Noi non andiamo giù al sig. Vitale, forse perché per lui l’autismo non c’entra con la psichiatria….
Manteniamo l’abitudine di pubblicare in queste pagine tutti gli interventi che ci riguardano, nel bene o nel male, ma molto più spesso nel male. Il più delle volte sono borbottii sparpagliati in gruppi Facebook. Volentieri li ospitiamo comunque perché pensiamo che il dibattito non vada mai evitato. In questo caso il signor Gianfranco Vitale, che non abbiamo il privilegio di aver mai conosciuto e quindi mai avuto occasione di chiamare in causa per quello che può aver fatto nella sua vita, che scrive nel gruppo “Autismo, persone, bisogni, diritti” citando un nostro pezzo ed esprimendo rancore e risentimento verso la mia persona. Che gli avrò mai fatto? Al punto di farlo dire “Che Dio ce ne liberi!!!” , ora non me la prendo certo, (una toccatina però me la dò) ma trovo veramente curioso che alla fine di tutta la lettura non ho proprio capito cosa costui voglia da me, o cosa ci sia che non gli piaccia di quello che scrivo o faccio per meritare tanto livore compresso.
Una cosa l’ho capita, il signor Vitale rosica di non essere calcolato da Michele Serra…E’ una brutta cosa certamente…Ma perchè tira in ballo me?
Un appunto glielo faccio però signor Vitale, eviti di dire cazzate madornali come questa: “ma al ministero della Sanità si vada con una piattaforma chiara e irrinunciabile, dalla quale emerga che la psichiatria non c’entra nulla (al massimo c’entra pochissimo con l’autismo…)” ecco se questo è il Vitale pensiero resti a casina sua! Davvero ci auguriamo che, in tempi già difficili per mantenere agli autistici il diritto ad essere trattati secondo le evidenze scientifiche, lei con i ministri proprio non ci parli mai! (GN)
Gianfranco Vitale
TRA CAZZUTO, CAZZONE E UN ABBRACCIO FORTE PER COMPLETARE
C’ è stato di recente un vivace scambio di battute sul web (ma non escludo che si chiamino “punti di vista”), https://pernoiautistici.com/…/betty-demartis-si-chiede-…/.
Protagonisti la presidente di Angsa Nazionale e un tuttologo dell’autismo (oltre ad Elio, convitato di pietra.). Mi perdoneranno se introduco questa sommessa riflessione riportando un brevissimo stralcio di un mio intervento di pochi giorni fa: “Siamo ridotti proprio male se l’attenzione della politica c’è solo per effetto della lettera di un giornalista o dell’intervista di un cantante. Dico questo ringraziando, a scanso di equivoci, Nicoletti ed Elio. Epperò…”.
Sono stato iscritto per lunghi anni in Angsa. L’ho lasciata quando ho ritenuto che non fosse più all’altezza delle sfide che la complessità dell’autismo impone ogni giorno a tante famiglie. Nella mia lettera di dimissioni, presentata ad Angsa Torino, ho ampiamente motivato la mia scelta senza, naturalmente, ricevere la benché minima risposta. Conosco personalmente la presidente Demartis, della cui determinazione e onesta di propositi sono più che certo.
Detto questo mi permetto di definire surreale questo “confronto”…
Da una parte c’è Benedetta Demartis che (giustamente) si chiede dove fossero giornalisti e cantati quando Angsa denunciava, tentando di darvi risposta, i drammi delle persone autistiche e delle loro famiglie.
Si legge: “Mentre il “cazzuto” (…veramente era cazzone nda) scriveva di tutto e l’altro strimpellava canzoni demenziali, da anni un’associazione di nome ANGSA con oltre 1500 soci, e 46 sedi collocate in quasi tutte le regioni e 22 provincie, difendeva pubblicamente le madri dalle teorie frigorifero, denunciava i ciarlatani, organizzava convegni, seminari, tavole rotonde, per cambiare una cultura obsoleta, e senza nessuna scientificità radicata nelle menti di medici, terapisti e insegnanti”.
Segue un lungo bollettino di “conquiste”. Peccato che si concluda con la frase: “Che poi, nonostante questa fatica e impegno non si sia riusciti ancora a portare a casa risposte soddisfacenti per i nostri figli questo è un altro argomento”.
E no, Betty, questo non è affatto “un altro argomento”… Questo è “l’argomento”. Si impone (eccome) un’analisi critica di ciò che Angsa ha fatto negli ultimi anni in termini di programmi, obiettivi, strategie, alleanze ecc. Tanta roba, insomma…
Che ricaduta “reale” hanno avuto, e stanno avendo, le “conquiste” che puntigliosamente ricordi, in termini di miglioramento della qualità della vita dei nostri figli? Certo gli insuccessi (accanto ai successi parziali o di più) non sono tutti imputabili ad Angsa, è vero, ma questo non ti esime, e soprattutto non esime il vecchio gruppo dirigente di Angsa, dalla necessità, più che dalla opportunità, di riconoscere i tanti errori commessi, fosse solo per il rischio di doverli ripetere!.
E’ un discorso lungo, Betty, che meriterebbe un articolo a parte. Scritto in un telegramma io penso che oggi l’autismo vada aggredito non con le vecchie ricette, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti (mi pare di capire anche i tuoi), ma attraverso un approccio in cui la componente medica e biomedica abbia finalmente quella centralità e quella dignità che i cultori del monopolio assoluto dell’approccio cognitivo comportamentale non le hanno finora riconosciuto.
Si ad ABA, meglio ad ABA gratuita, ma… ma al ministero della Sanità si vada con una piattaforma chiara e irrinunciabile, dalla quale emerga che la psichiatria non c’entra nulla (al massimo c’entra pochissimo…) con l’autismo e di conseguenza il suo ruolo va drasticamente ridimensionato, a favore di un’idea multidisciplinare e multifattoriale.
Togliere potere alla psichiatria significa finalmente abbattere lo stigma che definisce l’autismo come una malattia mentale… E’ questo uno snodo fondamentale che capovolge del tutto, altro che modifica, l’impostazione di Angsa perché toglie finalmente potere a chi di questo potere ha abusato ed abusa largamente.
I giornalisti leggano e si documentino su dove è oggi arrivata la ricerca (eviteranno patetiche figuracce); parlino il giusto di genetica; pubblichino meno vaticini perché non hanno nulla da insegnare ma, in compenso, tanto da apprendere.
Non possono essere loro, né quelli che (anche in questo caso lo hai ricordato giustamente) “strimpellavano canzoni demenziali” a dare lezioni ad Angsa.
Dovrebbero semmai ricordarsi della fine che hanno fatto (ma hanno mai avuto un inizio?) “Insettopia”, “Domotica per l’autismo”, e boutade varie dispensate allegramente in quantità industriale nel corso degli anni (purtroppo con la benevola benedizione della stessa Angsa).
Grottesco poi l’invito a rimodulare Angsa dal momento che “le associazioni oggi in certe espressioni assomigliano tanto ai vecchi partiti ed è venuto forse il momento di uscire un po’ fuori dalle parole in famiglia e comunicare e comunicarsi in maniera un po’ meno sommessa”.
Aggiunge il Maestro, con l’innata modestia che lo contraddistingue: “Elio lo sta facendo, io lo faccio da tempo, anche perché questo fa parte dei nostri mestieri”. Dio ce ne liberi!
Domanda: le sirene del nuovo sono quelle che abbiamo sotto gli occhi? Dio, se può, ce ne liberi di più…
I cambiamenti si fanno non limitandosi a lucidare le vetrine ma avendo cura di mettervi all’interno i pezzi giusti al posto giusto (e l’umiltà di cambiarli quando serve).
E ora vado a strimpellare di là una canzone anche se, naturalmente, Michele Serra non mi intervisterà e i giornalisti non mi manderanno un “abbraccio forte!”