La città felice dei ragazzi autistici
La grande domanda che mi viene fatta in questi giorni è cosa mai sia Insettopia. La risposta è “La città felice dei ragazzi autistici”. Non voglio anticipare troppo se prima non ho tutte le certezze che almeno si possa iniziare a pensarci concretamente. Nel libro di Tommy ne parlo a lungo e alla fine è il sogno o di ogni genitore di autistico. Insettopia è il luogo dell’ immaginario che consideriamo perfetto per la felicità dei nostri figli. Rispetto a tutti gli altri posti che possiamo immaginare, o che qualcuno potrebbe averci qualche volta proposto, Insettopia è il posto più bello che si possa immaginare.
Deve essere bello innanzitutto perché un luogo bello è già una cura alla tristezza, poi perché non dobbiamo accontentarci di soluzioni di ripiego “perchè tanto sono autistici”. La città dei nostri ragazzi potrebbe anche sembrare un’ utopia, ma se così fosse non è perché impossibile realizzarla, ma solo perché pochi veramente quando pensano al “problema dell’ autismo” non si sforzano ad affrontarlo con lucida razionalità. Un figlio autistico è una bella rogna e questo lo sappiamo, ma proprio perchè siamo in tanti a saperlo dobbiamo renderci conto che la soluzione non è “guarirlo”, ma piuttosto assicurargli una vita il più possibile adeguata ai suoi bisogni, alle sue sensibilità, al suo benessere. Per farlo dobbiamo prima ancora cercare di essere sereni noi genitori, perché se “scoppiamo” per lui non potremmo fare più nulla. Razionalizzare le attività quotidiane di nostro figlio significa avere una vita più degna di esser vissuta anche per noi.
Immaginate a un unico luogo si condensino tutte le attività gradite e utili per i propri figli. L’organizzazione settimanale del tempo di un autistico è nella maggior parte dei casi frammentaria e disorganizzata. Comunque lascia moltissimi spazi vuoti in cui il ragazzo sperimenta noia, frustrazione e solitudine. Situazioni che favoriscono anche l’insorgere di comportamenti-problema.
La certezza che, come in un campus pensato per le esigenze specifiche dell’ autistico, l’attività e il tempo del proprio figlio sia organizzata in maniera costruttiva e confacente alla sua personalità, a sua misura. Ciò non toglie che a piccoli gruppi si possano sperimentare uscite serali, ad un esempio in pizzeria e in discoteca, attività “proibitive” per i ragazzi problematici che a una certa ora sono costretti a stare in casa con i genitori (coprifuoco) perché non esistono servizi fruibili per loro.
Tutto questo però non lo vedrei come il giardino di un convento: chiuso verso l’ esterno, al contrario dovrà essere un catalizzatore di attività sociali talmente belle, originali e “strambe” da stimolare anche la curisosità dei neurotipici. Per questo la nostra città dovrà essere costruita in un’ oasi verde e sensorialmente sospesa dalle forti stimolazioni acustiche e visive del traffico cittadino, delle liturgie iper comunicative, dall’attrito delle necessarie relazioni con un’ infinità di altri umani. Allo stesso tempo Insettopia non dovrebbe essere emarginata, solo “sensorialmente alleggerita”, quanto basti a non stressare la particolare sensibilità delle persone autistiche. Questo farà bene pure a chiunque altro voglia passare per Insettopia, anche solo per attutire il peso quotidiano dell’ essere sensorialemente sovraccarico.