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TEMPTATION ISLAND E’ L’INCUBATOIO DI UNA NUOVA STIRPE DI ITALIANI

Ascolti vincenti, ieri su Canale 5, per la finalissima di Temptation Island. Con 3.008.000 spettatori totali e il 20.73% di share (che sale al 25.11% sul target commerciale), il docu-reality si conferma, per la settima settimana consecutiva, leader degli ascolti. Boom tra i giovanissimi: 35.4% di share sul target 15-19 anni. Benissimo anche sui social: l’hashtag ufficiale #TemptationIsland ha raggiunto il primo posto degli argomenti più discussi in Italia e nel mondo”. L’isola tentatrice è un fenomeno che mi appassionò non poco, già ne vedevo la possibilità di un incubatoio per una nuova stirpe di italiani. Ne scrissi il 28 luglio e resto di questa idea.


“Temptation Island” riflette il “vorrei ma non posso” degli Italiani. È statistica, come direbbe il Generale Vannacci, vince la maggioranza e in questo caso la maggioranza è evidente che sognerebbe di vivere la gratificazione di sentirsi corteggiata, desiderata, adulata fuori del sacro vincolo della coppia. Un abbandonarsi quindi al proibito piacere dell’infedeltà, basta che si presenti l’occasione.

Primo elemento di riflessione è quindi che gli Italiani, misurati dall’indicatore del gusto televisivo, in pectore aspirino a essere traditori. Già questo è duro da mandare giù in una costruzione ideologica che vorrebbe il Paese/Nazione graniticamente coeso sul principio che “Il nostro onore si chiama fedeltà”.

Non mi pare che i valori che dovrebbero giustificare le attuali scelte politiche clerical conservatrici, siano minimamente rappresentati in questo fantastico serraglio, in cui ci si addestra all’esercizio delle corna, attive e passive.  Il campo scuola delle tentazioni rinnega l’ipotesi della “famiglia al centro” con un papà e una mamma, altro non sembra che la prova su strada dell’attizzamento adulterino.  Le giovani coppie millantano di voler fare un “viaggio nei sentimenti”, che in realtà è un viaggio nei feromoni illecitamente scambiati e nelle fragilità della carne, solleticati tra un pignetto e un falò.

L’esito della rappresentazione dovrebbe, nelle premesse, permettere la riconquista dell’autostima per coppie agli sgoccioli del rapporto, se così fosse perché andare nell’isola porcella, fingendosi anacoreti nel deserto delle tentazioni, comportandosi in realtà come seminaristi ed educande sprofondati nel biblico gorgo delle lussurie di Babilonia?  Sembrerebbe quasi un avviarsi allo scambismo come soluzione alla noia. Più che lecito, che c’azzecca però col proclamarsi difensori dei presepi e sbandieratori di rosari?

Abbiamo una seria difficoltà istituzionale ad ammettere che nelle scuole serva qualcuno che educhi alla somministrazione non tossica della sessualità nelle relazioni, però il popolo sovrano si entusiasma nell’immedesimarsi nella prova tangibile che, i soli vincoli indissolubili, sono unicamente quelli in cui nessuno mette il dito tra moglie e marito. Il poliamore è la panacea che incombe dietro l’angolo. Vigilino i guardiani della rettitudine, il loro è un problema veramente imponente.

È demolita un’altra certezza della ministra Roccella, dovrebbe rivedere la sua visione astratta di famiglia; la proiezione nel tempo profetizzata da Temptation Island è quella di bambini che potranno anche avere un papà e una mamma registrati all’anagrafe, che dovranno però rassegnarsi a un turnover continuo di persone in alternato sbocconcellamento delle figure genitoriali, solo perché questo salvaguarderà la loro autostima.

Più che la versione attuale del grande romanzo popolare, come ha qui scritto ieri l’illustre Freccero, mi sembra una riscrittura televisiva soft di “Corna Vissute”, fumetto zozzetto anni 80/90 dove si presentano situazioni di infedeltà coniugali. Anche in quel caso l’editore pretendeva di collocalo in un filone letterario “alto”, con la dicitura: “Ispirato alle novelle del Decameron boccaccesco”.

La stessa chiave narrativa era alla base del sotto genere cinematografico della commedia sexi italiana. Il desiderio famelico di uomini farlocchi era allora interpretato da Renzo Montagnani, Lino Banfi, Mario Carotenuto, che lambivano senza mai concludere le pin-up nazionali, come Michela Miti, Agostina Belli, Anna Maria Rizzoli. La struttura costante del b-movie erotico a me pare che rappresenti un altro sicuro antecedente dell’isola tentatrice televisiva.

Con una circostanza additiva però, che ancora di più dovrebbe far tentennare il presunto sovranismo di massa.  Fino a che parliamo di Bombolo, Jimmy il fenomeno, Avaro Vitali possiamo dire di averne veduti tanti popolare le nostre contrade (e ancora ne vediamo nei talk televisivi). In loro appare parte congrua del genio della nostra stirpe e ci si ride su.

Si guardino invece con attenzione i maschi dell’isola, costantemente mollacchioni, insicuri, piagnucolosi e imploranti nonostante i fieri tatuaggi da guerrieri; ancor più si abbia il coraggio di ammettere una mutazione in atto nelle iperlabiate, megazigomate, polimericamente addizionate fidanzate e tentatrici.

 Una volta messi insieme tali uomini e tali donne, nessuno si chiede da quale progenitore abbiano preso i loro caratteri? Soprattutto quale fiera discendenza autoctona ci si attende dalle loro unioni? Vigilino i guardiani dell’integrità sovrana della nostra popolazione, la sostituzione etnica è già avvenuta. Da Temptation Island in poi nessun dorma! (LA STAMPA 28/7/2024)

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

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