Come entrai nei nuovi ruggenti anni 20 salutando il verme sul fondo del mio Mezcal
Nel 2020 son entrato di soppiatto. Resterò nascosto in una crepa del muro. Vorrei poter immaginare per tanto tempo e tanto ancora vorrei averne per scrivere. Vorrei respiri da respirare. Vorrei parole nuove, Tequila con robina salatina, un’alba generosa che aspetti, un po’ più del solito, per uscire dalla penombra della sera precedente. Ah….Pure un albero alto per salirci quando mi andrà e portandomi sulle spalle chi mi piacerà. (lo avevo già scritto 7 anni fa, ma le mie massime aspirazioni non sono cambiate nel frattempo!!!)
Siamo negli anni 20′. Chissà se un secolo fa c’era consapevolezza di entrare in un decennio che sarebbe passato alla storia come quello degli “Anni ruggenti”. Di sicuro occorre un grande carico di ottimismo per aspettarsi ruggiti negli anni a venire, ma non possiamo che essere ottimisti altrimenti saremmo già morti.
Ho chiuso l’anno con la riflessione sul mancato capodanno di 10 autistici che avrebbero dovuto passarlo con i loro genitori. Poi ho scattato la foto qui a fianco assieme a Tommy, ne ho fatto una story su Instagram, l’ho mandata a una decina di persone che mi andava di ricordare, poi ho chiuso con i festeggiamenti e mi sono sparato quasi tutta la seconda stagione di “Lost in the space”, su Netflix.
Nemmeno mi sono accorto che era passata la mezzanotte, forse ho appena avvertito quel brusio da terremoto che veniva da fuori le mie finestre anti proiettile (mi piace l’isolamento lo so), ma ero arrivato al verme del mio Mezcal e non c’ho fatto proprio caso. Il resto nella norma di ogni notte da solo della mia vita.
Ora mi sono svegliato e voglio fare un punto su questo anno che mi aspetta. Lo faccio qui perchè da tempo è il mio spazio d’espressione più potente, nasce come un magazine sull’autismo, ma già vi dico che diventerà qualcosa di altro. Ho riflettuto su questo, ma di raccolte di articoli sulle terapie, sulla ricerca, sui fattacci di cronaca che riguardano autistici, sulle buone prassi, sui nostri angeli speciali…Ce ne sono oramai a bizzeffe e gestite da volenterosi genitori con molto più entusiasmo del mio a segnalare, commentare, aggregare.
Per quanto mi riguarda questo sarà un anno di cambio decisivo, nella mia vita e nella vita di Tommy che l’ha fortemente condizionata. Ci sarà pure il maggiore Filippo che darà un suo decisivo contributo dopo anni di studio silenzioso e accanito.
Il termine “autistici” mi ha rotto le palle, lo dico con lo spietato candore della mia condizione autistica. Sono consapevole di aver concretamente contribuito nello sdoganarlo dalle parole indicibili del lessico quotidiano di ogni italiano medio. Ora però si è diventato l’equivalente di un comportamento patologico, che alternativamente suscita pietosa commiserazione o irrazionale rabbia.
Da una parte sono stanco di far parte dell’esercito dei genitori eroici, di cui ci si accorge solo per sentirsi solidali quando qualche qualche stronzo, più stronzo degli altri, supera il limite della decenza, considerando i nostri figli materiale da discarica. (vedi la storia del mancato Capodanno o le altre centinaia di cui ho parlato in questi anni)
Sono anche stanco di ribattere alle rozze prove su strada di una nuova Action t4 ,che stanno spesso inscenando anche illustri colleghi, con il pretesto di criticare l’onda “buonista” che suscita una ragazzina Asperger di nome Greta.
In altri tempi avrei scritto fulmini e saette su bei figuri come questi due, presi dalla pagina Facebook di Filippo Facci.
Scrive un tipo che posta rapito foto di fucili mitragliatori e affibbia paranoie al prossimo: “Caro e stimato Facci, la gente che piace chiama Asperger la buona vecchia paranoia. Termine poco politically correct, concordo, ma che almeno risparmia decine e decine di righe fumose (non mi riferisco a lei). Purtroppo, dire semplicemente che soffre di paranoia grave, e che è schifosamente usata da genitori a loro volta falliti e criminali, ci rimedia solo un linciaggio come non meglio specificati fascisti.
O pure un altro commentatore illuminato, che posta teneri cucciolotti, e che ha trovavo la “cura” per l’Asperger: “50 anni fa curavano la sindrome di asperger dei figli in 5 minuti…. con una seduta di lordoni…. sarebbe auspicabile il ritorno a codesta pratica…”
Oggi posso dirmi saturo di ogni possibile esternazione che, anche indirettamente, possa richiamare ignoranza e discriminazione verso la neurodiversità.
Il mondo è rappresentato dall’affermazione del pensiero reazionario perché appaga la rassicurante omologazione.
Allo stesso tempo…
Il mondo cambia e si evolve nella sporadica irrazionale affermazione di “cervelli ribelli”, che gettano, spesso osteggiati e non immediatamente compresi, i semi dell’innovazione, del cambiamento, del progresso.
Io quindi smetterò di occuparmi dei primi, su cui non ho più nulla di dire, mi metterò invece a lavorare sugli altri: sui matti che hanno idee che possono cambiare il mondo.
Ho già cominciato a farlo e presto qui leggerete di cosa si tratta. Vorrei mettere in atto meccanismi nuovi per salvare la vita dei nostri figli e salvaguardare il diritto di esistenza di ogni “Cervello Ribelle” secondo il Manifesto che un anno fa redassi assieme alla mia immarcescibile socia Michela.
MANIFESTO DEI CERVELLI RIBELLI
Devo spiegare cosa c’entri il verme del Mezcal in tutto questo, soprattutto per chi già aggrotterà le ciglia pensando che la bottiglia ce la siamo scolata Tommy e io….Non è così le foto sono di epoche diverse, anche se Tommy ha sempre la maglietta “Leone” (poi comunque sarebbero cavoli nostri…E’ maggiorenne!). Sia il Mezcal che la statuetta della Llorona sono regali della nostra amica Maria Castaneda, che ci rifornisce direttamente dal Messico di quello che qui manca, vale a dire la folle irrequietezza che fa dire anche:
Para todo mal, mezcal; para todo bien, también
In realtà la Llorona non ci manca; è la madre piagnona che ha ucciso i propri figli, ovunque presente le folclore latino americano… Spesso anche nelle narrazioni fanta autistiche da cui cercheremo di prendere sempre più le distanze.
Buon 2020!