Autistici, alti e bassi, alla conquista di un lavoro. Dal 2018 c’è l’obbligo di assumerli
L’avanguardia della popolazione autistica, quella dei cosiddetti Autistici ad Alto Funzionamento preceduta dalla nutrita schiera degli Asperger, è pronta a partire alla conquista di un posto di lavoro. Non solo perché l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro ma soprattutto perché dal 1 gennaio 2008 entrano in vigore le assunzioni obbligatorie di lavoratori disabili per le aziende con più di 14 dipendenti. Si prevedono sanzioni pesanti per chi non rispetterà l’obbligo che era previsto per il 2017 ma è slittato di un anno per effetto del decreto Milleproroghe 2017.
Nell’elenco delle categorie coinvolte ci sono oltre i non vedenti e i non udenti pure gli invalidi civili con percentuale di invalidità tra il 46 ed il 100%. In teoria anche gli autistici a basso funzionamento dovrebbero rientrare, di diritto, nella lista delle persone da assumere. Anche se qui non c’è traccia del fatidico art.3 – comma 3 che permette loro di pretendere un insegnante di sostegno durante la loro carriera scolastica. Vuoi vedere che per gli autistici low profile la magica formuletta art.3,comma 3 preziosa a scuola sia discriminante per un lavoro?
Finora la cronaca delle “belle notizie” riferisce solo di persone con sindrome Asperger assunte in pianta stabile. L’ultima notizia riguarda Dario Fuci, 26 anni Asperger, assunto a tempo indeterminato da Everis Italia, una società di consulenza informatica che ha lavorato insieme all’associazione danese Specialisterne per l’inserimento lavorativo di adulti con autismo ad alto funzionamento e Asperger. Insieme a Dario sono stati presi altri nove ragazzi con diagnosi di autismo ad alto funzionamento e Asperger.
Specialisterne è un’iniziativa sociale nata nel 2004 in Danimarca che offre formazione e sbocchi professionali ad adulti con autismo ad alto funzionamento e Asperger, già attiva in 15 paesi diversi offrendo consulenze a una cinquantina di grandi aziende. E’ stata fondata da Thorkil Sonne, informatico danese, che quando diagnosticarono l’autismo al figlio di 3 anni decise di impegnarsi per garantirgli un futuro e iniziò a studiare come impiegare le abilità delle persone con autismo nel mondo della tecnologia. Sonne si è posto un obiettivo molto ambizioso, cioè far assumere un milione di persone con autismo. Così ha iniziato a coinvolgere grandi compagnie, a livello globale.
Secondo studi ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori) solo una persona con autismo su 10 ha oggi un impiego. Il lato positivo è che comunque si registra un crescente interesse per la “neurodiversità” da parte di grandi compagnie americane come Microsoft e SAP per le qualità tipiche delle persone con autismo come la particolare attenzione ai dettagli, una predisposizione a svolgere lavori che vanno ripetuti nel tempo e una grande capacità nell’analisi di azioni ripetitive.
A tutto questo va aggiunto una ricerca di Confcooperative dell’Emilia Romagna realizzata in collaborazione con il centro studi Aiccon che riguarda 203 cooperative di tipo B (cioè quelle che inseriscono nel mondo del lavoro persone fragili tra cui quelle con disagi mentali ed ex detenuti). I percorsi professionalizzanti sono i più diversi: dall’industria, al commercio, fino ai servizi e all’agricoltura.
La ricerca evidenzia il risparmio economico-finanziario che la pubblica amministrazione trae dall’attività di inserimento. Basta pensare alle tasse che i lavoratori svantaggiati, senza le cooperative, non avrebbero mai versato. Ecco alcuni dei vantaggi messi in evidenza: l’Iva prodotta dai lavoratori, l’aumento dell’imponibile dei soggetti reinseriti e le spese pubbliche ridotte grazie al miglioramento delle condizioni di vita dei disabili o degli ex detenuti. In pratica parliamo di 4.700 euro in più nelle casse pubbliche per ogni persona svantaggiata che trova impiego
Insomma meno assistenzialismo e più inclusione e inserimento nel mondo del lavoro: è questo l’obiettivo futuro dei nostri Teppautistici, alti e bassi che siano. Speriamo che il messaggio venga recepito anche da chi ha gli strumenti per favorire e promuovere il percorso per una vita più dignitosa.