Quella bimba speciale del generale De Gaulle
Una storia poco nota è quella della figlia con sindrome di Down del generale De Gaulle. Ce la ricorda Gabriella La Rovere nei giorni in cui i comportamenti più semplici e scontati nei confronti delle persone disabili sono messi in discussione in nome della libertà di linguaggio. La vera ipocrisia non è nelle terminologie politicamente corrette, ma nell’intolleranza mascherata da intrepidezza lessicale.
Per me questa bambina è una grazia, è la mia gioia, mi aiuta a guardare al di là di tutte le vittorie e le sconfitte e a guardare sempre in alto.
Sono le parole piene di affetto di un papà verso la sua bambina, niente di straordinario se quelle parole non fossero state pronunciate da Charles de Gaulle, generale dell’esercito e politico molto discusso e quella bambina non fosse affetta da sindrome di Down.
Anne de Gaulle era nata il 1° gennaio 1928, ultima di tre figli. A pochi mesi dalla nascita fu chiaro che era disabile. In quel periodo i bambini disabili erano tenuti nascosti se non allontanati e inseriti in istituti scarsamente attrezzati a prendersi cura di loro. La trisomia 21 non era ancora stata identificata come tale – avverrà solo 30 anni dopo la nascita di Anne – e si ipotizzava che la causa fosse l’alcolismo di uno dei genitori. Vista la caratteristica facies venivano chiamati mongoloidi, appellativo che anche allora aveva un significato sgradevole. Nonostante l’agire generale, Charles e sua moglie Yvonne si rifiutarono di inserire la figlia in strutture protette.
Dio ci ha dato lei. Noi abbiamo una responsabilità per quello che è e che sarà.
I de Gaulle fecero di tutto per creare un ambiente che fosse a misura di Anne, assunsero una governante che si prendesse cura di lei. Nonostante il Generale provenisse da una famiglia aristocratica e la moglie Yvonne dall’alta borghesia, i de Gaulle non erano ricchi ma questo non li fermò dal cercare il benessere della loro figlia e sostenerlo economicamente. Non si sono mai separati da lei, l’hanno portata ovunque anche in posti sicuramente poco ospitali quali il mandato francese in Siria e Libano.
L’alto ufficiale che è stato simbolo della resistenza francese contro l’occupazione nazista della Francia, che difendeva l’indipendenza del suo paese da qualsiasi egemonia straniera, era solito giocare sul pavimento con la figlia, le cantava delle canzoni, le raccontava storie e, soprattutto, le permetteva di giocare con il suo celebre cappello dal quale non si separava mai. Un padre come tanti altri, anche più tenero di tanti altri. Era lui che dava il bacio della buona notte alla figlia al termine delle preghiere che recitavano insieme e quando era lontano da casa, non mancava mai di telefonare per avere sue notizie.
I de Gaulle erano gelosi della loro privacy ma sicuramente non erano imbarazzati dalla presenza di Anne. Nelle foto di famiglia, Anne è sempre presente ma la più intensa è quella scattata su una spiaggia in Bretagna. Lei è seduta sulle ginocchia del padre, elegantissimo, che le tiene delicatamente le mani, probabilmente stanno giocando, forse lui sta cantando una filastrocca di quelle che ogni genitore conosce. Ciò che colpisce è lo sguardo della bambina, attento, rapito. È il 1939, in quello stesso anno Adolf Hitler venne nominato cancelliere della Germania.
Senza Anne forse non avrei mai fatto quello che ho fatto. Mi ha dato il cuore e l’ispirazione
Alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra mondiale, i De Gaulle erano a Metz e lui chiese che le porte del giardino botanico fossero aperte alle 7 del mattino quando il tempo era mite. Voleva poter camminare con Anne senza avere addosso gli sguardi curiosi della gente che fissavano questa bambina con i tratti curiosamente asiatici e l’incedere impacciato.
A partire dal 1939 il governo nazista cominciò a eliminare neonati e bambini affetti da qualche disabilità. Questi bambini venivano portati in cosiddette “strutture sanitarie” e uccisi con un’iniezione letale o con il gas. Nel nome della salute razziale e di altre sciocchezze eugenetiche, il regime assassinò migliaia di bambini disabili. Tra questi anche una quindicenne, affetta da sindrome di Down, cugina del futuro Papa Ratzinger. Poco prima che la Francia venisse invasa dall’esercito tedesco, Yvonne riuscì a scappare con Anne.
La seconda guerra mondiale sarebbe stata molto diversa se de Gaulle non avesse avuto tale particolare affetto per la figlia Anne. Il suo grido di libertà era per lei. Quando nel 1940 il Generale si rifiutò di arrendersi, quello fu certamente l’atto di un uomo intensamente patriottico che non voleva accettare la resa del suo paese ai nazisti, ma anche l’atto di coraggio di un padre nel salvare la figlia da coloro che non esitavano a uccidere per la purezza della razza.
Anne morì a 20 anni per una polmonite tra le braccia del padre. Lui ne fu così profondamente colpito da lasciare scritto nel testamento la volontà di essere sepolto insieme a lei.
Il ricordo di Anne vive ancora attraverso la fondazione fondata da Charles e Yvonne per offrire alloggio e soccorso a ragazze con disabilità prive di risorse economiche.
Gabriella La Rovere