Arriva Aldo, l’autistico protagonista del nuovo film della coppia comica Nuzzo-Di Biase
Dall’8 marzo nelle sale italiane un nuovo film con un autistico come protagonista. “Vengo anch’io” della coppia comica Nuzzo-Di Biase mette in scena Aldo, un ragazzo Asperger che accompagna una coppia di disperati in un viaggio attraverso l’ Italia. Il giovane attore Gabriele Dentoni recita bene la parte di un “Cervello Ribelle” ( molto Tommy style nel look e capelli) che è felice di essere scarrozzato in macchina fa poco caso ai due soggetti, loro si seriamente patologici, a cui in teoria dovrebbe affidarsi. Il più saggio è chiaramente lui, parla come un oracolo perchè dice sempre la verità non sapendo mentire, ha qualche piccola fissa, come vestirsi con la tuta rossa della Ferrari, ma cosa sarà mai di fronte ai tipi border line che lo circondano e dovrebbero far parte dell’universo neurotipico. Vorremmo tutti noi genitori avere figli autistici che alla fine mostrano solo l’aspetto balzano e originale della sindrome senza mai farci lambire “la parte oscura della forza”. Aldo è simpatico, bonaccione e persino di poche esigenze. Quando gli scatta l’ormone sale su un albero e grida “voglio la triglia” (citazione felliniana del “voglio una donna” di Ciccio Ingrassia). Il padre fa una puntatina da una signora allegra di paese in calze a rete con la vestaglia del “Lecce calcio” e anche quel problema è risolto… I nostri autistici magari sono un po’ più complicati e più difficilmente raccontabili in un film che deve far sorridere, in un primo tempo i due autori Nuzzo Di Biase avevani pure pensato di coinvolgere il quel ruolo il nostro Achille, tra i protagonisti del film “Tommy e gli altri” si sono pure incontrati un po’ di volte, ma un autistico “vero” nella complessa macchina produttiva di un film richiede di considerare troppe incognite, si è quindi preferito rivolgersi a un bravo attore che facesse la parte dell’autistico. La figura di Aldo è in ogni caso tenera e raccontata con rispetto e delicatezza. Ogni tanto anche a noi fa bene pensare che possa esistere leggerezza anche nell’autismo e quindi ben venga anche anche Aldo, uno di noi.
CON UN AUTISTICO ON THE ROAD
Questa è la storia di un aspirante suicida, di un’ex carcerata, di un ragazzo con la sindrome di Asperger e di una giovane atleta salentina. Bastonati dalla vita, e stanchi di mettersi in gioco perché oramai assuefatti alla sconfitta, per uno strano scherzo del destino saranno costretti a intraprendere un viaggio insieme che li porterà a confrontarsi con il proprio passato, a lottare con i propri demoni e a uscire dalle proprie solitudini.
Una banale gara di canottaggio amatoriale li renderà un gruppo coeso, desideroso di un riscatto a tutti i costi. Per vincere bareranno e perderanno in malo modo, ma non sarà una vera sconfitta, perché intanto scopriranno di essere diventati una famiglia che è in grado di trasformare in successo la somma delle loro sconfitte individuali. Una singolare, eccentrica, ma invidiabile famiglia che tutti vorremmo avere come vicini di casa.
Questo film nasce dall’urgenza creativa di raccontare una bella storia. È stato facile scriverlo, non diciamo semplice, ma facile sì, perché da subito ne abbiamo individuato il tema: volevamo parlare del “diritto alla felicità” che ogni essere umano dovrebbe rivendicare, con un occhio di riguardo a chi è più fragile, ha meno certezze o semplicemente ha un costante senso di inadeguatezza.
Ai nostri personaggi abbiamo fatto fare un viaggio, offrendogli una nuova e, per qualcuno, ultima possibilità di salvezza. Un viaggio senza vittimismi o autocommiserazione, in cui scoprire che la comprensione e l’accettazione degli altri rimangono ancora, soprattutto oggi, un atto rivoluzionario. Corrado, Maria, Aldo e Lorenza sono tutti soggetti scorretti, borderline, instabili nelle relazioni interpersonali, ma nonostante tutto riescono a formare una famiglia.
Questo non li cambia, non li redime, semplicemente acquieta le loro ansie e permette loro di sentirsi finalmente a casa. I personaggi che avevamo immaginato sulla carta durante le riprese hanno iniziato a vivere di vita propria, quasi anarchica. Ci hanno stupito e spesso “posseduto”, facendo scelte che in alcuni momenti hanno allontanato la trama dalla commedia tout court, aggiungendo quel leggero senso di malinconia che a volte un comico teme quasi di portare in scena.
Partendo dal nostro humour spesso cinico, o per dirla come si usa oggi, “politically uncorrect”, abbiamo scritto una commedia sorprendentemente piena di speranza, dimostrando che si può essere felici anche in un mondo imperfetto, basta trovare la forza di lasciarsi vivere, di accettarsi.
Come diceva Cesare Pavese: “Tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri”
Corrado Nuzzo e Maria Di Biase
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