Felix Platter un pioniere dello studio sulla disabilità mentale
Il nome di Felix Platter (1539-1614) compare in molti lavori di storia della medicina. È stato il primo a descrivere il meningioma, ma non ha avuto la giusta attenzione riguardo l’enorme e pionieristico contributo sull’handicap mentale.
Platter veniva da una famiglia di medici. Il suo De corporis humani structura et usa venne pubblicato nel 1583 quando aveva quasi cinquanta anni e il suo lavoro più importante, Praxeos Medica, in tre volumi, vide la luce vent’anni dopo. Questo libro ebbe diverse edizioni e fu usato come testo universitario in quanto conteneva i suoi più importanti lavori sulla disabilità mentale e la psichiatria.
La storia dell’handicap mentale è spesso pensata a partenza dall’Illuminismo, con i lavori di Itard e Seguin. Esiste, però, un’iniziale storia dell’handicap mentale, sebbene questa sia oscurata dalla mancanza di una diagnosi precisa e dalla confusione con i sordomuti o con quelli con multiple anomalie congenite. La distinzione tra “quelli che sono nati stupidi e quelli che lo diventano” è generalmente datata in letteratura durante i regni di Edoardo I e Edoardo II.
Platter non fu un’eccezione isolata tra quelli che scrivevano di handicap mentale prima dell’Ottocento. Il De Anima Brutorum (1672) di Thomas Willis, tradotto successivamente in Due discorsi sulle anime dei bruti, conteneva un intero capitolo sul handicap mentale e John Locke (1690) confrontò quelli mentalmente handicappati con quelli che erano diventati pazzi.
Il capitolo di apertura del Praxeos Medica è intitolato “Della debolezza della mente” (imbecillitas mentis) che Platter definisce uno stato in cui la funzione intellettuale, il giudizio e la memoria sono inferiori a quelli di un uomo intelligente e laborioso. Questa può capitare in varie malattie, ma talvolta compare nelle persone che egli definisce non altrimenti malate, ed è di queste ultime che si occupa. Egli poi continua descrivendo varie cause di handicap mentale quali ferite alla testa, veleni e troppo studio. Talvolta la condizione risale all’infanzia e qualche volta accade per ragioni di età. Così, sebbene l’handicap mentale e la demenza siano raggruppate insieme, la differenza è chiaramente riconoscibile.
Un passaggio significativo nel quale Platter si riferisce al handicap mentale cita: Sebbene i termini di stupidità (stultitia), follia (moria) sciocchezza (fatuitas) e infantilismo (infantia) non si applicano tanto ai ragazzi, dal momento che non sono ancora dotati di giudizio, o agli uomini anziani, che diciamo stanno godendo una seconda infanzia (che nel loro caso è piuttosto una debolezza mentale più che un disturbo mentale), essi possono tuttavia essere attribuiti a tutte le età e a tutti gli uomini con questi stessi nomi, perché tutte le loro azioni umane sembrano sciocche. Erasmo nel suo “Elogio della follia” e Brant nel suo “La nave dei folli” hanno mostrato come questo capiti in altri stati degli uomini. Il termine stupidità, comunque, è propriamente applicato a coloro che sono realmente nati stupidi e sciocchi e che danno segnali di stupidità nella prima infanzia, gesticolando in un modo che è straordinario anche per i bambini. Essi non obbediscono prontamente né sono docili, con il risultato che essi spesso non imparano né a parlare, né ad eseguire qualsiasi altra azione nella quale è richiesto un minimo di applicazione. In certe regioni questo è un disturbo abbastanza frequente […] In aggiunta alla loro innata stupidità essi mostrano un volto deformato, talvolta con una testa abnorme, lingua grossa, mutismo e gozzo. Essi siedono in strada, fissano il sole, mettono bastoncini negli spazi tra le dita, ruotano il loro corpo in vari modi, spalancano la bocca e spingono il passante a ridere o a sorprendersi.
Platter differenzia tra comportamento infantile e pensiero, demenza e handicap mentale. I riferimenti a Sebastian Brant ed Erasmo da Rotterdam e al comportamento sciocco da parte di tutti gli uomini di tutte le età, furono rilevanti per il pensiero psichiatrico di quel tempo. “La nave dei folli” di Brant si riferisce all’abitudine dell’epoca nel lasciare gli handicappati mentali e i soggetti pazzi, che non erano violenti o distruttivi, liberi di girovagare con le barche lungo i fiumi dell’Europa centrale, una procedura che simbolicamente rimandava alla mente di queste persone che vagava senza uno scopo comprensibile.
Il famoso lavoro “Elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam differisce in molti modi da quello di Brandt. Nella prima parte viene ridicolizzata la filosofia e la gerarchia clericale dell’epoca. Nell’ultima parte, non vedendo alcuna via di uscita da parte di certi dilemmi teologici, Erasmo sostenne la visione che soltanto diventando folli in Cristo si potesse diventare realmente saggi. Da qui la distinzione tra i folli normali e i folli in Cristo.
Ma gli altri sui quali qualche segno di stoltezza è stata stampata dalla nascita o in seguito, anche se essi eseguono correttamente tutte le altre attività della vita, e in alcune di essi si dimostrano addirittura eccezionali come la pittura, la scultura, l’architettura o la musica, tradiscono ancora la loro follia per il loro amore di essere lodati e la loro descrizione e prestazione di cose ridicole. Per quella ragione grandi uomini spesso traggono piacere nel loro comportamento. A causa dei diversi fantasmi che capitano a loro, essi sono detti fantastici.
Per la prima volta vengono descritti quelli che Binet definì “Idiot savant”, ossia persone con ritardo cognitivo di vario grado, dotati di abilità eccezionali nel campo dell’arte, della musica, del calcolo matematico.
Quando Platter scrive grandi uomini spesso traggono piacere nel loro comportamento, egli si riferisce alla ben nota usanza, risalente ai tempi dei Romani, degli uomini di elevato ceto sociale di includere un giullare o uno stupido nelle loro famiglie come oggetti di divertimento.
Un’ulteriore descrizione clinica di Platter che merita considerazione è il passaggio mettendo dei bastoncini tra gli spazi delle loro dita e contorcendosi variamente con i loro corpi. I portatori di handicap mentali si davano a movimenti ripetitivi eseguiti con piccoli pezzi di carta o di corda senza alcuno scopo: Platter potrebbe essere stato il primo a descrivere le stereotipie di movimento.
La neuropatologia e la genetica sono indicate in relazione all’handicap mentale quando Platter scrive sulle cause dell’aberrazione della mente: una conformazione malvagia del cervello, come se fosse troppo grande o troppo piccolo, o altrimenti non formato giustamente per massima parte crea la suddetta follia; allevati in alcuni dalla loro nascita dove questo proviene da cause impiantate come dal seme dei genitori, che erano o sciocchi essi stessi o il loro seme aveva contratto qualche colpa.
Ci sono diversi aspetti del lavoro di Platter che si sono rivelati importanti per le generazioni future. Egli diede la prima descrizione del cretinismo, riconobbe gradi di handicap mentale e che alcuni dei ritardati mentali potessero avere abilità eccezionali in un campo, che alcuni erano disturbati nel comportamento e altri no e che ci fosse un qualcosa di trasmissibile.
Il progresso nella conoscenza medica è il risultato di una continua interazione tra condizioni sociali e culturali di un periodo storico e gli individui che aiutano a cambiarli. Platter fu tale persona, un medico con eccezionali poteri di osservazione e uno straordinario clinico.
Gabriella La Rovere