Eponimi nelle neuroscienze-2 Il Talamo

Galeno di Pergamo (129–216 d.C.), medico, chirurgo e filosofo, fu il primo a introdurre il termine “talamo”, derivato dal termine greco thalamos, che significa “camera del sonno”. All’età di diciassette anni iniziò gli studi di medicina nel santuario dedicato ad Asclepio, dio della guarigione. Durante gli anni successivi al periodo di formazione, viaggiò e visitò centri greci di filosofia e scienze della vita quali Corinto, Smirne e Alessandria, quest’ultimo famoso centro per lo studio dell’anatomia e della fisiologia. Ritornò a Pergamo dove esercitò come medico dei gladiatori. Nel 162 d. C. si trasferì a Roma dove visse per quattro anni diventando famoso per le dimostrazioni pubbliche di anatomia. Nel 166 d. C. ritornò a Pergamo e due anni dopo, richiamato dall’imperatore Marco Aurelio, divenne medico della corte imperiale. Durante il soggiorno a Roma si dice che abbia scritto più di 500 trattati su filosofia, scienza e medicina.
Thomas Willis per primo introdusse il talamo nei suoi scritti del 1664-1681 dove faceva riferimento ad un talamo dei nervi ottici. Il primo riferimento di una suddivisione nucleare nel talamo si può far risalire agli inizi dell’Ottocento ad opera di Karl Friedrick Burdach (1776-1847) Ritornando alla etimologia del talamo, che richiama alla mente il letto matrimoniale, l’eminenza posteriore arrotondata del talamo venne chiamata pulvinar, dal latino pulvinus, “cuscino”, proprio da Burdach (1776-1847) che descrisse come i due talami, visti posteriormente, assomigliassero ai braccioli imbottiti di una sedia.
Nel XXIII libro dell’Odissea, dopo essersi riappropriato della sua casa uccidendo i proci, finalmente Ulisse si rivela a Penelope che rimane dubbiosa e chiede alla balia di spostare il letto gigante fuori dalla sua stanza e di rimediare per far dormire “lo straniero”. Allora Ulisse, in un impeto di rabbia risponde “O donna, davvero è penosa questa parola che hai detto! Chi ha spostato il mio letto? Sarebbe stato difficile anche a un esperto, a meno che un dio venisse in persona, e, facilmente lo cambiasse di luogo. Tra gli uomini, no, nessun vivente, neanche in pieno vigore, senza fatica lo sposterebbe, perché c’è un grande segreto nel letto ben fatto, che io fabbricai, e nessun altro”. Ulisse rivela perciò di aver ricavato il letto da un gigantesco ulivo posto al centro del cortile e di aver costruito la stanza attorno ad esso. Questi versi di Omero forniscono un’immagine artistica delle principali caratteristiche del talamo. La camera nunziale o letto (talamo) che Ulisse costruì è inamovibile e solidamente collocata nel luogo più intimo e interno della casa (il cervello), posta sul tronco (il tronco cerebrale) di un ulivo, e collegata attraverso i suoi rami (i peduncoli talamici) al suo fogliame (il telencefalo). Tuttavia, non sappiamo se Galeno stesse pensando a Omero quando usò il termine “talamo dei ventricoli”, né è chiaro cosa intendesse realmente con quel termine.
Il talamo è una struttura localizzata medialmente agli emisferi cerebrali e consiste di due masse di forma ovale connesse centralmente. Ogni massa costituita di diversi gruppi di nuclei che hanno svariate funzioni. Le vie motorie e sensoriali (tranne quella olfattiva) passano per questa struttura centrale. La sua funzione è quella di trasmettere segnali motori e sensoriali alla corteccia cerebrale. Regola anche il sonno, la vigilanza e la veglia.
Gabriella La Rovere
