Premiati gli autism manager
E’ paradossale, cerco da anni di affrontare con serietà la mia incombenza di divulgare cultura sulla neuro divergenza, però ho quasi sempre l’impressione di essere una voce nel deserto. Una sola volta, per scherzo e cazzeggio, mi sono inventato assieme ad altri due “colleghi”, padri di autistici come me, la figura surreale dell’ “Autism Manager”, solo per questo siamo stati proclamati vincitori di un Premio Giornalistico.
Forse però ci sta, anzi è la prova più meravigliosamente coerente che stare dalla parte dei “Cervelli Ribelli” fa sempre la differenza. Tutto cominciò alla vigilia della Giornata Internazionale della Consapevolezza sull’Autismo del 2 aprile 2021.
E’ la nostra unica sagra di paese, ognuno cerca di celebrarla come meglio può, cercando di usare al meglio quel raro giorno in cui i media ci danno attenzione, per cercare di far capire quello che, in realtà, è il problema di tutta una vita… E anche oltre purtroppo.
Fu Elio, il più celebre di noi, ad avere il colpo di genio dell’ “Autism Management” , io feci il mio mestiere e organizzai una video call che registrai. Tirammo dentro in quella prima puntata anche Mimmo Pesce, un terzo padre, pure lui giornalista. Montai il video “alla casalinga” e lo pubblicai assieme a un commento nel sito “Per noi autistici”.
Il video divenne virale in poche ore, è vero che il titolo era un po’ fortino: “il 2 aprile di tre padri Autism Manager che si son rotti il c..zo di sentir chiacchiere”, però rendeva bene l’idea. Ci hanno capiti al volo quelli che conoscono bene cosa significhi combattere una guerra quotidiana contro un sistema ipocrita e limaccioso, quasi sempre rappresentato da una vocina caritatevole che ti sussurra nelle orecchie: “Ma pensa anche alla tua vita!” al fine di convincerti che tuo figlio pazzerello starebbe meglio se considerato una “retta” e chiuso in una struttura adeguata. Per noi sono luoghi di reclusione, creati per proteggere il modo dei savi dalla contaminazione con cervelli fuori standard.
Dopo quell’esordio noi tre facemmo ancora qualche altro video, coinvolgemmo altri padri, poi ci rompemmo il c..zo di dire che ci eravamo rotti il c..zo, ci rituffammo quindi nelle nostre “gioie” quotidiane.
Il bello è che tra qualche giorno si ripresenterà il 2 aprile e noi genitori saremo di nuovo richiamati in ballo, nella ricerca annuale di “casi umani”. Io non mi sono arreso, anche se alla fine ho rinunciato ad aspettare segnali istituzionali che non siano solo promesse fumose.
Ho fatto tutto da solo, con risorse personali mi sono costruito il laboratorio dove far crescere buone idee. Domenica ospiterò un bel gruppo di ragazzi autistici venuti da tutta Italia in quanto “Cyber Rebel”, sono dei cervelloni che passano gran parte del loro tempo davanti a un monitor, alcuni dei veri geni sconosciuti. Per il mondo se ne potrebbero stare chiusi a casa dimenticati da tutti, invece per loro questo 2 aprile sarà una giornata di reciproca conoscenza e di attività, insieme agli esperti di Cyber Security di Kirey Group, una multinazionale attiva nell’ambito ICT. E’ un settore che ha enorme bisogno di programmatori e persone formate nel campo della cyber security, potrebbe essere il primo passo verso la dignità di un lavoro.
Mi piace sognare, ora però posso solo dire che da parte mia prendo questo premio come il miglior regalo alla “sregolatezza”, che predico e pratico da quando ho la felice, quanto atroce, opportunità di poter scavalcare ogni velleità di consenso, che la mia professione spesso impone. Questo lo devo alla testa matta di mio figlio Tommy e dei tanti come lui, che oramai frequento con molta più empatia dei troppi mentalmente corretti con cui, in passato, ho avuto a che fare.
Da parte mia è un onore ricevere un premio intitolato alla memoria di Marina Garbesi, anche lei madre di un ragazzo autistico. Avrei preferito non fosse stata ricordata come postuma, però noi da vivi facciamo notizia solo una volta all’anno. Prendiamola come viene, alla fine fa parte del nostro “Manifesto” la convinzione che i cervelli ribelli siano quelli che sanno cogliere varianti imprevedibili rispetto a sistemi di pensiero stabilizzati.
Così, in attesa dell’imprevedibile, ci premiamo da soli.
(Da LA STAMPA del 29 marzo 2022)