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Violenze su disabili, la condanna delle associazioni

Commentando  la notizia dell’ennesimo Istituto per disabili psichici in cui sono state scoperte violenze e vessazioni, ci eravamo chiesti come mai nessuna associazione si fosse mossa. E’ stata oggi diffusa la condanna del Coordinamento Autismo Piemonte che lancia un appello a una riforma strutturale del sistema. Hanno chiesto per questo un incontro alla Regione Piemonte.


In seguito ai gravi fatti accaduti in una comunità per persone con disabilità nel Torinese, dove alcuni operatori sociosanitari e un professionista psicoterapeuta sono stati arrestati per presunti maltrattamenti e abusi sessuali, esprimiamo la nostra più ferma condanna e la profonda vicinanza alle vittime e alle loro famiglie.

Questi episodi, oltre a suscitare sdegno e dolore, richiamano l’urgenza di un profondo ripensamento del sistema di accoglienza e cura per le persone con disabilità. Quanto accaduto non è frutto del caso, ma anche di un sistema che spesso non mette le comunità nelle condizioni di operare in sicurezza, con qualità e nel pieno rispetto dei diritti delle persone assistite.

Tra le criticità più evidenti:

Una normativa obsoleta, che non tiene conto dei bisogni attuali delle persone con disabilità, in particolare nei casi di maggiore complessità.

Rapporti numerici inadeguati tra operatori e utenti, che rendono impossibile garantire sicurezza, individualizzazione dei percorsi e realizzazione di veri progetti educativi. Un rapporto 1 a 5, ad esempio, può essere accettabile solo in contesti specifici e con obiettivi compatibili, ma ogni intervento deve essere costruito sul singolo e sui suoi bisogni, anche quando ciò implica un lavoro individuale e intensivo.

Formazione insufficiente e generica del personale, spesso non tarata sull’utenza specifica. Se parliamo, ad esempio, di autismo, il personale deve essere formato sull’analisi del comportamento, sulla gestione dei comportamenti problema, sull’uso di strumenti di comunicazione aumentativa e alternativa (CAA, segni, PECS…). La supervisione di un analista del comportamento qualificato non può essere un’opzione, ma una condizione necessaria per garantire efficacia e sicurezza degli interventi.

Carente specializzazione anche per il personale OSS, che ha spesso una formazione troppo generica rispetto alla complessità delle disabilità con cui si confronta quotidianamente.

Scarsa selezione del personale, dove il possesso formale di un titolo non può bastare: servono persone consapevoli, formate, motivate e profondamente umane, capaci di vedere nelle persone con disabilità le loro potenzialità e non solo i loro limiti. Nella selezione sarebbe utile anche una valutazione psicologica.

Un altro nodo fondamentale è rappresentato dalla vigilanza da parte delle autorità sanitarie. Attualmente ogni ASL dispone di una propria commissione, ma i controlli effettuati si limitano quasi esclusivamente agli aspetti strutturali e formali: metrature, misure di sicurezza, estintori, prese elettriche, titoli del personale.

Non esiste una reale valutazione della qualità del trattamento, dello stato di benessere psico-fisico degli ospiti, della coerenza e dell’efficacia del progetto educativo individuale, né della sua reale applicazione ed evoluzione nel tempo. Questo approccio parziale e insufficiente espone le persone con disabilità a gravi rischi e impedisce un vero miglioramento dei servizi.

È indispensabile e non più rinviabile introdurre sistemi di vigilanza realmente centrati sulla persona, che prevedano momenti di osservazione diretta, colloqui con le famiglie, analisi dei risultati educativi e del clima emotivo all’interno delle strutture. Non è da escludere anche un sistema di videosorveglianza. Senza questa garanzia, qualsiasi investimento rimarrà solo sulla carta.

Questi episodi non si combattono solo con la giustizia (che auspichiamo sia rapida e severa), ma anche e soprattutto con riforme strutturali, con investimenti nella qualità, nella formazione, nella supervisione e nella cultura del rispetto.

Lavorare con le persone con disabilità non è “timbrare un cartellino”: è un compito che richiede alta competenza tecnica, responsabilità morale e profonda umanità. Chi lavora in questo settore deve essere messo nelle condizioni di farlo al meglio, e chi lo fa senza rispetto e senza coscienza, non deve avere alcun accesso a questi ruoli.

Chiediamo con forza un intervento sistemico urgente delle istituzioni, a partire da una revisione delle normative, delle rette e dei criteri di accreditamento, affinché la qualità dell’assistenza non sia solo dichiarata, ma realmente verificabile e vissuta ogni giorno da chi vive e lavora nei centri.

È indispensabile una valutazione giudiziaria: troppo spesso persone già condannate per maltrattamenti o altri reati vengono semplicemente ricollocate in altre strutture o in altre città, continuando a lavorare a contatto con persone fragili. Serve un sistema centralizzato e trasparente di verifica dei precedenti penali e di interdizione automatica per chi ha mostrato condotte incompatibili con questo ruolo.

Da tempo il Coordinamento Autismo Piemonte all’interno del Tavolo regionale dedicato all’autismo ha fatto proposte concrete per la modifica della normativa che ostacola quei miglioramenti necessari. Auspichiamo un rapido incontro per la collaborazione necessaria ad un vero cambiamento.

Ricordiamoci che: “La vera misura di una società si trova nel modo in cui tratta i suoi membri più vulnerabili.” – Mahatma Gandhi


A nome del Coordinamento Autismo Piemonte
La Presidente
Priscila Beyersdorf Pasino

Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

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