Venditti e gli insulti a una donna disabile
Antonello Venditti pensava a un “attacco politico”, così ha prima sbeffeggiato poi insultato una ragazza disabile, che avrebbe disturbato un suo monologo. E’ avvenuto la sera di domenica 26 agosto durante il concerto nel fossato del Castello Svevo di Barletta. C’erano cinquemila persone ad ascoltarlo per i quarantennale della su “Notte prima degli esami”, in questa folla di fans l’unica persona che il cantautore romano ha individuato come sua contestatrice era quella ragazza disabile, che seguiva l’evento seduta sulla sua carrozzina. Venditti ha iniziato a emettere suoni gutturali di scherno nei suoi confronti, una pantomima abominevole da farlo assomigliare a Donald Trump quando nel 2015, durante la sua campagna elettorale in North Carolina, scimmiottava la grave forma di disabilità del giornalista Serge Kovaleski.
La ragazza “disturbatrice” probabilmente avrà dimostrato la sua emozione con dei riflessi involontari, stereotipie tipiche di varie forme di disagio. Possibile che in mezzo a cinquemila persone fosse proprio lei a compromettere l’esibizione di Venditti? Dal video che sta circolando sui social sembrerebbe proprio di si. Dopo aver fatto l’imitazione dello scimmione, come nelle migliori tradizioni di ogni rozzezza da bullo di paese, uno di quei “quattro ragazzi con la chitarra e un pianoforte sulla spalla” è passato direttamente all’invito di fare a botte : “Vieni qua se c’hai il coraggio, stron*o di mer*a”. Non si capisce veramente se la supposta disturbatrice si fosse alzata dalla carrozzina e miracolosamente salita sul palco, che avrebbe fatto l’autore dell’ inno della Roma, l’avrebbe presa a pugni?
La folla non capisce bene che stia accadendo, qualcuno per riflesso batte le mani seguendo l’eroe sul palco nella sua vindice azione di giustizia, altri capiscono benissimo e iniziano a fischiarlo. A quel punto uno steward sale sul palco e dice qualcosa all’orecchio di Venditti, probabilmente gli spiega che si tratta di una persona disabile, cosa che a esser cattivi lui aveva capito benissimo, altrimenti perché mai avrebbe inscenato quell’odiosa messinscena? Infatti non sembra turbato dalla notizia, per lui cambia poco: “E ho capito. È un ‘ragazzo speciale’ che però deve imparare l’educazione. Non esistono ‘ragazzi speciali’, l’educazione è una cosa…”. Infarcendo con un termine trasudante ipocrisia melensa come “ragazzo speciale”, la sua profonda ignoranza sulle possibili manifestazioni di una disabilità e la conseguente inspiegabile sfuriata contro una persona inerme.
Qui il video che riassume la vicenda
Naturalmente a tamburo battente ieri è partita la campagna riparatoria. Il primo a immolarsi come capro espiatorio è stato il tecnico di palco, Luciano Vallefuoco, che ha cercato di giustificare Venditti prendendosi lui la colpa: “Non ho avuto la lucidità di descrivergli nel dettaglio la situazione”. Aggiungendo una possibile pezza, nel rievocare l’aneddoto di quanto Antonello regalava il suo cappello ai “ragazzi speciali” che venivano ai suoi concerti.
Probabilmente erano speciali a lui più simpatici, più carini, meno rumorosi. E’ innegabile che dalle pieghe più profonde di questa miserabile storiaccia emerga, nella migliore delle ipotesi, una radicale incapacità di gestire il rapporto con una persona disabile, che non sempre è detto che stia pietrificata su una carrozzina, accontentandosi del lancio di un cappello, tanto iconico quanto sudaticcio, come riconoscimento al suo esistere.
Infine sono arrivate anche le scuse di Venditti, tardive e superficiali, in un video improvvisato su Facebook: “ Mi metterei a piangere (…) mi dispiace tantissimo. Non sono un mostro, ho sbagliato perché nel buio non mi sono accorto di questa ragazza.”
Tirando quindi fuori la storia degli attacchi politici che gli verrebbero da tutte le parti, di cui quella voce poteva fare eco. Ammettiamo possibile che Venditti possa sentirsi ancora al centro dei plumbei anni’70, chi mai dovrebbe contestarlo in uno spettacolo per famiglie un’afosa notte di mezza estate a Barletta, mentre commemora una canzone di quaranta anni fa?
Ammesso poi che a qualcuno tra cinquemila supporter fosse venuta voglia di esprimere il suo dissenso, perché insultare? Perché esibirsi in qualcosa che assomiglia a quel “buu” razzista, che se fatto in uno stadio conferisce all’arbitro la facoltà di sospendere la partita?
Certo poi conferma che vuole bene ai ragazzi speciali e a loro offre i posti migliori, anche ai genitori della ragazza ha dato i pass. Bellissimo, anche se sa tanto di quelli che dicono di avere tanti amici gay.
Or però basta infierire. La disabilità è una condizione difficile da elaborare da chi non è lambito, è un dato ineludibile. Chi ha visibilità, successo, potere mediatico. Chi è poeta, artista, costruttore di sogni impari dalla scivolata di Venditti. Chi voglia veramente rendersi utile, darsi da fare nel costruire condizioni di vita migliori per chi è più fragile, risparmi azioni di facciata, sorrisi, abbracci, foto simpatiche. Si impegni, se vuole, a informarsi, a capire, ad agire concretamente. Altrimenti faccia finta di nulla.
Il sentimento arcaico di discriminazione per chi è diverso, che cova in noi tutti, se non si lavora per civilizzarci prima o poi viene fuori, soprattutto quando meno sarebbe conveniente per la propria immagine. La Stampa del 27/agosto/2024