Scuola, beato chi ci va. Gli autistici aspettano…
La scuola è iniziata ormai in tutta Italia, ma la campanella, per qualcuno, suona sempre in ritardo. O in anticipo, a seconda che segni l’entrata oppure l’uscita. Perché per gli studenti con autismo, che in classe si portano il loro bel bagaglio di problemi e di fatiche, l’orario scolastico, soprattutto all’inizio, è tutto diverso. Non è scritto da nessuna parte che debba essere così: non dovrebbe esserlo affatto, anzi. Ma di fatto è quanto accade a tante famiglie, alle prese, in queste settimane, con una specie di “inserimento” con orari ridotti, dovuto non a un bisogno particolare del figlio, ma a disfunzioni tutte interne alla scuola, al provveditorato, ai ministero. Alcune di queste mamme sono uscite allo scoperto – sono sempre una minoranza, perché la maggior parte resta in silenzio, a subire decisioni e cercare strategie di sopravvivenza – raccontando a Redattore sociale i loro “primi giorni”.
Il figlio di L., per esempio, può andare a scuola solo due volte a settimana, perché ha ottenuto 10 ore di sostegno e l’educatore, a cui pure ha diritto, non arriverà prima di ottobre. “Mio figlio frequenta l’ultimo anno di asilo e abbiamo appena cambiato scuola – racconta – Le maestre mi sembrano fantastiche, il problema è che il sostegno ci viene passato solo per 10 ore. Abbiamo anche 20 ore di assistenza, che però non è ancora partita: così, per ora, mio figlio è “coperto” solo il martedì e il venerdì, mentre gli altri giorni resta a casa”.
Va ancora peggio per Christian, che quest’anno frequenta la terza elementare a Gazzo Padovano. “I problemi sono iniziati l’anno scorso – racconta la mamma – I primi giorni insegnante c’era, ma già dalla seconda settimana ha iniziato a essere assente e hanno iniziato a girarne tante diverse. Abbiamo scoperto che era incinta e sarebbe stata a casa tutto l’anno. Mio figlio, gravemente autistico, ha cambiato cinque insegnanti di sostegno in un anno: un vero trauma per lui. L’ultimo non lo ha proprio accettato, ha avuto crisi gravi, è diventato aggressivo, siamo dovuti ricorrere ai farmaci. Così, quest’anno, mi sono mossa fin da giugno e ho ottenuto l’assicurazione, da parte del preside, che avremmo avuto un’unica figura di sostegno per tutto l’anno. A settembre, l’insegnante semplicemente non c’era: in segreteria mi hanno detto che mio figlio deve andare solo nelle 8 ore in cui c’è l’assistente: quattro volte a settimana per due ore al giorno! E così abbiamo fatto tutta la settimana. Sarà così almeno fino a gennaio, quando la sua insegnante di sostegno dovrebbe rientrare. Intanto, io dovrei anche trovare un lavoro e ieri sono andata al centro per l’impiego insieme a lui”.
Niente insegnante di sostegno anche per C, che ad Adelfia, in provincia di Bari, frequenta il terzo anno di materna. “Avevo chiesto al dirigente che l’insegnante di sostegno, già cambiata diverse volte gli scorsi anni, rimanesse la stessa fino alla fine del ciclo. Invece, l’11 settembre mio figlio ha iniziato la scuola addirittura senza sostegno. Quella dell’anno scorso è stata trasferita e quest’anno, a scuola, ci sono 5 bambini disabili e tre insegnanti di sostegno: mio figlio deve dividersi una di queste con altri due bambini gravi. Ho protestato con il dirigente, che davanti a me ha detto a questa insegnante: ‘Da oggi fino a fine anno starai con Christian. Tanto – mi ha spiegato poi – il bambino Down straniero viene poco’. Ma a me così non sta affatto bene: non voglio vincere battaglie sulla pelle degli altri, magari di chi è più debole e ha genitori meno combattivi di me. Non mi piace che si assecondi chi fa più rumore. Far rispettare i nostri diritti non può essere così difficile!”
A L’Aquila invece c’è Virginia, gravemente autistica, che nel Liceo Musicale Cotugno aspetta ancora che un insegnante di sostegno per lei finalmente arrivi. Intanto sta andando a scuola solo grazie alla presenza dell’assistente, ma venerdì è rimasta a casa, perché le 20 ore di assistenza le aveva tutte “consumate”, come fossero credito telefonico. “Essere a scuola senza una guida, un riferimento in grado di organizzare la sua vita scolastica e coinvolgerla nelle attività della classe, è di una gravità inaccettabile – denuncia l’associazione Autismo Abruzzo – Si rischia di cancellare quanto faticosamente costruito negli anni precedenti. Oggi abbiamo inoltrato formale denuncia-querela alla Procura dell’Aquila al fine di fare luce su tutta la vicenda, nella speranza che simili esperienze non si ripetano mai più per nessun disabile”.