  tessere diverse.

Tutto questo è eccezionale perché Biagio è un ragazzo autistico e sfata il luogo comune che gli autistici non vogliono relazionarsi con il mondo dei “normali”. Piuttosto sarebbe meglio dire che non  riescono a farlo secondo i parametri della cosiddetta società normodotata ma quando trovano un loro canale di comunicazione, come è successo a Biagio, sono pronti a dimostrarti che anche loro vogliono stare nel mondo. E che a loro piace molto starci. E lo vorrebbero sempre di più.

Biagio ci dà una grande lezione, dunque. E’ un testimonial prezioso per chi, come noi genitori di autistici,  tenta di decifrare certi comportamenti dei propri figli che non sono di immediata comprensione, proprio a causa della loro difficoltà di comunicazione. Infaticabile “nuotatore di vasche” su e giù per il Corso principale della cittadina calabrese, come fa qualsiasi suo coetaneo, Biagio s’incanta davanti alle ragazze “in tiro” che passeggiano, con i capelli lunghi sciolti, truccate, curate e profumate. Innamorato della loro bellezza, frastornato dalla gioia di vivere che comunicano.  Senza volerlo intercetta  il gioco antico della seduzione fatto di sguardi fugaci e mette in atto le sue “strategie” giocando le sue carte. Molto spesso fa centro.

C’è quasi sempre un’Asia o una Giulia da poter salutare, poi il giro s’allarga e il carnet di nomi nella memoria si allunga.  Il Biagio, teneramente definito “autistico rimorchione”, è  uno spettacolo unico al mondo. Dietro il suo modo di rapportarsi si percepiscono anni di lavoro per forgiarlo alla vita. E’ commovente guardarlo in azione sulla spiaggia dove tra gli ombrelloni e i lettini “abborda” le sue coetanee semplicemente con un sorriso e un “piacere Biagio”. E già che c’è si ferma a parlare pure con mamme, zie, nonne al seguito della pulzella.

Biagio è anche un lavoratore. Insieme alla sua assistente Denise un paio di volte a settimana  studia l’arte del cameriere nel ristorante di un albergo. Per ora sta mettendo a punto l’apparecchiatura della tavola. Piatti, bicchieri, posate e tovagliolo. Presto darà lezioni anche a noi …


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