Cosa fare

Ancora una madre disperata che scrive agli Autism Manager: non si può restare soli con un problema così!

Buonasera, sono la mamma di un ragazzo autistico, Federico, di anni 21. Ho bisogno di Voi,  “Autism Manager”, per fare in modo che ciò che sta vivendo mio figlio, e noi sua famiglia non accada ad altri.

Federico fino a 12 anni è stato un ragazzo senza alcun problema. In seconda media viene praticamente massacrato da bulli della sua classe. Tutto ciò fa si che si chiusa in sé stesso sempre di più, di allontani e diventi aggressivo con tutta la famiglia, trascorra intere giornate nella sua stanza chiuso, e smette di mangiare e dormire. Viene inviato ai servizi locali, la risposta è un centro pomeridiano, tre volte a settimana, gli incontri con lo psichiatra e una terapia farmacologica. Nessun miglioramento, anzi inasprimento. Federico a 15 anni arriva a pesare 35 kg e viene ricoverato nove mesi in ospedale. Disturbo alimentare. Ma non serve a nulla. Esce e riprende le stesse modalità precedenti al ricovero.

Noi famiglia siamo soli, abbandonati. Federico frequenta  la scuola, con fatica, nonostante la sua passione per lo studio. Non riesce a salire sui mezzi pubblici, la folla lo terrorizza, e per questa ragione deve sempre essere accompagnato, e ciò fa si che io debba abbandonare il lavoro.
Tutta la famiglia si ritrova a dover rinunciare a vedere amici e famigliari perché Federico non li tollera, allo stesso tempo di allontana da tutti gli amici che aveva.
Alla nostra richiesta di aiuto, ci rispondono che nostro figlio che affetto da disturbo ossessivo compulsivo e anoressia nervosa.
Nonostante la massiccia terapia farmacologica, le cose peggiorano sempre. Diventa sempre più aggressivo e avulso dalla famiglia. Esplode l autolesionismo. Non viene attivato nessun tipo di aiuto, a parte la seduta psichiatrica ogni 21 giorni. A noi genitori nessun supporto psicologico, che ci aiuti a comprendere e aiutare nostro figlio.

Nel 2017 succede il primo fatto grave :ingoia un flacone di farmaco e finisce in fin di vita. Ospedale na nessuno si attiva per supportarlo meglio, o comprendere meglio la situazione. Insomma, come se niente fosse.
A fatica finisce il liceo, ma nonostante l’enorme ansia decide di iscriversi al l università. Si scontra con un mondo distante anni luce dalle sue c esigenze, nonostante le richieste di aiuto agli uffici disabili dell’università, non si attiva nessun tipo di aiuto, tutor o altro. E ciò fa precipitare Federico, che non riesce a dare altro nelle sue giornate che studiare.
Lo ripetiamo allo sfinimento, i suoi pensieri brutti, la sua dichiarata volontà di non vivere. Dice di fare troppa fatica a vivere, che tutto gli è impossibile. Veniamo sempre inascoltati.

Fino ad aprile 2020. Federico ingerisce 30 barbiturici, sottratti a me, che ho l’epilessia.

Finisce in coma, a cui segue un lunghissimo periodo in clinica, dove viene sbattuto con persone affette da patologie completamente diverse dalle sue, tipo dipendenze. Vive tutto ciò come una punizione per il suo gesto. La sua autostima inesistente da sempre, se possibile, si annulla proprio. Lo portiamo da uno psichiatra privato che accenna alla possibilità di autismo. Inizia il percorso della diagnosi. Da aprile ci arriviamo ad ottobre. Ed è così. Autismo ad alto funzionamento di primo livello. Vi viene consegnato una serie di fogli ed arrivederci e grazie. Nessun cenno, nessun aiuto, nessuna risposta alle centinaia di domande.
Dopo nove anni ci danno una diagnosi e ci dicono che è normale aspettare tanto. No non è normale affatto, noi siamo distrutti, non riconosciamo più Federico.

Si ritira dall’università, passa le giornate chiuso in camera, aggressivo, autolesionista, non dorme, mangia pochissimo. Temiamo per lui, lo facciamo presente, mandiamo mail video a tutti coloro che lo hanno avuto in cura.Nessuno ci offre il suo aiuto, Federico dice apertamente di non vedere nessun futuro per lui in quanto autistico. Nessuno lo rincuora dicendo tutto ciò che gli è possibile fare, e che merita di vivere che non è una persona sbagliata solo perché pensa in modo diverso.

Il primo maggio 2021 Fede si lancia dalla finestra di casa nostra.

L’unica cosa che posso dire è che è vivo. E che sto scrivendo questa mail seduta di fianco a lui in terapia intensiva.
Non so quale sarà il suo futuro, ha varie fratture, molto complesse, e deve subire altri interventi.
Ma è la frattura dell’anima che mi preoccupa.
Quanto ha sofferto mio figlio per dare ciò che ha fatto? Lui che ha il terrore dell’altezza come ha fatto?
Sono distrutta dal senso di colpa, per non aver protetto mio figlio dalla scarsa competenza dei medici a cui l ho affidato, sono arrabbiata con me stessa per non aver cercato in tutti i modi un aiuto per lui.
Non deve succedere a nessun altro, a nessuna famiglia, di vivere tutto ciò.
La solitudine può uccidere.
Una diagnosi in età adulta, dopo nove anni di sofferenza è per me inaccettabile.
Quanti appelli abbiamo fatto, e nessuna risposta ci è mai arrivata.
La cosa che mi fa più arrabbiare è il tempo, il tempo perso senza fare niente per lui.
Vi prego, fate qualcosa per questi ragazzi. Che il gesto di mio figlio non si ripeta. Mai più. Deve cambiare qualcosa, dalla presa in carico, alla terapia famigliare. Non si può restare soli con un problema del genere.

Grazie.
 Claudia

Redazione

La redazione di "Per Noi Autistici" è costituita da contributori volontari che a vario titolo hanno competenza e personale esperienza delle tematiche che qui desiderano approfondire.

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio