Sintomi gastrointestinali e profili evolutivo-comportamentali in bambini con disturbo dello spettro autistico
I disturbi gastrointestinali vengono spesso segnalati dai genitori di bambini con diagnosi di disturbo dello spettro autistico, anche in età molto precoce. Ad oggi, però, solo una piccola percentuale riceve una formale diagnosi gastroenterologica, dal momento che spesso i disturbi restano misconosciuti e dunque non sono trattati adeguatamente.
L’importanza del riconoscimento e del trattamento dei disturbi gastroenterici è fondamentale in quanto precedenti studi scientifici hanno trovato correlazioni tra il numero e la gravità di sintomi gastrointestinali e problematiche comportamentali, oltre a una riduzione della durata del sonno.
Nonostante l’importanza chiara del problema e le correlazioni evidenti, la prevalenza dei disturbi gastrointestinali tra le persone con autismo non è ancora chiara, a causa delle differenze scaturite dagli approcci metodologici differenti e alle variabili rilevate.
In questo contesto nasce e si svolge la ricerca del gruppo americano del “MIND Institute” dell’Università della California pubblicato ad Agosto 2020 sulla rivista “Autism Research”. Tale studio si propone di determinare la frequenza e il numero di sintomi gastrointestinali che interessano un ampio campione di bambini con disturbo dello spettro autistico (ASD) in età prescolare, confrontati con un campione di controllo di pari età a sviluppo tipico (TD), e di descrivere le differenze comportamentali e di sviluppo tra i gruppi, e in ultimo, indagare la presenza di eventuali associazioni tra sintomi gastrointestinali e differenze di genere. Più nello specifico si tratta di uno studio interdisciplinare, condotto su un campione di 255 bambini in età prescolare (di età compresa tra 2 e 3,5 anni) già con diagnosi di disturbo dello spettro autistico, confrontato con un campione di 129 controlli di pari età.
Nel complesso, i dati ottenuti, hanno permesso di dimostrare che, nell’ambito del gruppo ASD, non esistono differenze significative nella presenza di sintomi gastrointestinali e comportamenti problematici, ascrivibili a differenze di genere, capacità cognitiva e funzionamento adattivo. Risulta però dall’analisi dei dati, come la popolazione dei bambini autistici presenta sintomi di natura gastroenterica, quali diarrea, costipazione e gonfiore, con una maggiore frequenza ed intensità rispetto ai controlli: questo sembra essere causa di maggiori compromissioni a livello comportamentale e in particolare si evidenziano un aumento delle manifestazioni di auto-etero aggressività, dei comportamenti ripetitivi, insieme ad una compromissione attentiva e alterazioni del sonno. Di particolare interesse è il dato che ci suggerisce come a parità di sintomi gastrointestinali, anche i bambini a sviluppo tipico mostrano un aumento dei medesimi comportamenti problematici, sebbene di gravità complessivamente inferiore.
Le motivazioni eziologiche di tale vulnerabilità non sono ancora completamente comprese e probabilmente sono di natura multifattoriale, ma sarebbe importante ed auspicabile che gli operatori sanitari considerassero il fatto che le persone autistiche con sintomi gastrointestinali possano riportare manifestazioni cliniche atipiche e un maggiore impatto dal punto di vista comportamentale.
Per tali ragioni, riteniamo che l’identificazione precoce di tali sintomi consentirebbe di giustificare possibili aggravamenti comportamentali come espressione di alterazioni grastrointestinali e, di conseguenza, fornire alle figure genitoriali strategie efficaci per la cura e la gestione dei bambini, al fine di migliorarne la qualità di vita.
Attualmente si stanno intensificando gli sforzi per da parte della ricerca medica nel focalizzare l’attenzione sul sistema gastrointestinale, attraverso l’uso di strumenti di screening efficaci per l’identificazione di bambini con ASD che potrebbero trarre beneficio dall’integrazione ulteriore con una valutazione gastroenterica.
Un interesse prioritario riguarderebbe anche l’indagine della traiettoria evolutiva dei sintomi gastroenterici per identificare i bambini più a rischio di problemi cronici, oltre che l’associazione con profili comportamentali, di salute mentale e diverse altre condizioni mediche, specialmente nelle fasi di transizione all’età adolescenziale.
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