Pensare Ribelle

Quello che oggi mi ha insegnato dell'autismo una ballerina di pizzica

pizzica

Tutto serve per imparare. Io per capire qualcosa di più ho passato questa domenica mattina a chattare con una signora da cui mi ero sentito pesantemente insultato e a cui avevo chiesto ragione del suo reagire in maniera così violenta a un semplice articolo dei tanti qui pubblicati. Riassumo la vicenda, giorni fa ho pubblicato una lettera che ho letto in una newsletter per famiglie di autistici. Parlava di un caso di cattiva inclusione scolastica.

Signora mia che pena…Pensi che a scuola ho visto un ragazzo autistico più recluso che incluso!

Leggo dopo qualche giorno questo commento all’articolo:

“Complimenti per la grafica. Nella foto manca solo il cappio, per la campagna pro disabilicidio che state portando avanti è pefetta!”

soloascuolaE’un commento che mi ha molto ferito anche perchè la foto che era questa che riporto non mi sembrava accennare a cappi o cose simili. E’ una foto di repertorio che in rete è usata per illustrare articoli a tema bullismo e mi pareva starci tutta. Ancora più mi irritava l’ idea che io portassi avanti una campagna di “disabilicidio”, possibile che qualcuno in buona fede abbia potuto pensare questo? Ho quindi chiesto in privato alla signora ragione del suo commento, ecco la risposta che lei ha pure aggiunto al post “incriminato”:


Quindi anche lei trova il sarcasmo insultante e diffamatorio quando non motiva sufficientemente i contenuti? Allora le chiedo gentilmente la stessa attenzione rispettosa, visto che di sarcasmo ne fa uso e abuso ai limiti dello sberleffo, quando cita realtà che conosce ben poco e alla quale appartengono oltre che autistici e disabili di ogni specie, genitori e un esercito di persone impegnate sui tanti fronti di quelle cosiddette buone prassi che tentano una cultura incoraggiante a sostegno del mondo autistico e della disabilità in tutte le sue sfaccettature e gravità.
La prego di finirla di innescare tifoserie fra grullautismo e genialoidautismo perché altro non fa che indebolire i diritti di tutti e negare i bisogni di chi, considerato più fortunato di altri, rischia di essere abbandonato nel limbo delle sue-non autonomie di sopravvivenza.
La prego di contenere la voglia narcisistica di esporre i propri scalpi come trofei perché generano terrore innanzitutto in quelle famiglie che intraprendono il viaggio nell’autismo con i loro bambini prospettandogli un’ invivibilità della malattia pericolosissima.
Il termine “disabilicidio” non l’ho inventato io, comincia ad aleggiare e a diffondersi col compiacimento di chi sbatte in faccia le proprie tragedie enfatizzate e decontestualizzate. Forse non se ne è accorto.
Io non so dov’era lei quarant’anni fa quando da quei manicomi iniziammo a tirar fuori internati. Eravamo un’armata brancaleone di giovani sperimentatori culturali con al fianco grandi figure di riferimento, da Pirella a Morteo a molti altri, basta documentarsi. Non esistevano educatori e insegnanti di sostegno, ce li siamo inventati. Di strada ne è stata fatta tanta per togliere i matti dalla merda e adesso stiamo tornando indietro per ignoranza e superficialità. La superficialità di chi non capisce che generando senso di impotenza anziché complicità sociale attraverso strumenti attivi, l’unica soluzione e prospettiva sarà la riapertura di quei manicomi e questa volta con i nostri figli dentro.
Sono genitore anch’io di un ventenne x fragile e autistico e non ho smesso di inventare possibilità di vita degna di essere vissuta per lui e per chi è piu grave di lui in un’ottica di collaborazione e di reciproco sostegno con tutte le realtà e le persone che ho incontrato. Molte sono state fregature e finte solidarietà, ma frequento un esercito di realtà che operano nell’eccellenza dell’integrazione e della riabilitazione contrastando e combattendo le cattive prassi in prima persona.
Non sono morbida nè badessa, nè bigotta verginella. Sono un’ arrabbiata per l’incoscienza che vedo ovunque e non ho voglia di gettare alle ortiche quarant’anni di impegno nel sociale per i figli degli altri prima ancora che per il mio.
Ho scritto più volte in questo blog e certo non sarei arrivata alla provocazione se lei stesso non avesse scritto in quest’ultimo articolo del suo snobbissimo “divertimento” nel leggere cori di commenti indignati. Purtroppo di cori qua ne ho visti ben pochi, si piacizza più che altro. Quindi saluti a lei e ai suoi collaboratori.
Il rispetto è una cosa seria e prevede la reciprocità.
 Non ho capito molto di cosa volesse la signora da me. Sinceramente. Ho solo capito che ancora è una storia che affonda le radici nella famosa disputa sulla lettera di Graziella, la mamma che ci aveva scritto di una crisi oppositiva del figlio di cui era stata vittima . Non mi bastava e quindi ho iniziato a chattare con la signora, che  si chiama Raffaella Marsella, e che ho scoperto essere una madre attiva oltre a un’artista impegnata nel teatro e nella danza, ma anche e soprattutto in iniziative con persone neurodiverse. Ha un laboratorio molto interessante e fa delle cose molto belle e utili (qui un articolo che lo spiega). Nel video sottostante un esempio della sua attività che è sicuramente una gioia vedere.


Ora mi chiederete: “che sei stato a chattare tutta la mattina di domenica per dirci questo? Cosa mai hai capito?”. Invece ho capito molto. Ho capito che esiste un problema di base di assai difficile risoluzione. L’ autismo non è uno solo e tutti lo sappiamo, ma tra le mille difficoltà che questa circostanza comporta, c’è anche il fraintendimento di base di quando si inizia a parlare di autismo in maniera esplicita e non solo in piccoli circoli chiusi e soprattutto “omogenei”.

Mi sono sforzato di riportare la signora Marsella sempre su un punto su cui volevo da lei una risposta inequivocabile e che il suo post nella sua genericità non mi aveva dato. “Signora ma mi dice un motivo preciso per cui mi da del forcaiolo e disabilicida?” Non avevo rancore, davvero ma volevo farla riflettere su quanto la sua sia  un’accusa grave e diretta, soprattutto fatta a un giornalista che si impegna di persona su un problema che lo tocca nella sua discendenza…

Non ho ottenuto una risposta precisa,  non c’era un motivo che riguardi un mio comportamento preciso e circostanziato per essermi meritato quell’ insulto.  Ce ne sono in compenso altri mille generici. Suo figlio potrebbe rimanere male a leggere ripostati nel Facebook della madre i miei pezzi così crudi e spietati. Io non tengo conto di tante persone che si muovono egregiamente nel campo del volontariato. Io sostengo una guerra di religione che impegna “le madri prefiche che commentano e trattano altre come se la loro vita fosse una passeggiata.”

Ho capito solo allora il problema. E’ degno di una riflessione, anche se non trovo giusto che debba andarci di mezzo io (tra l’ altro davvero ho già dimenticato l’ insulto…Fa parte del mio mestiere). La mamma di un figlio collocato in una porzione dello spettro autistico diversa da quella che io rappresento teme che il prevalere di una visone parziale possa appannare la posizione di altre persone (come suo figlio) che hanno difficoltà sicuramente gravissime, ma differentemente rappresentabili. In sintesi ogni volta che io mi esprimo vengo già identificato come portatore degli interesse di “una parte” degli autistici, non della loro interezza.

In questa ottica è chiaro che più mi sforzo e più sarò visto con ostilità da parte di chi si vede erodere attenzione per causa mia, me lo scrive con disarmante sincerità la madre alla fine della chat chilometrica: “Non si devono fare gare per attirare l’attenzione ma puntare sui bisogni diversi e far muovere lo stato per questo non per differenze di gravità. Se no rischiamo la guerra. Una guerra che già sta dividendo i disabili gravi e gravissimi. Se lo facciamo anche fra autistici è la fine”

Ne prendo atto ci rifletterò ancora, ma nessuno mi chieda di mettere la sordina o pensi che io abbassi la guardia solo perché a una parte delle famiglie possono venire le paturnie e le gelosie. Signori genitori di autistici di tutti i generi, io non ho mai fatto classifiche tra buoni o meno buoni. Volete che io mi metta anche a vostra disposizione? Sono qui, quante volte ho parlato di persone con Asperger o diversamente autistiche rispetto mio figlio? Dimenticate che una delle migliori amiche di Tommy è Benedetta, che parla varie lingue e di mestiere è musicista. Gabriella La Rovere sua madre collabora con noi e mai si è posta il problema di non sentirsi rappresentata. Collaborate, mandatemi articoli, scrivetemi lettere, raccontatemi storie. Non chiedo di meglio.

Però se potete piantatela con questa storia del narcisista esibizionista ecc, soprattutto smettete di parlottare nelle catacombe che un pochettino vi confesso mi sta scocciando. Almeno la Raffaella danzatrice c’ha messo la faccia e qualcosa mi ha fatto capire, se il problema è di chi si sente, a priori, in competizione con il nostro lavoro…Non saremo noi certo a poterglielo risolvere. Indietro non ci possiamo più tirare statene certi…

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

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