L’impossibile richiesta di un piatto di “pasta in bianco” per l’autistico selettivo alla mensa scolastica
Dalla lista “Autismo33” pubblichiamo l’incredibile lettera (firmata) di una madre messa in croce alla mensa scolastica, per un piatto di pasta in bianco. Il figlio è autistico e ha una selettività alimentare per cui quel piatto di pasta in bianco risolverebbe il problema del suo pasto a scuola. Sembrerebbe un problema facilmente risolvibile, infatti fino a un certo punto gli è stato preparato, nelle maglie allargate della buona volontà di qualche operatore alla mensa. Poi le cose sono cambiate, la burocrazia pretendeva un certificato medico per giustificare quel particolare bisogno…Qui cominci il grottesco di questa storia di fanta-autismo spinto!
Mio figlio è il terzo anno che va in mensa e nella pace del Signore ha sempre mangiato perchè non gli veniva mai negato un piatto di pasta in bianco quando c’era qualcosa che non gradiva, fino a quando un giorno c’è stato un cambio negli addetti della mensa per cui l’alternativa di quel giorno era il riso in bianco ( visto che c’era il riso nel menù condito) e non sapevano che gli veniva fatto specificatamente un piatto di pasta in bianco al posto del riso che lui non mangia in qualsiasi forma.
Siccome non c’era chi di solito bonariamente gli faceva il piatto di pasta, gli altri addetti non sapendolo hanno sollevato il problema con i superiori dicendo che l’addetta faceva un piatto di pasta che non era autorizzato.
Questo è successo in primavera e quindi per non disturbare gli addetti e fare stare bene tutti, addetti mensa, bambino ed insegnanti, sto cercando di rendere ufficiale questa cosa del piatto di pasta. Solo che significa chiedere una dieta specifica. Ho fatto fare il certificato medico dalla pediatra che attesta che il bambino è selettivo e che ciò dipende dalla patologia e dichiara che la mamma conosce i cibi che mangia. Volevo affiancarlo a un’autocertificazione dove attesto quali cibi del menù primavera e invernale non mangia, ma sembra che non basti la mia dichiarazione. Occorre che i cibi che non mangia vengano attestati dal pediatra o da un medico dell’USL.
La pediatra mi aveva già detto che non può certificare che lui non mangia certi cibi se non si tratta di intolleranze o allergie…cosa che non è ovviamente. L’ufficio scuola mi ha chiesto se può certificarlo un altro medico e il referente USL si è reso disponibile ma ad attestare che la mamma dice che….e poi copierebbe la mia autocertificazione. Stamattina sono andata a parlare con l’ufficio scuola per capire bene come deve essere fatta questa dichiarazione, loro preferirebbero che il referente attestasse lui i cibi che non mangia…ma nessuno certifica cose che non sa o che non conosce direttamente.
Io mi chiedo: perchè si rendono le cose sempre così complicate ? Inoltre mi hanno chiesto come mai solo adesso io ne ho bisogno, come abbiamo fatto fino ad adesso, se c’erano accordi specifici per questo piatto di pasta in bianco…’intenzione mi è sembrato quello di individuare un comportamento scorretto da parte mia o degli addetti o delle insegnanti che hanno sicuramente pensato prima al benessere del bambino che non alla burocrazia. Spero che non accada nulla e che non ci siano ripercussioni su chi ha reso possibile un pasto dignitoso a mio figlio ( che diversamente in certi giorni avrebbe potuto mangiare solo pane e acqua, per intenderci), perchè in tal caso non esiterò ad andare sul giornale.
Non è possibile che un Bambino CERTIFICATO e PAGANTE non abbia diritto ad una pasta in bianco, con tutta la roba che si butta in mensa. E credo anche che il problema non sia mio figlio, ma il sistema che è più AUTISTICO di lui, troppo rigido e indifferente per comprendere e premiare chi pone il benessere del bambino al centro.
Trovo meschina la finta diligenza di qualcuno che per invidia o ripicca ha voluto mettere in cattiva luce chi si è dimostrato di cuore ed ha ritenuto, come dovrebbero fare tutti che in fondo il bambino era certificato ed andava comunque supportato in un momento bello come quello della mensa dove poteva condividere un pasto sereno con i coetanei.