Ai Cervelli Ribelli piacciono i led RGB? Lo sapeva dal 1876 il dott. Lodovico con le le sue luci colorate
Nel gennaio 1876, il dott. Giuseppe Lodovico Ponza, del manicomio di Alessandria, annunciò un nuovo trattamento delle affezioni che colpivano la mente mediante l’uso della luce colorata. La novità incuriosì gli psicologi, alla ricerca di una terapia efficace e non particolarmente invasiva nei casi gravi e disperati di malattia mentale. In quegli anni i ricoverati erano stati sottoposti a sperimentazione ed osservazione con terapie quali il bromuro di potassio, il cloralio, le iniezioni ipodermiche di morfina. Il dott. Henri Taguet, che lavorava nel manicomio di Ville Evrad, e il dott. James Rorie, in quello di Dundee alle porte di Londra, sperimentarono questo nuovo trattamento con risultati completamente diversi che vennero resi noti sul BMJ.
Ecco le osservazioni di Taguet: “Dal momento che, secondo il dott. Ponza, la luce blu esercita un’azione fisiologica sull’occhio e la mente, noi abbiamo iniziato la nostra esperienza con l’applicazione di questo colore nei casi di eccitazione maniacale, riservando la nostra indagine sugli effetti del viola fino a quando non avremo raggiunto dei risultati soddisfacenti. La stanza adibita alla sperimentazione è al piano terra, guarda a sudest e riceve i raggi luminosi direttamente ed ininterrottamente attraverso quadrati di vetro blu; questi raggi si riflettono sulle pareti e su una porta smaltata dello stesso colore, così che in certe ore del giorno tutta la stanza è immersa nel blu. In lontananza si vedono dei grandi alberi ed un paese arroccato sul versante di una montagna, così che questi oggetti si mescolano con il blu del cielo. Il primo paziente sottoposto alla sperimentazione soffrì in un primo tempo di paralisi generale e fu così eccitato che si rese necessario trattenerlo su una sedia. Per tre ore la tranquillità non seguì, le palpebre furono chiuse e il calore del corpo rimase immutato. Anche nei giorni successivi i risultati furono negativi. Il secondo paziente era acutamente maniacale, rifiutando occasionalmente il cibo, nonostante i mezzi morali e fisici per superare la tendenza. Fummo ugualmente sfortunati con altri pazienti, soprattutto una che soffriva di isteria. L’unico effetto che si produsse su questa ultima fu che affermò che la stanza era assurdamente originale”
L’esperienza per il dott. Rorie fu completamente diversa: Gli esperimenti del dottor Ponza consistevano, in astratto, nel collocare i suoi pazienti in camere colorate di rosso, blu e viola, con risultati sorprendenti. Nella stanza rossa mise un uomo malinconico che aveva rifiutato il suo cibo, ma che tre ore dopo si trovò vivace e affamato. Nella camera blu mise un pazzo violento, che divenne molto più silenzioso nel giro di un’ora. In una stanza viola ha ottenuto risultati altrettanto buoni. Di tutti i raggi dello spettro i violetti sono quelli che possiedono i raggi elettrochimici più intensi; mentre i blu, privi di raggi calorifici, chimici o elettrici, sono in realtà il negativo dell’eccitazione, e sono utilissimi per calmare gli accessi violenti di furia. Recentemente sono state allestite due stanze, una per l’ammissione della luce rossa e l’altra per la luce blu. In due occasioni si è constatato che una marcata diminuzione dell’eccitazione pregiudicava il posizionamento di un paziente nella camera azzurra, ma finora i casi sottoposti a trattamento sono stati troppo pochi per giustificare un parere più deciso. Il vantaggio di collocare alcuni pazienti in stanze buie e quindi di rimuoverli da tutte le fonti di eccitazione e irritazione è noto da tempo. Non è improbabile, quindi, che un beneficio simile, se non più marcato, deriverà da quella che può essere considerata un’applicazione più sviluppata e più scientifica di questo fatto”
E successivamente, in una lettera datata 11 dicembre, aggiunse: “Non sono ancora propenso a scrivere un articolo sulla cura della colorazione. Trovo così difficile decidere quanto degli effetti sedativi possano essere dovuti alle influenze cromatiche e quanto al mero isolamento del paziente. Tuttavia, se si è inclini a fare riferimento all’argomento in qualsiasi articolo o nota, i seguenti sono i risultati generali a cui sono arrivato. La stanza blu ha un effetto indiscutibilmente maggiore nel diminuire e sottomettere l’eccitazione dei pazienti rispetto all’oscuro isolamento – significa mettere a letto un paziente ed escludere ogni luce. In alcuni casi questo effetto sembra derivare dallo stupore, da parte del paziente, per la nuova posizione in cui si trova; in altri, a quanto pare, dall’influenza calmante della luce stessa. In alcuni casi, i pazienti colti da improvvisi e violenti parossismi di eccitazione sono diventati abbastanza tranquilli e pronti a mescolarsi con gli altri in dieci minuti.
L’ultimo caso eclatante che ho avuto è stato quello di una paziente povera, che era stata in uno stato di insonnia ed eccitazione per una settimana e aveva rifiutato il cibo. Al suo ricovero, la sera, cenò e fece un bagno caldo, e fu messa comodamente a letto nella stanza azzurra, con le persiane chiuse. Non dormì tutta la notte. Al mattino la persiana fu ribaltata e la luce blu entrò, e dopo una buona colazione a base di porridge e latte lei dormì profondamente tutto il giorno. Ma quanto di questo era dovuto alla luce blu e quanto al porridge? In un caso di mania cronica, all’inizio si otteneva un beneficio, ma in seguito è fallito in misura considerevole, probabilmente perché il paziente ha cessato di essere sorpreso o divertito dall’ambiente circostante. In un altro caso di mania cronica, con meno potere mentale di quanto sopra, non è risultato alcun beneficio maggiore di quanto ci si potesse aspettare dall’isolamento del paziente.
La stanza rossa non è stata utilizzata tanto quanto l’altra e, con un’eccezione, ha dato risultati negativi. Questo era il caso di un paralitico generale (da neuro sifilide) che, invece di essere benedetto dalla solita eutanasia, comune a questi casi, era ottuso, piagnucoloso e depresso. Quando si trasferì nella stanza rossa (dapprima solo per comodità), fu trovato allegro e felice, e ogni volta che veniva portato via, supplicava di essere riportato in essa, apparentemente provando sollievo e soddisfazione nel crogiolarsi, per così dire, nei raggi rossi. Nel complesso sono stato così soddisfatto del risultato, che ho fatto allestire una stanza blu sul lato femminile della casa, oltre che sul lato maschile. Prima che si possa dare un’opinione definitiva, tuttavia, penso che l’esperimento dovrà essere provato su scala molto più ampia, ad esempio montando le finestre di un comune reparto refrattario, contenente da dodici a venti pazienti, come nei reparti oftalmici”.
Gabriella La Rovere