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Il libro di Eleonora Daniele sul disagio mentale

Eleonora Daniele ha scritto un libro veramente potente sul disagio mentale. Nel titolo “Ma siamo tutti matti?” è già insita una denuncia: si siamo tutti matti perché non ci rendiamo conto di quale abisso di sofferenza si nasconda dietro la solitudine sociale e la trascuratezza istituzionale verso i malati mentali e i disabili mentali gravi. (“Ma siamo tutti matti? Storie di malati mentali e delle loro famiglie e di un sistema che è rimasto a guardare.” Con prefazione di Simone Cristicchi; ed. Rizzoli.)

Dopo la rivoluzione di Basaglia negli anni ‘70”, non si è mai riuscito ad articolare una rete di strutture adeguate alle esigenze del territorio, capace di accogliere, assistere, curare– commenta Eleonora Daniele- così la parte più difficile è affidata alle famiglie. Questo libro l’ho scritto proprio per le famiglie che conosciuto in questi anni. Per dare loro voce, per sostenerle nel loro quotidiano combattere nonostante tutto.”

È una sensibilità che non potrebbe nascere in maniera così intensa in chi non ha sperimentato, sulla propria carne, gli aspetti più crudi di questo universo sommerso. Eleonora Daniele ancora porta dentro di sé la ferita insanabile del ricordo di suo fratello.  Il primo capitolo “La sua mano sulla mia” è dedicato infatti a Luigi, maggiore di qualche anno e con una neuro divergenza che lo porterà a comportamenti molto problematici. La famiglia fu costretta nel tempo ad affidarlo alle cure di vari istituti sanitari, non potendolo più gestire. In uno di questi fu trovato morto all’età di 44 anni.

Una tragedia che segna una vita, inizia con il ricordo struggente di lei bambina che, nell’atmosfera di un Natale di tanti anni fa, va a trovarlo con la madre nel reparto psichiatrico dell’ospedale dove era ricoverato. Entrando lo vede venire incontro a lei assieme a un’altra degente, con problemi mentali evidenti. Era la mamma di un bambino, anche lui in visita natalizia con un mazzo di fiori in mano. La donna era in camicia da notte, scarmigliata e con un grosso orologio in mano su cui delirava visibilmente fuori di sé, tanto da non riconoscere nemmeno quel bimbo suo figlio.

Un ricordo indelebile e terribile: il fratello sotto tranquillanti, imboccato da sua madre prima di essere riconsegnato all’infermiera, vicino a quel bambino tristissimo con la mamma impazzita che nemmeno lo abbracciava. Nella solitudine di quella stanza con i lettini allineati, resta il mazzetto di fiori inutili buttati su un tavolo.

Nella sensazione atroce di Eleonora bambina che, uscendo dal reparto, sente per la prima volta chiudere a chiave la porta che la separava dal fratello, è riassunta, nella maniera più sintetica e terrificante, una tragedia. È scritto tutto il destino di chi è lambito, nei suoi affetti più viscerali, dallo sterminio sociale che provoca un problema psichiatrico severo.

Eleonora Daniele

 “Non ho voluto fare solamente un libro di denuncia– mi dice Eleonora- ho voluto lanciare un tema doloroso in maniera costruttiva, nelle dieci storie che racconto, gran parte delle quali ho anche portato in televisione, sono sempre presenti anche le storie dei medici. Persone in prima linea ad affrontare, spesso da sole, il problema della gestione della malattia mentale.”

La figura dei medici è infatti presente in molte delle dieci storie di follia vissuta, subita, assistita. Come per dire che non tutto è perduto e che forse esiste un filo di speranza perché le cose possano cambiare.

Ogni storia inoltre ha un’appendice che la contestualizza. Un commento affidato anche a clinici che hanno ruoli apicali nella Sanità pubblica come Quintavalle, Siracusano, Mazzone, di Giannantonio, come pure a personaggi pubblici portatori di una testimonianza legata al tema della salute mentale. Tra questi Alba Parietti, che parla dello zio materno ricoverato nel manicomio di Collegno, collegandolo ai frequenti sintomi di disturbo mentale di sua madre, con cui Alba imparato sin da bambina a convivere.

Trovano spazio anche vicende cruente, in cui esplode il parossismo del disagio psichiatrico fuori da un sistema efficace di attenzione e cura, come il caso di Barbara Capovani, la psichiatra di Pisa uccisa nel 2023 da un suo paziente, nonostante ne avesse più volte segnalato comportamenti pericolosamente ossessivi. Un punto di vista speculare è invece nel racconto in prima persona di Antonella, la madre di Alice Scagni, uccisa dal fratello Alberto.  È l’inedito calvario di una mamma che per anni ha sbattuto contro un muro di gomma, abbandonata a sé stessa ogni volta che chiedeva aiuto medico per gestire l’aggressività sempre più invasiva del figlio. Per estremo paradosso ancora costretta a sopportare, sempre impotente, le violenze terribili e continue che quello stesso figlio, già violento in famiglia, ha poi subito per mano dei suoi stessi compagni di cella.

Un libro che ha origine da un coming-out crudo e implacabile sulla reale cupezza che si nasconde sotto qualsiasi problema mentale, l’oggetto di stigma più tenace e difficile da sradicare per chiunque, tanto di più per personaggi dello spettacolo, che devono ostentare un intangibile splendore di facciata.  Eleonora Daniele invece ne ha fatto la bandiera del suo orgoglio: “Nel corso degli anni sulla malattia mentale, come tu sai anche nell’autismo, c’è sempre stata una grande sottocultura, spesse volte difficile a essere gestita per le famiglie stesse- mi dice Eleonora, tornado alla sua storia familiare- a me la forza l’ha data mia madre, quando mi raccontava delle battaglie quotidiane che doveva fare ogni giorno per mio fratello, come per gli altri ragazzi come lui. Era una guerra anche solo per ottenere un pulmino, o per andare incontro alle sue più piccole esigenze. Io per questo racconto anche questa mia storia senza nessun senso di vergogna. Anzi penso che sia importante parlarne, proprio perché in pochi ne parlano volentieri”. (LA STAMPA del 12 novembre 2024)

Gianluca Nicoletti

Giornalista, scrittore e voce della radio nazionale italiana. E' presidente della "Fondazione Cervelli Ribelll" attraverso cui realizza progetti legati alla neuro divergenza. E' padre di Tommy, giovane artista autistico su cui ha scritto 3 libri e realizzato due film.

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