Cosa fare

La ribellione dei prof di sostegno: vogliamo una formazione specifica per non farci mordere e prendere a calci dagli alunni autistici


Si alza finalmente il velo su una questione della quale in questo sito (e altrove) ci siamo occupati fino alla nausea: la necessità di formare gli insegnanti di sostegno a relazionarsi con i loro allievi “speciali”, autistici e in genere disabili psichici, affinchè possano munirsi di quegli strumenti necessari per affrontare le “turbolenze” comportamentali che prima o poi si manifestano con conseguenze a volte spiacevoli come aggressioni contro il docente.

Questa volta, come apprendiamo dal sito specializzato ” Orizzonte scuola”  la causa scatenante è stata la denuncia di un’ insegnante di sostegno morsa sul braccio dal proprio alunno.  Un evento, ahimè, abbastanza comune insieme alle tirate di capelli,  ai pugni sulla schiena, agli spintoni e, a volte, alle torsioni di dita che sono poi anche i “rischi del mestiere” di genitore o fratello di un autistico. Adesso  è scoppiato il “caso” su Facebook, evidentemente il vaso è colmo. Ovviamente nessuno se la prende con i bambini e i ragazzi che aggrediscono i prof ma contro un sistema che non ha ancora capito l’importanza e le difficoltà del mestiere di insegnare a ragazzi e bambini neurodiversi. Purtroppo la buona volontà e la caparbietà non bastano. Come per le disabilità fisiche, la cecità o la sordità,  esistono insegnanti specialisti anche per le disabilità mentali dovrebbe essere la stessa cosa. Non servono grandi corsi di preparazioni accademiche, serve solo un  training mirato con operatori esperti di tecniche comportamentali che possano anche lavorare, all’occorrenza e per certi periodi, insieme al prof di sostegno. E, last but not least,  il coinvolgimento della famiglia non per fare sentire in colpa i poveri cristi dei genitori ma per avere più nozioni sul ragazzo e sui suoi problemi.

Un ringraziamento dunque a “Orizzonte Scuola” dove è apparso il post dell’insegnante Claudia Pepe, “insegnante di sostegno e non per caso, non per occupare un posto vuoto, bensì per scelta” proprio incentrato sul “caso” che su Facebook  aveva scatenato indignazioni e recriminazioni. Ad essere sotto accusa anche i corsi all’insegnamento. Scrive infatti Claudia Pepe: “Voglio che tutte noi insegnanti di sostegno lottassimo per lavorare in sicurezza come per ogni lavoratore. È all ’ordine del giorno di insegnanti di sostegno che riportano fratture, distorsioni, traumi cranici, calci e sofferenze fisiche. Ma questo non è colpa dei ragazzi con cui lavoriamo.

Il problema esiste, è grave e non siamo più disposti a tappare le falle di uno Stato che ci lascia soli, assieme alle famiglie, a gestire situazioni che necessiterebbero di investimenti e figure professionali idonee.

Abbiamo studiato, abbiamo superato corsi di specializzazione nelle varie Università (e anche qui potremmo scrivere libri sull’ impostazione che danno i grandi atenei), abbiamo macinato centinaia di libri, dato esami difficilissimi. Tutta teoria, perché nessuno mai ci ha spiegato come comportarci sul campo. Nessuno mai di quei grandi professori, oltre a farci leggere i loro libri, ci ha mai spiegato come ci si deve comportare quando un bimbo ha una crisi psicogena, o quando ragazzi con deficit medio gravi con disturbi oppositivi provocatori incominciano a lanciarsi contro di te, sugli spigoli dei tavoli, a prenderti per la gola, oppure a darti calci sulla schiena.”

Leggi il post sul blog www.claudiapepe.it

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