10 Cervelli Ribelli per lo sport: il cavaliere Tommaso Nicoletti
Vi presentiamo uno a uno i protagonisti del progetto 1o cervelli ribelli per lo sport sostenuto da OSO, ogni sport oltre, promosso da Fondazione Vodafone Italia . Sono 10 istruttori di 10 sport diversi e 10 atleti autistici testimonial ognuno di uno sport diverso.
Ecco il ritratto di Tommaso Nicoletti allievo di equitazione, la sua istruttrice è stata Chiara Vetere
Il primo quadrupede vivente che Tommy Nicoletti, 20 anni, testimonial d’equitazione per “10 Cervelli ribelli per 10 Sport” ha cavalcato fu una cagnona Labrador mansueta e paziente su una spiaggia con la sabbia bianca e il mare blu cobalto della Sardegna del Sud. Tommy aveva 17 mesi, non camminava ancora (né aveva mai pronunciato una parola oltre ai gorgheggi e ai mugolii ma ancora non ci preoccupavamo).
In compenso era un rapidissimo gattonatore ed era molto interessato alla Labrador che era più alta di lui. Un bel giorno decise di montarle sopra e ci riuscì. La cosa sorprendente fu l’indifferenza totale della cagnona che accolse il cavaliere con olimpica rassegnazione. Di li a poco, tra le botti di una cantina di Cabras, Tommy cominciò pure a camminare autonomamente con il solo aiuto di Benito Urgu. Poi piombò su di noi l’autismo e ci fu un periodo lungo in cui tentammo di riprenderci dalla botta ricevuta.
Intorno ai tre, quattro anni Tommy entrò per la prima volta in un maneggio romano dall’aria vetusta ma molto curato dentro Villa Glori e fece la conoscenza ravvicinata di un cavallo vero. Si chiamava Samantha e lavorava con i bambini del volteggio. Fu subito amore. Non voglio parlare di quello che faceva sul cavallo che era poi una specie di allenamento pre-volteggio ma della fierezza e senso di responsabilità e anche attenzione che il bambino aveva quando montava a pelo Samantha. Si lasciava andare su di lei, si sdraiava supino, oppure l’abbracciava.
Nel tondino andava al trotto e perfino un pò al galoppo. Scomparivano tic, stereotipie, capricci, comportamenti oppositivi. Tutto finito. La parte più bella, però, era l’accudimento del cavallo che si svolgeva dentro la sua “casetta” come la chiamavamo noi.
Più di una volta l’ho trovato accucciato sotto la pancia del cavallo (pericolosissimo!) per dire l’incoscienza del soggetto ma anche la sua dimestichezza e il benessere che provava in quel momento. Noi portavamo da casa anche la “merenda”, di solito frutta o vegetali, per Samantha e spettava a lui il compito di dargliela dalle sue manine. Ed era il momento che aspettava di più.
Ci sono stati tanti altri maneggi e altre avventure. Ci sono stati anni di ippoterapia, tante esperienze nuove tra cui una meravigliosa settimana a cavallo insieme ad altri ragazzi come lui, per i sentieri, i boschi e le campagne tra il Lazio e l’Abruzzo.
LA GRANDE CAVALCATA DI 10 AUTISTICI
L’interesse per i cavalli non è mai venuto meno. Ultimamente Tommy e altri amici hanno sperimentato anche il reining, la disciplina d’equitazione americana che riecheggia il modo di cavalcare dei cowboy.
Insomma di tutte le attività ludico-sportive che Tommaso ha intrapreso e coltivato finora, il cavallo resta una pietra miliare. E il ricordo che mi commuove ancora oggi è la figuretta di un bambino con i pantaloni attillati gli stivaletti alla caviglia e una giacchetta di lana che si allontana da casa con uno zainetto sulle spalle pieno di carote. E guardandolo pensavo: tutto si può dire meno che sia un autistico.
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