Eponimi delle neuroscienze 3; Aracne e Siringa
Aracne e Siringa sono due figure femminili della mitologia greca dalle quali sono derivati eponimi usati in medicina.
Aracne, figlia di Idmone di Colofone, era una tessitrice famosa per la sua eccezionale bravura. Sfidò a duello la dea Atena nell’arte della tessitura. Questa, adirata per il fatto che Aracne aveva tessuto le storie d’amore di Zeus, Poseidone e Dioniso, ne strappò la tela e la colpì in fronte. La sventurata Aracne non riuscì a sopravvivere a tanta vergogna e si impiccò, ma Atena la liberò dal cappio e la trasformò in ragno condannandola a tessere per l’eternità.
In medicina il termine aracnoide, nominato da Frederik Ruysch nel 1699, fa riferimento ad una membrana sottilissima, come una tela di ragno, posta tra la dura madre e la pia madre, a costituire le meningi. Non è vascolarizzata ed è formata da tessuto connettivo di consistenza molle con funzione di protezione.

Il termine è presente in altre condizioni mediche quali nevus araneus (angioma aracnoideo) e aracnodattilia. Il primo, detto anche spider nevi o angioma stellato, fu nominato e descritto per la prima volta nel 1842 da Sir Erasmus Wilson. Si tratta di piccole dilatazioni dei capillari superficiali dovute a variazioni ormonali o a patologie epatiche. L’aracnodattilia venne descritta nel 1866 da Antoine Marfan; il termine definisce la presenza di dita lunghe e sottili, simili a zampe di ragno, che sono uno degli aspetti clinici della sindrome di Marfan, malattia a trasmissione autosomica dominante che interessa il tessuto connettivo.
Siringa era, invece, una ninfa naiade. Seguace della dea Artemide, come lei fece voto di castità. Pan, accecato dalla sua bellezza, la seguì ovunque fino alle rive del fiume Ladone. Qui Siringa chiese aiuto alle Naiadi che la tramutarono in canne d’acqua. La trasformazione rese Pan incapace di distinguerla dalle altre piante fluviali. Pieno di dolore e malinconia, il satiro tagliò alcune canne, le legò insieme con cera e fili e costruì un flauto, noto da quel giorno in poi come flauto di Siringa o flauto di Pan.

La prima descrizione del termine “siringomielia” risale al 1827 ad opera di Charles Prosper Olliver d’Angers (1796-1845) che pubblicò un caso di cavità all’interno del midollo spinale in continuità con il quarto ventricolo. Invece, la prima descrizione della sindrome clinica è attribuita a Sir William Gull (1816-1890) che nel 1862 presentò un caso di atrofia progressiva delle mani.
Fino ai giorni nostri, la fisiopatologia della siringomielia è stata oggetto di confusione. Tra i neurochirurghi, il termine idromielia è generalmente utilizzato per indicare una dilatazione del canale centrale, mentre la siringomielia si riferisce alle cavità cistiche all’interno del midollo spinale.

Gabriella La Rovere